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Gender e media. Verso un immaginario sostenibile - Coggle Diagram
Gender e media.
Verso un immaginario sostenibile
Genere e immaginari mediatici
Omologazione e colonizzazione: rendere naturale e aproblematica la discrepanza tra gli stereotipi messi in scena e quelli che ci sono propri
al contempo
Proliferazione e pluralità dei messaggi mediali: gli individui possono costruire il loro sé utilizzando un insieme di risorse simboliche sempre più abbondante
Perché alcune rappresentazioni sociali si trasformano più facilmente di altre in veri e propri materiali di costruzione delle identità?
Ruolo attivo dei processi di codifica
Media come tecnologie di genere
I media funzionano come «tecnologie di genere» [van Zoonen, 1994; de Lauretis, 1996] poiché forniscono alcune delle risorse simboliche cruciali per la produzione di significati attribuiti alle differenze
Tuttavia nessuna identità è mai riducibile a un insieme di testi. Occorre sempre che un soggetto attualizzi i testi, li interpreti. Ogni soggetto è capace di decodificare un messaggio secondo le risorse cognitive apprese nei contesti scolastici, familiari, ecc.
Se da una parte l’influenza dei media è filtrata dalle capacità semiotiche dell’utente, dall’altra la capacità di elaborazione individuale non è egualmente allocata tra gli attori sociali. L’esistenza e la diffusione di repertori di immagini sessisti, associata alla mancanza di contro-frame altrettanto efficaci, ha implicazioni sociali.
Soap opera e femminismo
Il termine soap opera deriva dal fatto che questo genere di contenuti veniva intervallato alla radio da pubblicità relative a detersivi e saponi.
Il testo mediale della soap opera fu particolarmente criticato da alcune femministe, in quanto rappresenterebbe un concentrato di ideologia del patriarcato.
Betty Friedan in La mistica della femminilità (1963) denunciò i condizionamenti subiti dalle casalinghe americane attraverso i testi mediali, con particolare riguardo alle soap opera.
Soap opera e studi di genere
Una ricerca pionieristica al riguardo fu realizzata nel 1944 da Herta
Herzog: What Do We Really Know about Daytime Serial Listeners?
La ricerca aveva come soggetto di studio il pubblico femminile delle soap opera radiofoniche. Si tratta di una survey su numerose ascoltatrici, accompagnata da oltre cento interviste in profondità a donne di diverse classi sociali che seguivano le soap opera radiofoniche.
1944: Herta Herzog
H. Herzog, esperta in studi di comunicazione, intendeva analizzare gli usi e le gratificazioni derivanti dall’ascolto di trasmissioni radiofoniche.
Le gratificazioni principali che emersero furono:
«Ascoltare come occasione di liberazione emotiva», attraverso il pianto e l’eccitazione. «Ascoltare come mezzo per evadere o ridimensionare le frustrazioni della vita quotidiana» «Ascoltare i programmi radiofonici come fonte di consigli per la vita
Le ricerche degli anni Ottanta
Fino agli inizi degli anni ‘80 l’interesse per gli studi delle soap opera in una prospettiva di genere era limitato, anche in ragione di pregiudizi su un genere radiofonico e televisivo considerato di “bassa cultura”.
Successivamente, nell’ambito del filone di ricerca degli audience studies, riemerse l’attenzione per il pubblico femminile delle soap.
Tra le ricercatrici che si occuparono a partire dagli anni Ottanta dei pubblici femminili, va ricordata Dorothy Hobson, esponente dei Cultural studies dell’università di Birmingham.
Nel 1982 con Crossroads: The Drama of a Soap Opera, Dorothy Hobson analizzò i contenuti della soap opera inglese Crossroads sia dal punto di vista della produzione sia da quello della ricezione. È la prima vera e propria ricerca etnografica sul pubblico femminile delle soap.
1982: Dorothy Hobson
La ricerca su Crossroads documenta come le donne “usino” la soap per ritagliarsi uno spazio per sé.
La pratica della fruizione televisiva è organizzata in modo da permettere al contempo di fare altro (si guarda mentre si cucina oppure si stira).
Le soap sono guardate dalle casalinghe criticamente: se ne giudica il grado di verosimiglianza alla realtà.
La visione delle soap attiva un processo di negoziazione tra tempo libero e tempo di lavoro.
Approfondimento sul caso di Crossroads
All’interno della sua ricerca, Hobson analizzò le lettere inviate dalle spettatrici alla
redazione della soap opera inglese sul caso del licenziamento dell’attrice principale. La maggior parte delle lettere provenivano da anziane di estrazione proletaria:
«Sicuramente 15 milioni di persone non possono avere torto, amiamo Crossroads. So che gli spettatori sono soprattutto donne e che un sacco di uomini ridono del programma, ma non penso che una sola persona abbia il diritto di decidere per 15 milioni di persone»
L’ideale di genere in Crossroads
Sono le qualità dei personaggi in relazione alle idee accettate di femminilità, domesticità e comportamento materno che sono considerate attraenti.
«La serie dipinge un tipo di vita tranquilla che tutti vorremmo vedere oggi. Meg Richardson è il tipo di donna che tutti vorremmo essere. Svelta, forte come una roccia nelle situazioni di emergenza. Materna abbastanza per confortare le persone in difficoltà e una persona felice abbastanza da riuscire a ridere nelle situazioni divertenti e fortemente impegnata nella vita familiare e nel mantenere le famiglie unite [...]» Mrs, P. 71 anni
La televisione dunque non fornisce solo modelli ma li conferma.
«L’ancora in un mondo in cambiamento»
Considerata l’età media delle spettatrici, il programma è paragonato a una forma di stabilità in un mondo in perpetuo cambiamento
Perché le lettere davano informazioni sull’età? La televisione è molto importante per gli anziani. Ci parla del loro isolamento, della loro solitudine, della necessità di alleviare situazioni problematiche