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il movimento dei pianeti - Coggle Diagram
il movimento dei pianeti
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Se osserviamo il Sole, ci accorgiamo che durante la giornata cambia continuamente la sua posizione in cielo. Questo spostamento, però, non è reale: non è il Sole a muoversi, bensì la Terra, che ruota su se stessa (moto di rotazione).
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Per descrivere i moti planetari,quindi, è necessario identificare questi parametri.
Vi riuscì Johannes von Kepler, un astronomo e matematico tedesco vissuto tra il 16e il 17 secolo, conosciuto con il nome italianizzato di Giovanni Keplero.
nel 1601, presentò le prime due delle tre leggi e nel 1619 la terza
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Il raggio vettore (la linea immaginaria che collega il centro del Sole con il centro del pianeta) descrive aree uguali in tempi uguali.
Anche se normalmente non si parla di “aree” quando si descrive un moto, questa seconda legge ci dà informazioni sulla velocità tenuta dal pianeta lungo il suo percorso.
Spostandosi dall’afelio al perielio il pianeta accelera, raggiungendo la velocità massima proprio in questo punto; percorrendo la seconda metà dell’orbita, la velocità diminuisce, fino al valore minimo una volta raggiunto l’afelio.
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Il quadrato del tempo che il pianeta impiega a compiere un’orbita completa intorno al Sole (periodo di rivoluzione) è direttamente proporzionale al cubo della sua distanza media dal Sole.
Da qui si deduce, quindi, che più un pianeta è lontano dal Sole, più tempo impiega a completare la sua orbita.
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I pianeti, durante il loro moto di rivoluzione, percorrono un’orbita (traiettoria) ellittica di cui il Sole occupa uno dei due fuochi.
Questo significa che la distanza tra un pianeta e il Sole non è costante, ma cambia continuamente lungo l’orbita:
è minima in un punto chiamato perielio e massima nel punto opposto, detto afelio. Perielio e afelio sono quindi gli estremi dell’asse maggiore dell’orbita.