[Non appena, affrettandosi, la vecchia con le mani tremanti ebbe portato il lume, allora, atterrita dalla visione avuta nel sonno, tra le lacrime fece questo racconto: “O figlia di Euridice, che fu amata sposa di nostro padre, ora le forze della vita abbandonano interamente il mio corpo. Ho visto infatti in sogno un uomo bello che mi trascinava con sé per ameni saliceti e per rive e luoghi
sconosciuti; così dopo mi sembrava, o sorella mia, di andar vagando sola e lentamente seguir le tue tracce cercandoti senza riuscire a capire dove tu fossi: non v’era sentiero su cui sentissi sicuri i miei passi. Poi mi apparve nostro padre che si rivolse a me con queste parole: “Figlia mia, tu dovrai prima sopportare molte prove dolorose, poi la buona fortuna tornerà a te dal fiume”. Appena dette queste parole, o sorella, il babbo rapidamente sparì né più si presentò alla mia vista, pur tanto desiderato dal mio cuore, sebbene più volte piangendo levassi le braccia verso gli azzurri spazi del cielo e con dolci parole lo chiamassi. A questo punto il sonno a stento mi abbandonò lasciandomi col cuore in preda all’ angoscia”.]
Questo frammento degli Annales è molto ampio e racconta un dialogo di due sorelle in cui una raccolta all’altra di aver visto in sogno un “homo pulcher” (=uomo bello, modo per indicare la divinità) questa ragazza in realtà ha incontrato una divinità; la ragazza che racconta è Ilia, ovvero Rea Silvia che dice di aver visto Marte (sappiamo che Rea Silvia era una sacerdotessa, una vestale, si unì con Marte e nacquero i due gemelli, ma lei li abbandona su una cesta e li affida al fiume) poi di aver vagato per cercarlo e che, stanca, si era addormentata ed a quel punto gli era apparso il padre (secondo il racconto di Ennio il padre di Ilia è Enea; secondo Ennio poiché la visione che afferma Ennio nella sua opera non è quella che poi si è affermata) in sogno che gli fa una profezia è un sogno oracolare.
Il padre di Ilia è Enea, ma fare di lui il nonno di Romolo e Remo è un errore cronologico compiuto da Ennio, in quanto segue la tradizione sbagliata di Eratostene, il bibliotecario di Alessandria d’Egitto (centro culturale del Mediterraneo all’epoca) del III sec. a.C., dunque una figura intellettuale di estrema rilevanza, il quale aveva compiuto degli studi cronologici e aveva posto la fondazione di Roma nel 1100 a.C.; con questa datazione era passato troppo poco tempo dalla caduta di Troia alla fondazione di Roma, dunque non era possibile che Enea fosse il nonno dei gemelli.
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