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LA GRANDE EMIGRAZIONE ITALIANA - Coggle Diagram
LA GRANDE EMIGRAZIONE ITALIANA
L'Italia diventa un paese di emigrati
In Europa le emigrazioni assunsero un'ampiezza senza precedenti e coinvolsero milioni di italiani.
Tra il 1876 e il 1915, circa 14 milioni di persone lasciarono il paese.
Grazie allo sviluppo della navigazione transoceanica si aprì la rotta per l'America.
Gli anni del grande esodo
L'industrializzazione del nord Italia e la crescita generale dell'economia non arrestarono il flusso emigratorio.
L'inizio del secolo vide la cosiddetta " GRANDE EMIGRAZIONE"
Partirono per l'estero oltre 600.000 persone all'anno.
Le conseguenze sul paese
La grande maggioranza degli emigrati era composta da uomini.
L'emigrazione ebbe conseguenze demografiche sociali ed economiche:
le famiglie esistenti spesso si disgregarono
nelle comunità di di partenza il numero delle donne superò di gran lunga quello degli uomini rimasti
le rimesse degli emigrati contribuirono a migliorare le condizioni dei familiari rimasti in patria
I lavoratori sono il balla delle agenzie
Già nella prima fase del fenomeno, il viaggio degli emigrati era organizzato dalle agenzie, che svolgevano un doppio ruolo:
di intermediazione per le società di navigazione
di reclutamento di manodopera
le agenzie infatti alimentavano una sorta di tratta di lavoratori promettendo loro un impegno sicuro e ricco di guadagni.
L'emigrante contraeva con gli agenti il debito del costo della traversata.
La sofferenza degli emigrati
La prima prova da affrontare era il viaggio per mare in condizioni durissime.
Nelle grandi città degli stati uniti, i nuovi arrivati si sistemavano nei quartieri più poveri.
Inoltre l'accoglienza da parte della popolazione del luogo era spesso ostile.
Sugli italiani pesavano anche forti pregiudizi.
Le leggi dell'emigrazione
Lo stato tentò poi di mettere ordine, prima con la legge Crispi, poi con la legge del 1901