[Siete meravigliati? Eh sì, la parte del giovanotto l’autore l’ha affidata a un uomo d’età. Calma, vi spiego subito la faccenda, rimandando al dopo la ragione per la quale sono qui. Sto per recitare Quello che castiga sé stesso, una nuova commedia tratta da una commedia nuova greca. Da una trama semplice l’autore ha tirato fuori un doppio intreccio, una commedia che porta, come ho detto, quel titolo. Ora potrei dirvi chi l’ha scritta, chi ha scritto quella greca … ma a che servirebbe? Già lo sapete quasi tutti. Vi dirò invece brevemente perché mi sono addossato questa parte. Il fatto è che il poeta mica mi vuole come prologo: no, ma come difensore! Dice che voi siete i giudici ed io il suo avvocato. Ora l’avvocato reciterà l’arringa. Ma saprà valersi della sua parlantina tanto quanto l’autore si è valso della sua arte nello scriverla? Punto primo: i malevoli spargono la voce che l’autore, contaminando tante commedie greche, ne fa così poche di latine. Be’, lui mica lo nega e tanto meno se ne vergogna, Dice, anzi, che continuerà. L’hanno fatto o no fior di commediografi? Sul loro esempio pensa di avere anche lui il diritto di farlo. Punto secondo: un vecchio poeta velenoso va insinuando che lui, l’autore, si è buttato a scrivere commedie basandosi sull’ingegno dei suoi amici e non sul suo. Be’, fate voi, dite voi, sarà il vostro giudizio a dettar legge. Però io vi prego, prego tutti voi di una cosa: che la voce dei nemici non conti più di quella degli amici. Dovrete essere giusti. Dovete dar modo di affermarsi a chi vi dà modo di vedere commedie nuove e senza pecche.]