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LAVANDARE, COMMENTO, Stile, metrica e figure retoriche, TESTO, Nel campo…
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COMMENTO
1) Il poeta passeggia nella campagna d’autunno. Tutt’intorno c’è la nebbia e, in un campo arato solo a metà, vede un aratro lasciato lì, inutilizzato.
2) Vicino al ruscello, le lavandaie lavorano cantando per rendere meno pesante la fatica.
3) Una delle loro canzoni, che conclude la poesia, parla di una donna triste perché l’uomo che ama non è ancora tornato a casa. Questa attesa la fa sentire sola, proprio come l’aratro abbandonato nel campo.
4) Così, in "Lavandare", Pascoli descrive un momento di vita in campagna, cercando di svelare il significato nascosto nelle cose della natura.
5) Il paesaggio non trasmette però gioia o serenità, come accade spesso negli idilli, ma riflette la tristezza del poeta. Il senso di malinconia e dolore che emerge dalla scena è lo stesso che l’autore prova in quel momento.
6) Come in molte altre sue poesie, Pascoli mette in relazione oggetti e sentimenti. L’aratro, ad esempio, non è solo uno strumento agricolo, ma diventa un simbolo di solitudine, non solo personale ma universale.
7) Il fascino di questa poesia, una delle più conosciute di Myricae, sta nel modo in cui suoni e immagini si uniscono, creando versi che trasmettono forti emozioni.
8) Grazie a una struttura semplice, queste sensazioni arrivano al lettore in tutta la loro intensità.
Stile, metrica e figure retoriche
1) "Lavandare" è un madrigale che si compone di due terzine e da una quartina secondo lo schema ABA, CBC, DEDE.
2) Figure retoriche:
- diversi enjambement (ad esempio pare/dimenticato ai versi 2-3)
- onomatopee (ad esempio sciabordare e tonfi)
- chiasmi (ad esempio "Con tonfi spessi e lunghe cantilene")
- similitudine (come l’aratro in mezzo alla maggese)
- allitterazione della R (ad esempio resta/aratro/pare e partisti/rimasta)
- sinestesia (tonfi spessi)
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Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.
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Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l’aratro in mezzo alla maggese.
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Nel campo arato solo per metà, c’è un aratro senza buoi, che sembra abbandonato tra la nebbia che si alza dalla terra.
E a tempi scanditi proviene dal canale il fruscio e il rumore dei tonfi dei panni bagnati dalle lavandaie accompagnato da continue e lunghe cantilene.
Il vento soffia forte e fa sembrare neve le foglie che cadono, e tu, mio amato, non sei ancora tornato al tuo paese! Quando sei partito, come sono rimasta! Come l’aratro abbandonato in mezzo al campo ancora da arare.