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CAP III, IV - Coggle Diagram

- - - - Impresa-organo
        
        L’impresa è gestita direttamente dallo Stato o da un ente pubblico territoriale (come il Comune) attraverso un’organizzazione interna dotata di autonomia gestionale, ma priva di personalità giuridica distinta. Un esempio classico è rappresentato dalle aziende municipalizzate che si occupano della gestione dei servizi pubblici essenziali come il gas, l’acqua, l’energia elettrica o i trasporti. In questo caso, l’imprenditore è l’ente pubblico stesso, e l’attività d’impresa rappresenta solo una parte delle sue funzioni complessive (art. 2201 c.c.).
      - Ente pubblico economico
        
        L’impresa è gestita da un ente ad hoc, dotato di personalità giuridica autonoma, il cui scopo esclusivo o prevalente è l’esercizio di attività economiche. A livello locale, un esempio tipico è quello delle aziende autonome create per fornire determinati servizi pubblici.
- - - - Criterio generale: prevalenza del lavoro personale
        
        • L’elemento comune a tutte le categorie di piccoli imprenditori è la prevalenza del lavoro proprio e dei familiari rispetto agli altri fattori della produzione (capitale, risorse finanziarie, impianti).
        
        o Giudizio qualitativo: Non basta un confronto meramente numerico, ma bisogna valutare qualitativamente il ruolo del lavoro personale.
        
        o Ambito ristretto: Questa definizione è più limitata rispetto alle nozioni di micro o piccola impresa usate in altri ambiti normativi.
      - • Coltivatori diretti del fondo.
      - • Artigiani.
      - • Piccoli commercianti.
      - • Chi esercita un’attività prevalentemente basata sul lavoro proprio e della famiglia.
      - Funzione originaria della nozione
        
        • In origine, la nozione di piccolo imprenditore aveva una funzione negativa, escludendo questa categoria dall’applicazione dello statuto dell’imprenditore commerciale.
        
        o Esempio: I piccoli imprenditori non erano soggetti all’obbligo di scritture contabili né alle procedure concorsuali.
      - Perdita di rilevanza normativa
        • Con il tempo, l’art. 2083 ha perso importanza, poiché:
        
        o Il piccolo imprenditore deve comunque iscriversi nel Registro delle Imprese.
        
        o Le procedure concorsuali oggi si basano su parametri quantitativi (attivo patrimoniale, ricavi lordi, debiti) definiti dalla normativa speciale (art. 1 l. fall.).
        
        o Norme come la l. 180/2011 (Statuto delle imprese) e la direttiva 361/2003 hanno introdotto categorie dimensionali nuove (micro, piccole e medie imprese) basate su criteri economici.
        
        • Direttiva 361/2003:
        
        o Microimprese: Fatturato < €2 milioni; dipendenti < 10.
        
        o Piccole imprese: Fatturato < €10 milioni; dipendenti < 50.
        
        o Medie imprese: Fatturato < €50 milioni; dipendenti < 250.
        
        • Queste categorie sono usate per finalità diverse (es. bilancio, procedure concorsuali), distaccandosi dalla definizione dell’art. 2083.
      - DIVERSI TIPI
        
        Piccolo imprenditore e società
        
        Compatibilità tra piccola impresa e società
        
        • Anche le società possono essere considerate piccole imprese, purché rispettino i requisiti dell’art. 2083:
        
        o Prevalenza del lavoro personale dei soci e dei familiari.
        
        • La giurisprudenza ha superato il dubbio originato dalla vecchia formulazione dell’art. 1 l. fall., che escludeva le società dalla nozione di piccolo imprenditore.
        
        • Esempio: Una società a conduzione familiare, in cui il lavoro dei soci prevale sugli altri fattori produttivi, può qualificarsi come piccola impresa.
        
        L'impresa familiare
        
        Definizione e caratteristiche L’impresa familiare è un istituto del diritto di famiglia che si distingue dalla nozione di piccola impresa.
        
        • Non richiede la prevalenza del lavoro personale e dei familiari.
        
        • È definita dall’art. 230-bis c.c., che disciplina i diritti e i doveri dei familiari coinvolti.
        
        Diritti dei familiari
        
        • I familiari che partecipano all’impresa hanno diritto:
        
        o A una quota dei proventi proporzionata al lavoro prestato.
        
        o Al mantenimento del potere decisionale in questioni rilevanti, come la gestione straordinaria o la vendita dell’azienda.
        
        o Alla tutela in caso di cessazione dell’attività.
        
        Differenze rispetto alla piccola impresa
        
        • La piccola impresa è definita in base alla prevalenza del lavoro personale e familiare.
        
        • L’impresa familiare, invece, non è subordinata a tale criterio, potendo includere anche contributi significativi da fattori esterni.
  - - - • Codice civile: Legato alla prevalenza del lavoro personale.
      - • Legge 443/1985: Prevede criteri specifici per identificare l’artigiano, come il settore di attività e il numero massimo di dipendenti (es. fino a 40 per alcune attività).
    - - • La definizione di artigiano ex lege 443/1985 si applica solo per finalità specifiche (es. agevolazioni fiscali, contributi regionali).
      - • Un soggetto può essere considerato artigiano secondo la legge speciale, ma non rientrare nella nozione di piccolo imprenditore ex art. 2083.
    - - Un costruttore edile con 30 dipendenti potrebbe essere qualificato come artigiano secondo la legge 443/1985, ma non come piccolo imprenditore secondo il codice civile.
    - - Ambito ristretto della nozione civilistica
        
        • L’applicazione dell’art. 2083 è limitata a un numero ridotto di soggetti, poiché:
        
        o Molte imprese che potrebbero essere considerate piccole secondo la normativa speciale non rispettano il criterio della prevalenza del lavoro personale.
        
        o Le definizioni di micro e piccola impresa usate in ambito fiscale, europeo o fallimentare sono più ampie.
      - Rilevanza pratica ridotta
        
        • L’introduzione di criteri quantitativi nelle procedure concorsuali (art. 1 l. fall.) ha ridotto ulteriormente il ruolo dell’art. 2083.
        
        • Oggi, la nozione di piccolo imprenditore è significativa solo in ambiti circoscritti.
- - - - • La distinzione tra imprenditore agricolo e commerciale ha rilevanza per determinare le norme applicabili.
        
        o L’imprenditore commerciale è soggetto a obblighi come:
        
         Iscrizione al Registro delle Imprese.
        
         Soggezione alle procedure concorsuali.
        
         Tenuta delle scritture contabili.
        
        o L’imprenditore agricolo, invece, è esonerato da tali obblighi.
      - Definizione giuridica
        
        • Imprenditore commerciale: Definito negativamente, ossia come chiunque eserciti attività economiche che non rientrano nella categoria agricola (art. 2195 c.c.).
        
        2. L’imprenditore commerciale è soggetto a uno statuto più rigoroso per garantire trasparenza e sicurezza nei mercati.
        
        • Imprenditore agricolo: Definito positivamente dall’art. 2135 c.c. sulla base di attività specifiche.
        
        1. L’imprenditore agricolo gode di un trattamento agevolato per incentivare attività legate al ciclo biologico e per compensare i rischi intrinseci.
        
        Imprenditore civile: esiste?
        • La dottrina e la giurisprudenza escludono l’esistenza di un terzo genere, chiamato "imprenditore civile".
        
        o Motivazioni:
        
        L’alternativa agricolo/commerciale è esclusiva.
        
        Se esistesse un imprenditore civile, sarebbe ingiustificatamente escluso dal regime commerciale senza possedere i requisiti agricoli.
        
        Sintesi della distinzione
        
        • La definizione di imprenditore agricolo è data in positivo, ma ha valenza negativa (esclude la disciplina commerciale).
        
        • La definizione di imprenditore commerciale è data in negativo, ma ha valenza positiva (include l’applicazione della disciplina commerciale).
    - - Definizione (art. 2135 c.c.) L’imprenditore agricolo è definito dall’art. 2135 come colui che esercita attività economiche legate a:
        
        1.Coltivazione del fondo.
        
        2.Selvicoltura.
        
        3.Allevamento di animali.
        
        4.Attività connesse (nei limiti previsti dalla legge).
        
        Questa definizione è stata ampliata rispetto alla formulazione originaria, includendo attività connesse al ciclo biologico di specie animali o vegetali anche senza un nesso diretto con la terra.
        
        Attività agricole essenziali
        
        Attività agricole per connessione
        
        Sono attività non essenziali, ma collegate alle attività agricole, purché rispettino i requisiti di connessione soggettiva e oggettiva:
        
        • Connessione soggettiva: Devono essere svolte dallo stesso imprenditore agricolo.
        
        • Connessione oggettiva: Devono essere strettamente legate all’attività agricola principale, come:
        
        1.Trasformazione dei prodotti agricoli: Es. produzione di mozzarella dal latte di bufala.
        
        2.Attività agrituristiche: Es. ospitalità rurale, valorizzazione del patrimonio agricolo.
        
        Principio di prevalenza
        
        • La connessione si verifica solo se:
        
        o Attività agricola essenziale prevale su quella connessa (es. produzione).
        
        o Le risorse impiegate nell’attività connessa sono prevalentemente quelle utilizzate nell’attività agricola.
        
        Le attività agricole essenziali comprendono:
        
        • Coltivazione del fondo: Cura e sviluppo di un ciclo biologico vegetale o animale.
        
        • Selvicoltura: Gestione e utilizzo dei boschi.
        
        • Allevamento di animali: Cura e sviluppo di animali in un ciclo biologico.
        
        Modifiche normative
        
        • La riforma dell’art. 2135 ha eliminato il requisito di un legame operativo concreto con la terra, purché l’attività riguardi comunque un ciclo biologico.
        
        • Esempio: Un allevamento ittico (acquacoltura) è considerato attività agricola, anche se svolto in impianti chiusi e senza legame diretto con il fondo.
        
        Ragioni del regime agevolato
        
        • Il legislatore giustifica l’esenzione dallo statuto commerciale con:
        
        o Surplus di rischio: Le attività agricole sono soggette a fattori esterni come condizioni atmosferiche.
        
        o Incentivazione: Promuovere attività legate al ciclo biologico e al territorio.
    - - Definizione L’imprenditore commerciale è definito dall’art. 2195 c.c. come chi esercita una delle seguenti attività:
        
        1.Attività industriali di produzione di beni oservizi.
        
        2.Attività di intermediazione nella circolazione dei beni.
        
        3.Attività di trasporto per terra, acqua oaria.
        
        4.Attività bancarie e assicurative.
        
        5.Attività ausiliarie alle precedenti.
      - Caratteristiche principali
        
        1.Origine storica del termine:
        
        o Il termine "commerciale" deriva dal fatto che, storicamente, le norme erano sviluppate per il ceto mercantile, non per i produttori industriali.
        
        2.Categoria ampia:
        
        o Include attività che non riguardano strettamente il commercio, come industrie, banche, assicurazioni e trasporti.
        
        Attività specifiche
        
        • Industriali: Produzione di beni o servizi (es. manifatture, IT).
        
        • Intermediazione: Acquisto e rivendita di beni (es. commercio al dettaglio).
        
        • Trasporto: Movimentazione di merci o persone.
        
        • Bancarie e assicurative: Gestione del credito e copertura dei rischi.
        
        • Ausiliarie: Attività di supporto, come agenzie pubblicitarie o consulenze logistiche.
        
        Esempi di imprenditori commerciali
        
        • Una società di produzione industriale.
        
        • Un’azienda di trasporti marittimi.
        
        • Un’impresa di consulenza finanziaria.
- - - - Nel caso di imprenditore collettivo, la figura più comune è rappresentata dalle società. Le società possono essere costituite per l’esercizio di un’attività economica con scopo di lucro o, in casi specifici, anche per finalità non lucrative, come accade per le società mutualistiche o cooperative.
      - Le società formalmente considerate commerciali si distinguono per un aspetto importante: a loro si applica, indipendentemente dal tipo di attività esercitata, lo statuto dell’imprenditore commerciale. Questo significa che, contrariamente a quanto accade per le persone fisiche, per le società è irrilevante la distinzione tra attività commerciale e non commerciale. Tuttavia, vi è un’eccezione: non si applica lo statuto dell’imprenditore commerciale nel caso di società che siano piccole imprese (ai sensi dell’art. 2083 c.c.).
      - Questo principio assume particolare rilievo anche in relazione all’applicazione delle procedure concorsuali, da cui, come regola generale, le piccole imprese sono escluse.
    - - Esistono forme collettive di esercizio dell’impresa che non si configurano come società. In questi casi, lo statuto giuridico applicabile è analogo a quello dell’imprenditore individuale, e la normativa varia a seconda del tipo di attività e delle sue dimensioni. Tra le forme più importanti si segnalano:
        
        Associazioni
        
        Le associazioni possono essere qualificate come imprenditori quando esercitano un’attività economica che presenta le caratteristiche dell’impresa (professionalità, metodo economico, continuità). Tale attività può essere esclusiva, prevalente o anche secondaria rispetto agli scopi ideali dell’associazione. Tuttavia, secondo una parte della dottrina e della giurisprudenza, lo statuto dell’imprenditore commerciale non si applica quando l’attività d’impresa è solo strumentale rispetto agli scopi ideali dell’associazione.
        
        Consorzi
        
        I consorzi sono forme di cooperazione tra imprenditori finalizzate alla gestione comune di attività economiche o all’ottenimento di benefici condivisi. Pur essendo un’entità collettiva, il consorzio non assume di per sé la qualifica di imprenditore, salvo che non eserciti direttamente un’attività economica.
        
        GEIE (Gruppo europeo di interesse economico)
        
        Il GEIE è una forma giuridica prevista dal diritto dell’Unione Europea, composta da soggetti appartenenti ad almeno due Stati membri. Il suo scopo è quello di facilitare o sviluppare l’attività economica dei suoi membri.
        
        Reti di imprese
        
        Le reti di imprese sono contratti stipulati tra imprese autonome per favorire la loro collaborazione e crescita. Di norma, non danno luogo alla nascita di un nuovo soggetto giuridico, ma possono optare per una gestione comune del fondo previsto dal contratto di rete e, in tal caso, acquisire la qualifica di imprenditore.
        
        Impresa coniugale
        
        L’impresa coniugale è una forma particolare di impresa prevista dal diritto di famiglia. Riguarda le aziende costituite e gestite da entrambi i coniugi quando si trovano in regime di comunione legale dei beni (art. 177, co. 1, lett. d c.c.). Questa forma non è equiparabile a una società e segue le regole specifiche del regime patrimoniale di comunione legale, sia per quanto riguarda la gestione che la responsabilità patrimoniale.
- - - - Il codice civile del 1942 ha introdotto l’istituzione del registro delle imprese, uno strumento di pubblicità legale per garantire la conoscibilità e opponibilità ai terzi di determinati atti e fatti relativi all’attività d’impresa. L’iscrizione era originariamente obbligatoria solo per gli imprenditori commerciali non piccoli e per le società commerciali.
        
        5.1.1. Soggetti obbligati
        
        Le società di capitali (S.p.A. e S.r.l.) hanno ulteriori obblighi di pubblicità: devono indicare il capitale sociale versato e quello esistente secondo l’ultimo bilancio, nonché specificare se la società ha un unico socio. Se gli atti della società sono pubblicati in una lingua diversa dall’italiano, la versione italiana prevale in caso di discrepanza, salvo che la società dimostri che i terzi conoscevano l’originale italiano.
        
        Le società obbligate all’iscrizione devono indicare, negli atti e nella corrispondenza, la sede legale, l’ufficio del registro presso il quale sono iscritte e il numero di iscrizione. Nel caso in cui la società sia in liquidazione, tale condizione deve essere esplicitamente indicata.
        
        5.1.2. Atti e fatti da iscrivere
        
        Gli atti e fatti soggetti a iscrizione nel registro delle imprese sono stabiliti dal codice civile (artt. 2196-2200) e da leggi speciali. Tra questi rientrano:
        
        Per l’imprenditore individuale: dati anagrafici, sede dell’impresa, oggetto sociale, e altro.
        
        Per l’imprenditore collettivo: atto costitutivo, amministratori e loro poteri, oggetto sociale, sedi secondarie, e informazioni rilevanti sull’attività d’impresa.
        
        L’iscrizione nel registro garantisce sicurezza nei rapporti d’affari tra l’imprenditore e i terzi.Vige il principio di tassatività, secondo cui possono (e devono) essere iscritti solo gli atti per i quali la legge lo prevede. Se l’imprenditore omette l’iscrizione di un atto obbligatorio, il conservatore del registro può procedere d’ufficio. La violazione delle norme sull’iscrizione è punita con sanzioni amministrative.
        
        5.1.3. Modalità di tenuta del registro
        
        Il registro delle imprese è organizzato in diverse sezioni speciali, in cui vengono iscritti specifici soggetti, come:
        
        Imprenditori agricoli e artigiani
        
        Società tra professionisti
        
        Imprese sociali
        
        Start-up e PMI innovative
        
        Società che esercitano attività di direzione e coordinamento
        
        Prima di accettare un’iscrizione, l’ufficio del registro verifica la regolarità formale dell’atto, controllando che rientri tra quelli previsti dalla legge e che la documentazione sia completa e corretta. Vi è dibattito sulla possibilità che il conservatore possa anche verificare la validità dell’atto: la giurisprudenza è divisa, ma la dottrina prevalente ritiene che tale controllo non rientri nei suoi poteri.
        
        Se l’iscrizione viene rifiutata, il provvedimento motivato può essere impugnato entro otto giorni davanti al giudice del registro. Il giudice decide con decreto, il quale può essere a sua volta impugnato in tribunale.
        
        Il d.l. 91/2014 ha introdotto una procedura semplificata per l’iscrizione immediata di atti pubblici e scritture private autenticate, con il controllo demandato al notaio. Questa procedura non si applica alle società per azioni.
        
        5.1.4. Effetti della pubblicità
        
        Gli effetti dell’iscrizione nel registro delle imprese possono essere di diverso tipo:
        
        Effetto dichiarativo
        
        La maggior parte delle iscrizioni ha valore dichiarativo, ossia serve a rendere opponibili ai terzi determinati atti e fatti senza che ciò incida sulla loro validità.
        
        Effetto costitutivo
        
        In alcuni casi, l’iscrizione è necessaria per la costituzione dell’atto stesso. Ad esempio:
        
        L’atto costitutivo delle società di capitali ha efficacia costitutiva con l’iscrizione nel registro (art. 2331 c.c.).
        
        Le modifiche statutarie delle società di capitali producono effetti interni e verso i terzi solo dopo l’iscrizione (art. 2436 c.c.).
        
        Presupposto per l’applicazione di discipline speciali
        
        In alcuni casi, l’iscrizione non è necessaria per l’esistenza del soggetto, ma serve per l’applicazione di una determinata disciplina. Ad esempio, una società in nome collettivo esiste indipendentemente dall’iscrizione, ma quest’ultima è necessaria per l’applicazione delle norme speciali previste per tale tipo di società.
        
        Efficacia nei confronti di terzi
        
        In alcuni casi, l’efficacia dell’iscrizione dipende dalla buona fede dei terzi. Ad esempio, per il trasferimento di partecipazioni in una S.r.l. (art. 2470 c.c.), l’iscrizione ha efficacia nei confronti dei terzi solo se questi agiscono in buona fede.
    - - La tenuta di un’ordinata contabilità è essenziale per ogni attività economica, in quanto consente una rappresentazione monetaria e quantitativa degli atti d’impresa. Questo permette all’imprenditore di gestire in modo efficiente l’impresa, monitorando guadagni, perdite, crediti, debiti e rimanenze. Tuttavia, la contabilità serve anche a proteggere interessi ulteriori rispetto a quelli dell’imprenditore, come la tutela dei creditori e la trasparenza fiscale, motivo per cui è previsto un obbligo legale di tenuta delle scritture contabili.
        
        5.2.1. Soggetti obbligati
        
        L’obbligo di tenuta delle scritture contabili si applica agli imprenditori commerciali non piccoli e alle società commerciali. Gli imprenditori agricoli, gli artigiani e altri soggetti specifici sono invece soggetti a un regime contabile semplificato.
        
        5.2.2. Scritture contabili assolutamente e relativamente obbligatorie
        
        Le scritture contabili si distinguono in:
        
        Scritture contabili assolutamente obbligatorie:
        
        Sono richieste per tutti gli imprenditori commerciali non piccoli. Tra queste rientrano il libro giornale e il libro degli inventari.
        
        Scritture contabili relativamente obbligatorie:
        
        Sono richieste in base alla natura e alle dimensioni dell’impresa e comprendono libri sezionali, speciali o imposti da normative di settore (ad esempio, il libro dei fidi per le banche).
        
        Tra i documenti che devono essere conservati vi sono: le lettere commerciali, i telegrammi, le fatture ricevute e le copie delle lettere inviate.
        
        Il libro giornale
        
        Il libro giornale registra in ordine cronologico tutte le operazioni relative all’attività d’impresa (entrate, uscite, vendite, acquisti, ecc.). Ha carattere analitico e può essere suddiviso in sezioni in base alle diverse articolazioni dell’impresa. Le registrazioni devono essere aggiornate tempestivamente, anche se non necessariamente ogni giorno.
        
        Il libro degli inventari
        
        Il libro degli inventari contiene, all’inizio dell’attività e alla chiusura di ogni esercizio, l’indicazione e la valutazione delle attività e passività dell’impresa. L’inventario si conclude con il bilancio (comprensivo di stato patrimoniale, conto economico e nota integrativa) e il conto dei profitti e delle perdite. Il bilancio deve riflettere correttamente la situazione patrimoniale dell’impresa e rispettare i criteri di valutazione previsti per i bilanci delle S.p.A.
        
        5.2.3. Modalità di tenuta
        
        Le scritture contabili possono essere tenute sia su supporto cartaceo sia in forma elettronica. Tuttavia, devono rispettare precise regole formali:
        
        Non devono contenere spazi bianchi, interlinee, trasporti in margine o abrasioni.
        
        Eventuali correzioni devono essere leggibili.
        
        Devono essere numerate progressivamente.
        
        Devono essere conservate per almeno 10 anni dalla data dell’ultima registrazione.
        
        Nel caso delle scritture elettroniche, queste devono essere sempre consultabili con mezzi messi a disposizione dall’imprenditore, e il sistema deve garantire l’inalterabilità delle registrazioni.
        
        5.2.4. Efficacia probatoria delle scritture contabili
        
        Le scritture contabili possono essere utilizzate come mezzo di prova in giudizio, sia a favore che contro l’imprenditore:
        
        Prova contro l’imprenditore: Le scritture contabili, anche se non regolarmente tenute, possono essere usate contro l’imprenditore.
        
        Prova a favore dell’imprenditore: Per utilizzarle a proprio favore, è necessario che le scritture siano regolarmente tenute e che il contenuto non venga scisso. Ad esempio, non è possibile considerare solo le registrazioni che risultano favorevoli ignorando quelle contrarie.
        
        Per garantire il diritto alla riservatezza dell’imprenditore, il giudice può disporre l’esibizione solo di singole scritture contabili specifiche e non dell’intera contabilità.
    - - Il sistema di rappresentanza commerciale è disciplinato da un gruppo di norme che si applicano alle imprese commerciali, incluse le società, senza esplicite eccezioni. Queste regole, che derogano al diritto comune, hanno lo scopo di facilitare lo svolgimento degli affari e tutelare i terzi che entrano in contatto con l’impresa, garantendo che le persone che agiscono per conto dell’imprenditore abbiano i poteri necessari per farlo.
        
        Le figure principali della rappresentanza commerciale sono:
        
        L’institore
        
        L’institore è il soggetto preposto dall’imprenditore all’esercizio dell’intera impresa commerciale o di una sede secondaria o di un ramo particolare (art. 2203 c.c.). L’institore occupa una posizione apicale nell’organizzazione aziendale, corrispondente generalmente al ruolo di direttore generale.
        
        Il rapporto tra imprenditore e institore può basarsi su diverse tipologie contrattuali (lavoro subordinato, mandato, ecc.), ma la caratteristica distintiva è che l’institore ha il potere di rappresentanza generale per tutti gli atti inerenti all’attività d’impresa, inclusa la rappresentanza processuale.
        
        Caratteristiche particolari:
        
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        Il procuratore
        
        Il procuratore è un soggetto che, in base a un rapporto continuativo con l’imprenditore (non necessariamente di lavoro subordinato), ha il potere di compiere atti giuridici pertinenti all’attività d’impresa (art. 2209 c.c.). Esempi comuni di procuratori sono i direttori commerciali o amministrativi.
        
        Differenze rispetto all’institore:
        
        Il procuratore ha un’autonomia decisionale limitata rispetto all’institore e i suoi poteri sono circoscritti alle mansioni assegnate.
        
        Anche per il procuratore, eventuali limitazioni ai poteri di rappresentanza devono essere rese opponibili ai terzi mediante iscrizione nel registro delle imprese o con prova della loro effettiva conoscenza da parte dei terzi.
        
        Al procuratore non si applicano le norme che prevedono la responsabilità diretta per gli atti compiuti senza spendita del nome.
        
        Il commesso
        
        Il commesso è l’ausiliario di livello più basso nell’organizzazione aziendale e ha poteri di rappresentanza limitati agli atti relativi alla vendita nei locali dell’impresa. Tra i suoi poteri vi è quello di consegnare la merce e di ricevere il pagamento con rilascio di quietanza. I suoi poteri derivano direttamente dalla legge, e l’imprenditore può limitarli solo con una specifica comunicazione, che deve essere portata a conoscenza dei terzi.
        
        Questi soggetti hanno poteri di rappresentanza ex lege, che derivano direttamente dalla loro posizione nell’organizzazione aziendale. L’imprenditore può limitare tali poteri mediante una specifica procura, ma tali limitazioni sono opponibili ai terzi solo se iscritte nel registro delle imprese o se i terzi ne hanno avuto conoscenza effettiva.
        
        È comunque possibile che l’imprenditore utilizzi anche le regole ordinarie del diritto comune per conferire poteri di rappresentanza a soggetti esterni o ai propri dipendenti per compiere specifici atti.
    - - Le procedure concorsuali costituiscono una parte fondamentale dello statuto dell’imprenditore commerciale e regolano le situazioni di crisi dell’impresa. A differenza dei normali strumenti del diritto comune, le procedure concorsuali prevedono meccanismi speciali per affrontare il dissesto economico, data la rilevanza degli interessi coinvolti, non solo per l’imprenditore e i creditori, ma anche per il sistema economico generale.
        
        5.4.2. Obiettivi delle procedure concorsuali
        
        Le procedure concorsuali non si limitano a garantire la soddisfazione dei creditori, ma perseguono anche altri obiettivi, tra cui:
        
        La tutela dell’interesse pubblico, soprattutto nei settori strategici o nelle grandi imprese.
        
        Il risanamento dell’impresa, quando possibile, per evitarne la liquidazione.
        
        La rapida composizione della crisi, favorendo accordi tra debitore e creditori che possano scongiurare situazioni di stallo.
        
        5.4.3. Evoluzione normativa: il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza
        
        Dopo un lungo processo di riforma, la legge fallimentare del 1942 è destinata a essere sostituita dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (CCII). Questo nuovo testo normativo punta a:
        
        Prevenire la crisi mediante meccanismi di allerta e strumenti di composizione assistita.
        
        Semplificare le procedure concorsuali, riducendo la loro durata e costi.
        
        Favorire il risanamento, adottando la liquidazione giudiziale solo come ultima risorsa.
        
        La riforma introduce strumenti innovativi per la gestione delle crisi, come la procedura di allerta e la composizione assistita della crisi, pensati per intervenire precocemente prima che il dissesto diventi irreversibile.
        
        In sintesi, le procedure concorsuali rappresentano un sistema articolato e complesso, il cui scopo è bilanciare gli interessi dei creditori, del debitore e dell’intero sistema economico, con l’obiettivo primario di favorire il risanamento delle imprese e la rapida soluzione delle situazioni di crisi.
        
        5.4.1. Tipologie di procedure concorsuali
        
        Le principali procedure concorsuali sono:
        
        Fallimento (o liquidazione giudiziale)
        
        È la procedura concorsuale più comune e tradizionale, finalizzata alla liquidazione del patrimonio dell’imprenditore e alla distribuzione del ricavato tra i creditori. Con la riforma introdotta dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (CCII), la parola “fallimento” sarà sostituita dalla locuzione “liquidazione giudiziale”, la quale rappresenterà l’extrema ratio, da utilizzare solo quando le altre procedure volte al risanamento dell’impresa non abbiano avuto successo.
        
        Sono esentati da questa procedura:
        
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        Liquidazione coatta amministrativa
        
        Questa procedura sostituisce il fallimento per alcuni soggetti e settori economici di particolare rilevanza pubblica, come:
        
        Enti pubblici economici
        
        Imprese sociali
        
        Imprese bancarie, finanziarie e assicurative
        
        In alcuni casi, la liquidazione coatta può essere applicata congiuntamente al fallimento, ad esempio per le cooperative.
        
        Amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi
        
        Si applica alle grandi imprese con dissesti che potrebbero avere gravi conseguenze economiche e sociali. L’obiettivo è tentare il risanamento dell’impresa e salvaguardare i livelli occupazionali. La procedura è regolata dal d.lgs. 270/1999 e da normative successive.
        
        Accordi di ristrutturazione e concordato preventivo
        
        Queste procedure sono strumenti negoziali che permettono all’imprenditore in crisi di raggiungere un accordo con i creditori per evitare il fallimento. L’accordo è soggetto all’omologazione da parte del tribunale.
        
        Composizione della crisi da sovraindebitamento
        
        Per gli imprenditori non soggetti a fallimento (ad esempio, piccoli imprenditori e professionisti), la legge n. 3/2012 prevede meccanismi di composizione della crisi volti a trovare soluzioni negoziali o liquidatorie per risolvere la situazione debitoria.