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Vincenzo Orioles - Coggle Diagram
Vincenzo Orioles
Fonetica
Nel parlato del neostandard, ci sono diverse opzioni che risolvono alcune variabili sonore in modo diverso rispetto a quanto previsto dalla norma. Un esempio è la sonorizzazione della "s" tra vocali, che nello standard ha una distribuzione geografica ben definita, ma che si è estesa oltre i limiti stabiliti.
Morfo-logia
Riorganizzazione del sistema dei pronomi
Il sistema dei pronomi è caratterizzato da "semplificazioni" e riduzioni.
Si usano "lui", "lei", "loro" come pronomi soggetto, invece di "egli", "ella", "esso", "essa", "essi", che sono considerati "formali" e utilizzati soprattutto nel linguaggio scritto.
Esempi:
Lui è venuto a trovarmi
Lei mi ha raggiunto al mare
Loro ci invidiano
Si usa "te" come pronome soggetto, anche in contesti dove normalmente si userebbe "tu". La norma prescrive che si usi "tu" come pronome soggetto di seconda persona singolare, e "te" è ammesso solo in frasi coordinate (come "io e te"). Comunque, in alcune zone (come in Toscana o nel nord Italia), si usa "io e te", mentre nel sud Italia non è così comune.
Esempi:
Vieni anche te
Hai ragione te
L'hai detto te
L'uso di "gli" è diventato più generale, e ora può essere usato sia per il maschile che per il femminile, singolare o plurale. La sua funzione di pronome generalizzato è "ci".
Esempio: parlaci tu.
Riorganizzazione del sistema dei dimostrativi
In un sistema tradizionale toscano, si utilizzano tre parole diverse (questo, codesto, quello), con significati differenti. Nell'italiano corrente, il sistema è semplificato, e "codesto" viene sostituito da "questo" o "quello" a seconda dei casi.
Un esempio di regressione del pronome neutro "ciò" che viene sostituito da "questo" o "quello".
Esempio: "Tutto questo è vero" (invece di "tutto ciò è vero").
Selezione di congiunzioni
L'italiano moderno tende a semplificare molte delle congiunzioni usate nel linguaggio letterario.
Per esempio, "mentre" viene usato con significato avversativo, anziché con valore temporale.
"Anche se" prevale su "sebbene" e "quantunque" nelle frasi concessive.
"Come mai" e "com'è che" sostituiscono "perché" nelle interrogative.
Esempio: "Com’è che non mi hai salutato?"
Semplificazione del sistema verbale
Il neostandard semplifica l'uso dei tempi e dei modi del verbo rispetto allo standard.
I tempi verbali sono ridotti al presente, al passato prossimo (che può anche essere passato remoto, a seconda delle differenze regionali), all'imperfetto e al trapassato prossimo, utilizzato come "tempo anaforico".
Il presente, accompagnato da avverbi come "poi", viene usato per esprimere il futuro.
Esempi:
"L'estate prossima vado in vacanza al mare"
"Domani vado poi a Torino"
Il futuro viene usato per esprimere situazioni incerte o su cui si hanno dei dubbi, in un uso "epistemico".
Esempio: "Avrà trovato un ingorgo, per questo non è ancora arrivato."
L'imperfetto viene usato anche in situazioni ipotetiche (come espressione di cortesia o nel periodo ipotetico).
Per quanto riguarda i modi verbali, la tendenza è quella di sostituire il congiuntivo con l'indicativo.
Un esempio tipico dell'uso dell'indicativo invece del congiuntivo si trova nelle frasi che dipendono da verbi di opinione o di sapere al negativo.
Esempio: "Penso che ormai non viene più."
In interrogative indirette, ad esempio: "Mi chiedo come può essere accaduto."
Nelle frasi relative restrittive, per esempio: "C'è qualcuno che mi può dare un consiglio?"
Il "ci" attualizzante
In alcune espressioni verbali, specialmente con "averci", il "ci" perde il significato originale di locazione e diventa un elemento che non ha un significato preciso.
Esempi: "non ci ho tempo"
"Ci ho voglia di uscire"
Il "che" polivalente
Il "che" viene utilizzato come un pronome generico per introdurre diverse tipologie di subordinate (causale, consecutiva, temporale, finale, ecc.).
Esempi:
"Non tardare che la cena è pronta" (= perché)
"Mangia che ti fa bene"
"Aspetta che salgo in macchina"
Nelle frasi relative, una forma invariabile di "che" sostituisce i vari pronomi relativi.
Esempi:
"Quel mio amico che gli hanno rubato la macchina"
"Il giorno che ti ho incontrato"
Forme ridondanti
Rafforzamento delle congiunzioni avversative:
"Ma però"
"Mentre invece"
Uso ridondante di "ne":
"Di questo ne abbiamo già discusso"
Uso ridondante di "ci":
"Ho un'amica a cui ci tengo"
Uso enfatico del doppio pronome dativo:
"A me mi piace di più la musica leggera"
Rafforzamento dei deittici "questo" e "quello" (es. "questo qui", "quello lì").
Sintassi
Ordine marcato di costituenti dell’enunciato (sintassi segmentata)
Nel parlato, soprattutto in conversazioni, si modificano spesso l'ordine degli elementi nella frase per enfatizzarli. Questo cambiamento viene chiamato "segmentato" e può avvenire con la dislocazione a sinistra o a destra.
Esempi di dislocazione a sinistra:
"I debiti, bisogna pagarli."
"Questi giorni, li ricorderò per sempre."
"Questo libro, non lo avevo mai letto."
"Gli occhiali, li ho trovati sul tavolo."
Concordanze a senso
La concordanza a senso si riferisce a casi in cui non c'è una concordanza formale, ma si adatta al senso della frase.
Esempi:
"Un centinaio di spettatori furono sopraffatti dalla calca."
"Ci vorrebbe dei politici più attenti alle esigenze del paese."
Prevalenza della paratassi sull'ipotassi
Nel parlato, prevale la paratassi (coordinazione di frasi) rispetto all'ipotassi (subordinazione), che è più comune nel linguaggio scritto.
"Questo libro, non lo avevo mai letto"
"Di mafia a Milano se ne parlava"
Dislocazione a destra
Quando l'elemento messo in evidenza è posizionato nella parte opposta della frase, cioè a destra.
La caratteristica di questa costruzione è "la doppia presenza dello stesso costituente": prima viene anticipato con un pronome (anticipazione cataforica) e poi ribadito da un gruppo nominale pieno a destra, separato dal nucleo principale della frase.
Esempi:
La accompagno io, la bambina a scuola
L'ho comprato, il giornale
Non la voglio, la pizza
Le mangio, le mele
Lo vuole un caffè?
Frase scissa
Le frasi scisse sono frasi divise in due parti:
La prima parte contiene una enunciazione con il verbo "essere"
La seconda parte è una "pseudorelativa" (che può essere esplicita o implicita).
Le frasi scisse evidenziano il punto più importante della frase, cioè l'elemento su cui si concentra l'interesse del parlante, che fornisce la massima informazione nuova.
Il segmento della frase che il parlante considera essenziale per l'interlocutore e su cui si concentra si chiama "focus informativo".
Esempi:
È Gianni che ha fatto le fotocopie = Gianni ha fatto le fotocopie
Sono soprattutto gli uomini a praticare questo sport
È il tuo gatto a miagolare
Una particolare forma di frase scissa è la frase scissa temporale.
Esempi:
È da un'ora che cerco di chiamarti = Cerco di chiamarti da un'ora
È la prima volta che ti vedo preoccupato = Ti vedo preoccupato per la prima volta
Strutture presentative
Sono un tipo di frase scissa che distribuisce l'enunciato in due parti, dove la prima parte ottiene una particolare enfasi. Esistono diverse varianti:
C'è presentativo
La prima parte della frase è isolata dal contesto e inserita nella struttura "c'è... che"; la seconda parte è una frase introdotta da "che", che si considera come una "pseudorelativa".
Esempi:
C'è Mario che ti aspetta = Mario ti aspetta
C'è uno studente che chiede informazioni = Uno studente chiede informazioni
C'è un tale che mi vuole vendere uno stereo = Un tale mi vuole vendere uno stereo
Altri usi particolari
Risalita dei pronomi personali clitici: a volte si usa la forma "me lo puoi prestare?" invece di "puoi prestarmelo?".
Il "ma" all'inizio della frase:
Ma tu verresti con me al cinema?
Ma lei l'aranciata l'aveva pagata
professore di Glottologia e Linguistica afferma
che esiste un tipo di lingua che si usa nelle conversazioni quotidiane, più informale e flessibile. Questo tipo di lingua, chiamato "italiano dell'uso medio" o "neostandard", è stato sviluppato per rispondere alle necessità di una parte della popolazione, quella che parla in modo più semplice e diretto. In passato, alcune di queste parole o modi di dire venivano visti come errori, ma oggi sono accettati.
Francesco Sabatini nel 1985 ha parlato di "italiano dell'uso medio" per descrivere questo linguaggio, mentre Gaetano Berruto nel 1987 ha usato il termine "neostandard". Entrambi vogliono sottolineare che la lingua sta cambiando e diventando più inclusiva.
Secondo Alberto Sorbero, il "neostandard" è usato principalmente da persone delle classi medio-alte e acculturate, ed è più comune nel parlato che nello scritto. Le forme linguistiche che prima venivano considerate "sbagliate" o troppo colloquiali, ora sono accettate e fanno parte della lingua italiana ufficiale.
In altre parole, la lingua sta evolvendo e sta accogliendo nuovi modi di parlare che un tempo non erano considerati corretti, ma che oggi sono sempre più accettati.