Corpus tibullianum
L’opera di Tibullo è trasmessa dalla tradizione del Corpus tibullianum diviso in tre libri di cui solo i primi due rispettivamente di 10 e di 6 elegie sono con certezza del poeta. Il terzo libro, 20 componimenti in distici elegiaci, fu diviso in due parti degli umanisti italiani: la prima parte è con una buona certezza spuria e la seconda parte constata di 11 elegie che cantano l’amore di Supplice e Cerinto, mentre gli ultimi due attribuiti a Tibullo, comprendono un’elegia per una puella, quella innamorata e un epigramma. Fra l'una e l’altra sezione è inserito il panegyricus Messallae in esametri un elogio dell’imprese di Messalla che sembra del tutto estraneo allo stile di Tibulliano.
Il I libro composto tra il 30 e 25 a.C. è dominato soprattutto dalla figura di Delia. Si descrive una donna volubile, capricciosa, amante dei piaceri mondani, protagonista di una relazione tormentata e insediata costantemente dal tradimento. L’elegia 8-9-4 scene centrate sul giovinetto narrato. L’elegia 7 dedicata al compleanno di Messalla mentre quelle conclusiva 10 celebra la pace e la vita campestre. Nel secondo libro 3 elegie sulla 3-4 e 6 cantano un’altra donna chiamata con un pseudonimo nei mesi cioè vendetta per i tradimenti di Delia cortigiana avida e spregiudicata no dai tratti ospiti. L’elegia 2 canta il compleanno dell’amico cornuto, la prima descrive la festa agricola e infine la quinta celebra la nomina di Messallino primogenito di Messalla nel collegio sacerdotale