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CAP IV E I, 1, 2, 3, 4 - Coggle Diagram

- - - - • Gli imprenditori, le loro attività e i loro atti.
      - • L'ambiente in cui operano, ossia il mercato.
    - - Il diritto commerciale si occupa di rispondere a domande giuridiche che spaziano da:
        
        • La tutela dei consumatori (es. garanzia per beni difettosi).
        
        • Il funzionamento delle imprese e i rapporti tra imprenditori e lavoratori.
        
        • La regolamentazione della concorrenza e del sistema economico.
      - L'importanza del diritto commerciale risiede nella sua funzione centrale nelle società industriali e post-industriali, dove l’economia è il fulcro attorno a cui ruotano:
        
        • Le risorse.
        
        • Le attività sociali.
        
        • L’innovazione tecnologica.
        
        L’intervento del diritto commerciale
        
        Una volta che beni, diritti e attività economiche entrano nell’ambito del mercato, il diritto commerciale:
        
        • Regola il loro funzionamento.
        
        • Lascia, in alcuni casi, che le forze di mercato agiscano liberamente.
        
        La disciplina non è mai neutrale: riflette un equilibrio dinamico tra diversi interessi, quali:
        
        • Produttori e mercanti.
        
        • Consumatori e fornitori.
        
        • La collettività nel suo complesso.
    - - La regolamentazione commerciale è influenzata da fattori storici, politici ed economici. Gli interessi in gioco mutano continuamente e determinano lo stato dei rapporti di forza tra:
        
        • I diversi soggetti del mercato.
        
        • Le autorità nazionali e sovranazionali.
      - Oggi, con la globalizzazione, il diritto commerciale si sviluppa in contesti transnazionali, dove:
        
        • Le dimensioni del mercato superano i confini dello Stato.
        
        • Le regole si fondano su accordi e normative sovranazionali (es. UE, WTO, Financial Stability Board).
    - - Il mercato rivendica spesso la capacità di autoregolarsi, ma questa pretesa si scontra con:
        
        • La necessità di assicurare la dignità della persona e il bene comune.
        
        • La crisi di fiducia nei mercati finanziari emersa nel 2008, che ha rafforzato il ruolo del diritto e delle istituzioni regolatrici.
  - - - Il diritto commerciale si caratterizza per due tratti distintivi:
        
        1.Specialità: è un diritto separato dal diritto privato, con norme specifiche per regolare le attività economiche.
        
        2.Universalità: ha una vocazione transnazionale, volta a creare regole applicabili ovunque, indipendentemente dai confini statali.
    - - La nascita del diritto commerciale risale all'XI secolo, nel contesto:
        
        • Della crescita demografica e dell’introduzione di nuove tecnologie.
        
        • Della necessità di superare le regole rigide del diritto canonico e feudale.
        
        • Della ripresa degli scambi commerciali.
      - Le corporazioni di mercanti furono le prime a sviluppare norme speciali (la lex mercatoria) per:
        
        • Garantire rapidità e sicurezza negli scambi.
        
        • Promuovere la fiducia e la moltiplicazione degli affari.
        
        Gli istituti fondamentali del diritto commerciale, come la lettera di cambio, il fallimento e le società personali, nascono in questo periodo e rimangono centrali ancora oggi.
    - - L’UE gioca un ruolo cruciale nella regolamentazione economica:
        
        • Della ripresa degli scambi commerciali.
        
        • Promuove la libera circolazione di merci, servizi, persone e capitali.
        
        • Stabilisce norme comuni per la concorrenza, la protezione dei consumatori e la regolamentazione delle imprese.
    - - Con l’affermarsi dei grandi Stati nazionali dal XVI secolo, il diritto commerciale:
        
        • Passa sotto il controllo statale, perdendo parte della sua autonomia.
        
        • Si evolve grazie alla collaborazione tra sovrani e mercanti, soprattutto per sfruttare le opportunità commerciali delle grandi scoperte geografiche.
        
        Nascono in questo contesto:
        
        • Le grandi compagnie delle Indie.
        
        • Le prime società per azioni con responsabilità limitata.
        
        • Le borse come luoghi di scambio dei titoli.
    - - La rivoluzione industriale del XIX secolo segna un momento di svolta:
        
        • L’attività economica si sposta dalla mercatura all’industria.
        
        • Nascono le grandi imprese che richiedono:
        
        o Investimenti significativi.
        
        o Una regolamentazione più articolata per tutelare la forza lavoro e i capitali.
    - - I codici di commercio
        
        In Europa, i codici di commercio nascono per fornire regole specifiche alle attività economiche. In Italia:
        
        • Il primo codice unitario del 1865 è fortemente influenzato da quello francese.
        
        • Il codice del 1882 introduce elementi di derivazione tedesca.
      - Ruolo della Costituzione
        
        Con l’entrata in vigore della Costituzione italiana nel 1948, il diritto commerciale deve armonizzarsi con i suoi principi fondamentali, come:
        
        • La tutela della dignità della persona.
        
        • La promozione dell’utilità sociale.
        
        • Il riconoscimento della libertà d’iniziativa economica (art. 41 Cost.).
  - - - All’inizio del XX secolo in Italia iniziarono i lavori di riforma del codice civile e del codice di commercio, progetti che si svilupparono in modo separato. Questo rifletteva il dibattito acceso sul mantenimento della specialità del diritto commerciale rispetto al diritto civile. Cesare Vivante, il più autorevole studioso di diritto commerciale dell’epoca, sostenne l’unificazione del diritto privato, una proposta che mirava a superare il carattere di "diritto di classe" attribuito al diritto commerciale.
        
        Il codice civile del 1942 unificò il diritto privato, accorpando le norme civili e commerciali. Tuttavia:
        
        • Non si abolì realmente la specialità del diritto commerciale, poiché molte regole proprie di questo settore furono generalizzate a tutta la società (es. presunzione di solidarietà nelle obbligazioni, prescrizione decennale, possesso di buona fede vale titolo).
        
        • Gli usi commerciali persero il loro valore normativo autonomo (art. 8 disp. prel.), segnando una subordinazione della consuetudine al potere politico.
      - Questa unificazione venne interpretata come un’espressione del controllo della classe imprenditoriale dominante, che generalizzò le proprie regole economiche per proteggere il sistema economico italiano, ancora debole, dalle influenze straniere.
    - - Il codice civile del 1942 fu emanato durante il regime fascista e rispecchiava l'ideologia autarchica:
        
        • Favorì un sistema economico chiuso, proteggendo l’industria nazionale da influenze esterne.
        
        • Molte norme avevano una funzione programmatica e corporativa (es. artt. 2088-2092), abrogate implicitamente con la caduta del fascismo.
      - Nonostante il crollo del regime, il codice sopravvisse per via della sua aderenza agli interessi economici generali, non legati a un sistema politico specifico.
    - - Con la Costituzione del 1948, il codice civile venne armonizzato ai principi costituzionali, in particolare:
        
        • Art. 41 Cost.: riconosce la libertà d’iniziativa economica, subordinandola all’utilità sociale.
        
        • Art. 42 Cost.: disciplina la proprietà privata e ne consente la funzione sociale.
      - Tuttavia, queste norme lasciavano ampi margini discrezionali al legislatore ordinario, consentendo una flessibilità interpretativa. Questo favorì l’evoluzione di un sistema misto, definito come "economia sociale di mercato", che garantiva libertà economica bilanciata da finalità sociali.
    - - Nel dopoguerra, lo Stato italiano assunse un ruolo predominante nell’economia, attraverso:
        
        • IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale): fondato negli anni ’30 per salvare le banche durante la Grande Depressione e gestire settori industriali strategici.
        
        • Nazionalizzazioni: la produzione e distribuzione di energia elettrica furono centralizzate.
        
        • Proprietà pubblica: lo Stato controllava la maggioranza del settore bancario, assicurativo e manifatturiero.
      - Questo intervento pubblico:
        
        • Contribuì al boom economico del dopoguerra, grazie a protezionismo, bassi salari e investimenti in infrastrutture.
      - • Creò rigidità nel sistema economico, ostacolando la concorrenza e lo sviluppo di mercati mobiliari moderni.
    - - 3.5.1. Trattati Europei e Ammodernamento Normativo
        
        L’adesione dell’Italia alla Comunità Economica Europea (CEE) nel 1957 portò a una graduale armonizzazione normativa. Il Trattato di Roma introdusse:
        
        • Molte imprese pubbliche (es. Telecom, ENEL) furono privatizzate.
        
        • Norme sulla tutela della concorrenza (artt. 85 e 86, ora 101 e 102 TFUE).
        
        • Direttive per uniformare le leggi nazionali, incentivando la modernizzazione del diritto commerciale italiano.
        
        Negli anni successivi, l’Italia adottò numerose riforme per adeguarsi agli standard europei, tra cui:
        
        • Leggi antitrust (1990).
        
        • Codice del consumo (2005).
        
        • Riforma delle società di capitali (2003).
        
        • Riforma delle procedure concorsuali (2005).
        
        Queste riforme segnarono una transizione verso un sistema economico più aperto e competitivo, ma anche una riduzione dell’intervento pubblico nell’economia.
      - 3.5.2. Privatizzazioni
        
        A partire dagli anni ’90, il sistema economico italiano subì una radicale trasformazione:
        
        • Si favorì la liberalizzazione di settori prima monopolistici (es. telecomunicazioni, energia).
        
        Questo processo, però, non fu esente da critiche, soprattutto per l’impatto sociale delle privatizzazioni e la difficoltà nel garantire un’effettiva concorrenza
  - - - La globalizzazione ha trasformato il diritto commerciale in un sistema sempre più internazionale, influenzato da:
        
        • Organizzazioni sovranazionali (es. WTO, UE).
        
        • Normative uniformi che regolano il commercio, la concorrenza e la tutela dei consumatori.
        
        La lex mercatoria del Medioevo è stata riscoperta come modello per superare le divisioni nazionali, garantendo:
        
        • Libertà di commercio internazionale.
        
        • Uniformità delle regole nei mercati globali.
    - - Gli Stati competono per attirare investimenti esteri, offrendo:
        
        • Normative più favorevoli alle imprese (es. minori vincoli burocratici, tassazioni agevolate).
        
        • Maggiore autonomia negoziale.
      - Tuttavia, questa competizione può comportare rischi, come la deregolamentazione eccessiva o il dumping normativo.
    - - Il diritto commerciale affronta nuove sfide legate all’evoluzione tecnologica e alla sostenibilità:
        
        • La regolamentazione dei dati personali e della pubblicità ingannevole diventa cruciale nell’era digitale.
        
        • La protezione di beni fondamentali, come la salute e l’ambiente, si scontra con le richieste di libertà del mercato.
      - L’intervento normativo mira a bilanciare questi interessi, promuovendo un mercato sostenibile che rispetti i diritti fondamentali.
- - - - 1.1. La nozione di azienda
        
        La nozione giuridica di azienda è stata oggetto di numerose interpretazioni dottrinali, spesso riassunte in due teorie principali:
        
        • Teoria unitaria: considera l'azienda un "bene" autonomo, differente dalla somma dei beni che la compongono, avvicinandola al concetto di universalità di beni mobili. Questa visione valorizza la funzionalità dell'organizzazione e la finalità dell'impresa.
        
        • Teoria atomistica: risolve l'azienda nella pluralità dei singoli beni che la compongono, senza attribuire all'insieme una natura giuridica distinta.
        
        Indipendentemente dalla teoria adottata, il legislatore privilegia un approccio pratico, utilizzando il metodo induttivo: dalle norme specifiche si traggono principi utili a colmare eventuali lacune normative.
        
        Alcuni aspetti essenziali della nozione di azienda includono:
        
        1.Destinazione funzionale: i beni che costituiscono l'azienda non devono appartenere necessariamente all'imprenditore, ma devono essere organizzati da lui per l'esercizio dell'impresa.
        
        2.Tipologia dei beni: l'azienda include beni mobili, immobili e immateriali (es. brevetti e contratti). Ne sono esclusi l'avviamento, che rappresenta il valore aggiunto generato dall'organizzazione.
        
        3.Assenza di requisiti dimensionali: non vi è una dimensione minima per definire un complesso come azienda.
      - 1.2. La circolazione dell'azienda: principi generali e forma
        
        La disciplina sulla circolazione dell'azienda ha come obiettivo la preservazione del valore derivante dall'organizzazione dei beni. Questo principio è particolarmente rilevante nelle ipotesi di trasferimento, usufrutto e affitto d'azienda (artt. 2556-2562 c.c.).
        
        Principi fondamentali:
        
        • È ammesso il trasferimento parziale di un'azienda, purché il "ramo" trasferito sia idoneo all'esercizio autonomo dell'attività d'impresa.
        
        Forma del trasferimento:
        
        • Il trasferimento d'azienda comporta il passaggio di tutti i beni e rapporti necessari all'esercizio dell'impresa senza bisogno di specificarli analiticamente. Tuttavia, beni o rapporti specifici possono essere esclusi con apposite clausole contrattuali.
        
        • Secondo l'art. 2556, i contratti di cessione o godimento d'azienda devono essere redatti in forma pubblica o per scrittura privata autenticata e iscritti nel registro delle imprese.
      - 1.3. Il divieto di concorrenza a carico dell'alienante
        
        L'art. 2557 c.c. impone all'alienante il divieto di esercitare attività concorrenziali per un periodo massimo di cinque anni dal trasferimento, al fine di preservare il valore dell'avviamento acquistato.
        
        Caratteristiche principali:
        
        1.Durata massima: il divieto non può eccedere i cinque anni. Eventuali patti contrari sono automaticamente ridotti.
        
        2.Derogabilità: la norma è derogabile solo in senso più favorevole all'alienante.
        
        3.Violazione del divieto: la giurisprudenza verifica l'effettivo sviamento di clientela per stabilire la sussistenza della violazione. Sono sanzionati anche comportamenti elusivi.
      - 1.4. La successione nei contratti relativi all'azienda
        
        L'art. 2558 c.c. prevede che, salvo patto contrario, l'acquirente subentri automaticamente nei contratti stipulati per l'esercizio dell'azienda, a eccezione di quelli aventi carattere personale.
        
        Disciplina:
        
        • Contratti personali: richiedono l'assenso del contraente ceduto.
        
        • Contratti non personali: il subentro è automatico, salvo recesso del contraente ceduto per giusta causa.
        
        • Rapporti specifici: alcune categorie contrattuali (es. rapporti di lavoro) sono regolate da disposizioni particolari, come l'art. 2112 c.c.
      - 1.5. La successione nei crediti
        
        L'art. 2559 disciplina il trasferimento dei crediti aziendali, prevedendo che la cessione sia opponibile ai terzi con l'iscrizione dell'atto nel registro delle imprese, senza necessità di notifica al debitore ceduto.
        
        • Deroga al regime generale: il pagamento effettuato in buona fede dal debitore all'alienante rimane liberatorio.
      - 1.6. La successione nei debiti
        
        Secondo l'art. 2560 c.c., l'acquirente è solidalmente responsabile con l'alienante per i debiti aziendali risultanti dalle scritture contabili obbligatorie.
        
        Caratteristiche principali:
        
        1.Responsabilità solidale: tutela dei creditori aziendali.
        
        2.Rapporti interni: la distribuzione della responsabilità tra alienante e acquirente è rimessa agli accordi contrattuali.
        
        3.Esclusioni: non si applica a usufrutto e affitto d'azienda.
      - 1.7. Usufrutto e affitto di azienda
        
        Gli artt. 2561 e 2562 c.c. disciplinano l'usufrutto e l'affitto d'azienda, con l'obiettivo di garantire la conservazione dell'integrità e dell'efficienza aziendale durante la gestione temporanea.
        
        Obblighi principali:
        
        • Conservazione della destinazione aziendale: l'usufruttuario o l'affittuario deve preservare l'efficienza dell'organizzazione e le scorte.
        
        • Restituzione: al termine del rapporto, la differenza inventariale viene regolata in denaro.
        
        • Gestione sotto la ditta originale: l'azienda deve essere esercitata con lo stesso nome.
        
        Esclusioni normative:
        
        • Le regole sulla locazione di immobili commerciali non si applicano all'affitto d'azienda.
        
        In conclusione, l'azienda è un'entità complessa, regolata da un sistema normativo articolato che ne tutela l'organizzazione e il valore in tutte le fasi della sua vita economica e giuridica.