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LA QUESTIONE DELLA LINGUA
già nei secoli dell'impero romano, era netta la distinzione tra il latino scritto, usato da scrittori o persone colte.
le lingue volgari, iniziarono a differenziarsi sempre di più sia dal latino e sia tra di loro, anche per l'influsso delle parlate degli invasori germanici.
solo nel 500 il volgare toscano si afferma come lingua letteraria d'italia e solo alla fine dell'800, con l'unificazione del paese, l'italia ha una lingua d'uso unica.
la grande frammentazione politica dell'italia determinò la formazione di una GRANDE VARIETA' DI VOLGARI, cioè dialetti caratterizzati dal contesto geografico.
LA QUESTIONE DELLA LINGUA 141
nel 500 il volgare, da una parte, viene prescelto da autori importanti come Lorenzo il Magnifico e Angelo Poliziano.
Dopo la grande fioritura del volgare nel trencento, grazie a Dante, Petrarca e Boccaccio, nel 400 il latino torna a essere la lingua della letteratura e della scienza.
gli stati nazionali come la francia e l'inghilterra accedevano a grandi mercati anche perché avevano una lingua appunto nazionale.
il latino era la lingua dei letterati e degli studiosi e non poteva ritornare la lingua comune a tutti.
l'italia, invece, era frammentata nella molteplicità degli stati regionali.
LA QUESTIONE DELLA LINGUA: 47
nel trecento viene posta la prima volta la cosiddetta "QUESTIONE DELLA LINGUA". La frammentazione politica della Penisola italiana ne ha infatti inpedito l'unificazione linguistica e ha favorito la permanenza di una grande varietà di volgari.
Dante affronta la questione per primo: nel tratto "De vulgari eloquentia" passa in rassegna i volgari italiani alla ricerca di un "volgare illustre" che possa costruire la nuova lingua letteraria italiana.
sono i tre grandi scrittori dell trecento: Dante con la divina commedia, Petrarca con le rime e Boccaccio con il decameron.
la questione della lingua, tuttavia, non è ancora pienamente risolta: nei secoli successivi, altri intellettuali proporranno nuovi modelli di volgare. solo nel 500 sarà riconoscuta ufficialmente la superiorità linguistica.
LA QUESTIONE DELLA LINGUA:PAG 191
i letterati del seicento continuano a usare la lingua di Petrarca per laa poesia e quella di Boccaccio per la poesia.
negli scritti scentifici, poi, si usano termini tecnici, per esempio "cannocchiale" , "telescopio" , "cellula" e "chirurgo", promuovendo un rinnovo della lingua che si farà più consistente nel ssettecento.
nel 1612 vede la luce il primo vocabolario degli accademici della crusca, fondato quasi esclusivamente sulla lingua di Dante, Petrarca e Boccaccio.