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Letteratura latina, Lucilio, Pacuvio, Scipione Emiliano cornelio scipione,…

- - - - Lucilio ha praticato la poesia, ma ha praticato un genere leggero che si praticava nei momenti di pausa e non come mestiere.
        La satira è un genere romano e quindi i romani non l’hanno ripresa dal mondo greco
- - - - L’opera non ci è giunta integralmente, ma conosciamo solo i frammenti; questo è tratto dal libro XXX delle Satire.
        
        Compose 30 libri:
        
        · Dal XXII al XXX sono i primi che ha scritto ed il metro varia.
        
        · Nel XXX c’è solo l’esametro (primo libro suo interamente in esametri).
        Da ricordare l’esametro è stato introdotto da Ennio nella poesia latina.
        · Dal I al XXI sono invece scritti dopo e tutti in esametri.
        
        Lucilio è l'inventore (=l’iniziatore) della satira.
        Non è il primo ad aver scritto satire poiché già Ennio le aveva scritte, ma poiché Lucilio fissa l’esametro allora è definito come l'inventore della satira.
    - - [Virtù, Albino, è poter assegnare il giusto prezzo alle cose fra cui ci troviamo e fra cui viviamo, virtù è sapere che cosa valga ciascuna cosa per l‟uomo, virtù sapere che cosa per l‟uomo è retto, utile, onesto, e poi quali cose sono buone, quali cattive, che cos‟è inutile, turpe, disonesto; virtù è saper mettere un termine; un limite al guadagno, virtù poter assegnare il giusto prezzo alla ricchezza, virtù dare agli onori quel che veramente gli si deve: esser nemico e avversario degli uomini e dei costumi cattivi, difensore invece degli uomini e dei costumi buoni, questi stimare, a questi voler bene, a questi vivere amico; mettere inoltre al primo posto il bene della patria, poi quello dei genitori, al terzo e ultimo il nostro.]
      - A inizio verso vediamo l’anafora (ripetizione) della parola “virtus”: concetto cardine della filosofia stoica (la virtù sarebbe mettere al primo posto il bene per la patria e per i genitori secondo il mos maiorum); lo stoicismo nel Circolo degli Scipioni veniva insegnato da Panezio, che era greco, e adattava lo stoicismo alla cultura romana, dunque lo stoicismo a Roma era dominante in quanto aveva inglobato in sé i principi romani fondamentali.
    - - 1 verte su autobiografia, nel terzo libro per esempio c’era una satira chiamata Iter siculum: “viaggio in Sicilia”, satira in cui racconta di un viaggio fatto in Sicilia per andare a visionare i suoi possedimenti.
      - 2 censura critica dei costumi e attacchi personali violenti, specialmente rivolti agli avversari politici di Scipione Emiliano, dunque la satira di Lucilio ha anche valenza politica e lui poteva permettersi di attaccare anche personaggi importanti in quanto era intimo dell’Emiliano.
      - Lucilio ha praticato la satira e pur essendo vicino all’emiliano ha usato la satira per colpire i nemici dell’emiliano (per esempio celebre è la satira contro Lentulo Lupo), ma nonostante ciò, Lucilio non ha mai praticato la vita politica.
- - - - “Odi ego homines ignava opera et philosopha sententia”
        
        [Io odio gli uomini che non fanno nulla e predicano filosofia]
      - Rivela il dibattito che era presente nel circolo di Scipione tra vita attiva e contemplativa.
        
        Parole di Zeto che trattano un conflitto familiare giocato sulla differenza tra vita attiva e contemplativa, dibattito presente all’interno della società romana.
        
        Scipione Emiliano incarna una figura che è la perfetta sintesi di queste due vite, è infatti un uomo politico e militare, ma anche amante della cultura.
  - - - [E io li avrei salvati perché vivessero quelli che avrebbero rovinato me?]
    - - Il frammento riporta le parole di Aiace: “i Greci che io ho salvato mi rovinano assegnando le armi ad Ulisse e non a me”; verso rimasto famoso e risuonato durante la tragedia celebrata in occasione dell’onoranza funebre di Giulio Cesare (come se fossero parole pronunciate da lui nei confronti dei congiurati).
- - - - Venne adottato infatti dal figlio di Scipione l’Africano, che è dunque suo nonno adottivo.
        
        Publio Cornelio Scipione Emiliano si circondava di intellettuali provenienti dalla Grecia e nel 146 a.C. pose fine alla III guerra punica 149-146 a.C. distruggendo definitivamente Cartagine e acquisendo il titolo di Africano, come suo nonno, dunque Publio Cornelio Scipione Emiliano Africano minore.
        
        Publio Cornelio Scipione Emiliano nel 133 a.C. conquista la Numanzia (Iberia) e acquisisce anche il titolo onorifico di Numantino: Publio Cornelio Scipione Emiliano Africano minore Numantino (dentro il suo nome vi è la sua storia: di adottato e di grande uomo di valore militare).
        
        È un uomo di grande cultura, per persone come lui vengono scritte le commedie di Terenzio; fa capo al Circolo degli Scipioni, un gruppo di intellettuali che condividevano certi ideali culturali.
        (Quinto Ennio è il poeta dell’africano; l’emiliano invece è la figura di riferimento politico di diversi intellettuali greci e Roma di Terenzio).
        
        Terenzio fa parte del circolo di intellettuali che sono attorno alla figura dell’emiliano.
        Quando Terenzio venne accusato di non essere l’autore delle sue commedie si sospettava che fossero loro i veri autori, in quanto Terenzio faceva parte di questo circolo.
  - - - capo militare della Lega achea nella battaglia di Pidna; fu tra gli ostaggi deportati a Roma (i romani portavano personaggi illustri per assicurarsi che non si rivoltassero, che venivano trattati col massimo rispetto).
        
        Diventò intimo con l’Emiliano, approfondì la conoscenza della cultura romana e diventò storico; quando tornò in patria infatti scrisse una storia della sua epoca per descrivere il successo di Roma, accompagna inoltre l’Emiliano nelle sue imprese militari, dunque è testimone oculare di ciò che scrive nelle sue opere.
        
        Descrive l’Emiliano piangente davanti a Cartagine distrutta al pensiero che un giorno la stessa sorte toccherà anche a Roma.
        Polibio era uno storico.
    - - era nato a Rodi ed era uno dei rappresentanti della famiglia più in vista di Rodi, aveva anche ricoperto cariche politiche nella sua città e soggiornò spesso a Roma e diventò intimo dell’Emiliano, tanto che lo accompagnò in una campagna in Oriente.
        
        È un filosofo dello stoicismo.
    - - Le filosofie si adattano a questa crisi e vengono fondate scuole tra cui:
        
        Epicureismo: da Epicuro, suo fondatore, che fonda la scuola ad Atene; la sua filosofia è anche definita “del kepos” perché praticata in un giardino.
        
        Stoicismo: nome deriva dalla stoà, il portico in cui si tenevano le lezioni; Panezio di Rodi era uno stoico.