Il film del regista tedesco Wim Wenders, Appunti di viaggio su moda e città del 1989 è ufficialmente un documentario sullo stilista giapponese Yohji Yamamoto, ma l’opera in realtà muove una profonda riflessione sulle diverse problematiche che interessano sia la condizione della metropoli odierna, sia lo statuto dell’immagine in movimento nell’età contemporanea. Lo shock provato dal regista di fronte al panorama audiovisivo e architettonico di Tokyo è emblema di un atteggiamento difensivo e cautelativo diffuso negli anni ’80; è un atteggiamento in cui trovarsi davanti a una città elettronica e la probabile necessità in futuro di generare immagini con la tecnologia elettrica, preoccupa molto Wenders, come se il cinema stesse per finire con la morte della pellicola. Le sue considerazioni sono importanti in quanto rappresentano uno dei primi tentativi di riflessione nei confronti delle trasformazioni dello spazio metropolitano e del suo immaginario video-cinematografico. La perfetta sintonia che il regista rintraccia nel linguaggio video e nell’architettura di Tokyo è tradotta anche stilisticamente attraverso soluzioni visive particolari, che richiamano esperienze legate alla forma della videoinstallazione e all’utilizzo del monitor come oggetto di scomposizione dell’inquadratura.