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CONTRATTO 2 - Coggle Diagram

- - - - Il negozio annullabile produce tutti gli effetti a cui era diretto (cosiddetta efficacia interinale o precaria del negozio annullabile), che possono venire meno se viene proposta e accolta l'azione di annullamento.
  - - - L'incapacità, legale o naturale, del contraente. L'incapacità legale è di per sé causa di annullamento del contratto, con la sola esclusione del caso in cui il minore, abbia posto in essere raggiri per occultare la propria minore età: in tal caso il contratto è valido, a tutela dell'affidamento dell'altro contraente che ha agito in buona fede.
      - I vizi della volontà: errore, violenza e dolo.
  - - - Devono quindi essere restituite le prestazione eventualmente eseguite in attuazione del negozio annullabile (l'azione per la restituzione è l'azione di ripetizione dell'indebito: art. 2033 cc)
        
        Tuttavia, se il negozio è annullato per incapacità di uno dei contraenti, in virtù del principio generale stabilito nell'art. 2039 c.c., l'incapace è tenuto a restituire la prestazione ricevuta solo nei limiti in cui essa è stata rivolta a suo vantaggio (art. 1443 c.c.).
      - In linea generale i diritti acquistati dai terzi, dipendenti da un contratto annullato (es.: subacquirenti), sono fatti salvi a condizione che si tratti di acquisti a titolo oneroso e sussista la buona fede dell'acquirente.
        
        La ratio è evidente: si tratta di tutelare chi, facendo affidamento sulla validità del contratto (non posso sapere che il dante causa di colui che mi sta vendendo un bene è caduto in errore, o era in stato di incapacità naturale), ha sostenuto in buona fede un sacrificio economico (viceversa gli acquisti a titolo gratuito sono travolti dall'annullamento dell'atto dal quale dipendano).
        
        Se però l'annullamento dipende da incapacità legale di una delle parti, il principio dell'efficacia retroattiva viene applicata anche rispetto ai terzi (ciò in ragione, da un lato, dell'esigenza di più accentuata tutela dell'incapace, e dall'altro della potenziale conoscibilità del vizio da parte del terzo). Se un minore o un interdetto, senza la debita rappresentanza, ha venduto un bene e l'acquirente lo rivende ad un terzo, l'annullamento del primo negozio travolge anche il secondo.
  - - - La convalida deve provenire da chi è in condizione di concludere validamente il contratto. Quindi, se questo era stato posto in essere da un minore, occorre che costui sia diventato maggiorenne o sia debitamente rappresentato o assistito; se il negozio è annullabile per vizio della volontà, occorre che la violenza sia cessata, il dolo o l'errore scoperto.
        La ratio della convalida consiste nella disponibilità del potere di impugnare il contratto.
        
        La convalida può essere espressa o tacita:
        
        Convalida espressa: deve contenere la menzione del negozio annullabile, del motivo di annullabilità e la dichiarazione che s'intende convalidare il negozio;
        
        Convalida tacita: si verifica quando una delle parti in un contratto, nonostante sia consapevole di un vizio o di un problema che potrebbe rendere il contratto annullabile, sceglie di dare esecuzione al contratto comunque. In questo caso, la parte che ha agito in questo modo ha implicitamente "convalidato" il contratto, ovvero ha accettato che sia valido nonostante il vizio. Tuttavia, questa convalida tacita può essere contestata dall'altra parte del contratto e non può essere rilevata d'ufficio dal giudice.
- - - - La nullità di un atto può anche essere rilevata d'ufficio da un giudice. Nel caso un contratto venga azionato in giudizio da una delle parti, per ottenerne l'esecuzione o comunque farne valere gli effetti, se ne può dichiarare la nullità anche in assenza di domanda in tal senso dall'altra parte.
        Deroga al principio dispositivo, secondo il quale il giudice può emettere pronunce solo a condizione che una parte gliene abbia fatta esplicita richiesta.
        Il giudice, se non potesse rilevare d'ufficio la nullità (cioè che il contratto è stato stipulato in modo non valido e quindi non è legalmente vincolante), sarebbe costretto a emettere una sentenza che attua (cioè mette in pratica) le garanzie stabilite in un contratto che l'ordinamento giuridico non riconosce come valido. In altre parole, il giudice sarebbe obbligato a decidere in base a un contratto che non è legalmente valido.
- - - - L'annullabilità di un atto non può essere rilevata d'ufficio dal giudice: siccome l'atto, se non è impugnato ad iniziativa di chi vi sia legittimato, è produttivo dei suoi effetti, il giudice non può pronunciare l'annullamento dell'atto in mancanza della domanda di parte;
  - - - La prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui è cessata la causa che ha dato luogo al vizio: dal giorno del compimento della maggiore età, se si tratta di negozio posto in essere da un minore; dal giorno in cui si è scoperto l'errore o il raggiro, se si tratta di un negozio viziato da errore o dolo; dal giorno in cui sono cessate le minacce, se si tratta di negozio viziato da violenza. Negli altri casi (ad es. in caso di incapacità naturale) la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il negozio è stato concluso.
      - É ovvio, peraltro, che se la domanda giudiziale di annullamento viene proposta dopo che siano trascorsi cinque anni dalla stipulazione del contratto, l'attore (ossia la persona che chiede l'annullamento) ha l'onere di provare che la scoperta dell'errore o del raggiro, o la cessazione delle minacce, si sono verificate entro e non oltre il quinquennio anteriore al momento in cui viene intentata l’azione di annullamento.
        In altre parole, se l'attore vuole ottenere l'annullamento di un contratto che è stato stipulato più di 5 anni fa, deve dimostrare al tribunale che ha scoperto l'errore, il raggiro o la violenza solo negli ultimi 5 anni, altrimenti non potrà più chiedere l'annullamento del contratto poiché è prescritto.
- - - - Un atto si dice nullo quando, a prescindere dalla causa della nullità - ossia dal vizio che la determina - va valutato come non idoneo a produrre i suoi effetti tipici (quand'anche, in ipotesi, possa produrne altri: per esempio per effetto di un fenomeno di conversione in un altro tipo di contratto).
    - - Le cause di nullità sono contemplate dall'articolo 1418 del cc, le quali possono raggrupparsi in 3 grandi categorie + 1:
        
        Nullità testuali
        
        Caso in cui la qualificazione in termini di nullità è espressamente sancita dalla legge.
        Si tratta di ipotesi in cui il riconoscimento della nullità è agevole, perché la legge descrive la fattispecie negoziale colpita da invalidità, in quanto disapprovata dall'ordinamento, e ne afferma appunto « testualmente » la nullità;
        
        Nullità strutturali
        
        Caso in cu si verifica la mancanza o vizio di uno degli elementi essenziali del negozio. Queste nullità vengono dette strutturali, perché colpiscono intrinsecamente l'atto di autonomia, che risulta viziato in uno dei suoi elementi costitutivi e quindi inadatto a dispiegare i propri effetti;
        
        Nullità virtuale
        
        Contrapposta alla nullità testuale, nel caso della nullità virtuale, la legge non descrive un tipo o una fattispecie negoziale disapprovati: il giudizio di nullità dello specifico contratto sottoposto a valutazione, dipende dalla compatibilità dello stesso con una norma imperativa, che fissa un limite esterno all'autonomia dei privati.
        
        Il contrasto con la norma imperativa (la quale deve tutelare interessi generali) deve riguardare, non la formazione del contratto e nemmeno la sua esecuzione, il contenuto o la struttura del contratto.
        
        Le norme imperative di legge sono quelle inderogabili, cioè che non possono essere violate dalle parti in ragione della loro importanza.
        Le norme imperative sono dette anche cogenti proprio perché obbligatorie, senza possibilità di sottrarsi ad esse.
        
        Nullità di protezione
        
        Caso in cui un contratto è qualificato come nullo a fini di tutela di una delle parti. Strumento frequentemente usato nell'ambito dei contratti dei consumatori, in relazione ad esempio alle clausole vessatorie in danno del consumatore.
        
        Caratteristica delle nullità di protezione è che esse possono essere utilizzate solo dalla parte del contratto che è stata destinata a essere protetta dalla nullità, e non dall'altra parte. (Ad esempio la nullità di protezione può essere usata dal consumatore e non dal professionista/imprenditore).
        Il contraente debole, tuttavia, non potrà invocare la nullità se, in concreto, l'interesse tutelato non risulti leso o minacciato, altrimenti incorrerebbe in un'ipotesi di esercizio abusivo del diritto.
    - - Il vizio che determina la nullità può investire l'intero negozio, si parlerà quindi di nullità totale, oppure può investire solo una o più clausole dell'atto, in questo caso si parlerà di nullità parziale. Nel caso della nullità parziale abbiamo due casi:
        
        Se invece il contratto, sebbene amputato dalle clausole nulle, può continuare a svolgere una funzione apprezzabile, che possa essere reputata coerente con gli intenti delle parti, l'atto rimane valido per la parte non colpita dalla nullità.
        
        Il legislatore ha previsto la c.d. sostituzione automatica delle clausole invalide con clausole imposte dalla legge.
        
        Nel caso in cui risultasse che la parte invalidata fosse essenziale, tanto che, senza questa i contraenti non avrebbero concluso il contratto, allora il contratto sarebbe comunque colpito da nullità.
        
        Essenzialità che va comunque valutata sulla base di una obiettiva indagine sulla volontà comune delle parti e non in relazione alle motivazioni individuali del singolo contraente.
    - - FENOMENO DELLA CONVERSIONE
        
        Attraverso questo fenomeno avviene la trasformazione o la limitazione di quanto era stato pattuito, permetto all'atto di autonomia di produrre alcuni effetti.
        
        Affinché il fenomeno di conversione sia permesso, devono sussistere i seguenti presupposti:
        
        Nonostante sia un contratto nullo, questo presenta comunque i requisiti di sostanza e di forma, che lo renderebbero valido se si trattasse di un contratto diverso da quello posto in essere;
        
        Che sia possibile ritenere che: nel momento in cui le parti hanno concluso il contratto nullo, fossero consapevoli della sua nullità, e allora avrebbero accettato di concludere quel diverso contratto valido citato sopra;
        
        Che il vizio che affetta il contratto non ne comporti l'illiceità.
        
        Sia stato stipulato un contratto nullo, come tale non idoneo a produrre i suoi effetti tipici e le cui parti in questione non vogliono o non possono rinnovarlo in modo valido;
        
        In concreto è il giudice a rendere operante l'effetto di conversione del contratto nullo, che si produce in forza della legge, e non di una rinnovata manifestazione di consenso negoziale delle parti. E' necessario quindi che la parte interessata alla conversione solleciti una pronuncia in tal senso.
        
        Nella conversione non si esige quindi una nuova manifestazione di volontà. Perché è l'ordinamento che attribuisce al tipo di negozio voluto dalle parti la capacità di produrre gli effetti di un negozio giuridico diverso.
      - FENOMENO DELLA RINNOVAZIONE
        
        In questo caso le parti pongono in essere un nuovo negozio, privo del vizio che dava luogo alla nullità di quello precedente.
        
        Si esige quindi una nuova manifestazione di volontà.
- - - - Art. 1439 (Dolo): Il dolo è causa di annullamento del contratto quando i raggiri usati da uno dei contraenti sono stati tali che, senza di essi, l'altra parte non avrebbe contrattato.
        Quando i raggiri sono stati usati da un terzo, il contratto è annullabile se essi erano noti al contraente che ne ha tratto vantaggio.
        
        Il termine dolo significa inganno, più precisamente costituiscono dolo: il raggiro, l'artificio ingannevole o anche la semplice menzogna impiegata per indurre una persona in errore o determinarla così a stipulare il negozio. Anche il silenzio può essere considerato come dolo, ma solo quando costituisca violazione intenzionale di un obbligo di chiarire all'altra parte la realtà della situazione. Occorrerà cioè che il silenzio appaia come sleale reticenza.
        
        Perché il dolo sia giuridicamente rilevante occorre che sia idoneo a indurre in errore una persona sensata. Idoneità valutata in base alle particolari condizioni psicologiche, culturali e sociali dell'ingannato. :warning:
      - Possiamo avere due tipologie di dolo:
        
        Dolo determinante
        
        Il dolo si dice determinante quando è tale che, senza di esso, il negozio non sarebbe stato stipulato. In tal caso il negozio è annullabile.
        
        Trattandosi di un contratto occorre però che il dolo provenga dall'altro contraente. Se invece il dolo proviene da un terzo, può darsi che l'inganno non sia noto al contraente che ne ha tratto vantaggio; in tal caso l'esigenza di tutelare l'affidamento di quest'ultimo viene in conflitto con l'esigenza di tutelare l'ingannato. La legge fa prevalere anche qui la tutela dell'affidamento: perciò il contraente ingannato dal terzo potrà impugnare il contratto per dolo solo se la controparte è stata in collusione con il terzo o, quanto meno, è stata a conoscenza dell'inganno (art. 1439 cod. civ.).
        
        Il dolo, oltre a comportare l'invalidità del negozio, comporta anche la responsabilità dell'autore del dolo, che è tenuto a risarcire il danno. Se l'inganno proviene da un terzo, concorreranno sia la responsabilità del terzo che del contraente. :warning:
        
        Dolo incidente
        
        Il dolo si dice incidente quando non determina la stipulazione del negozio, ma si limita ad influire sul suo contenuto. In altre parole: il soggetto avrebbe concluso il contratto in ogni caso; ma, se non fosse stato ingannato, lo avrebbe concluso a condizioni diverse.
        In casi di questo tipo il contratto è valido, ma l'autore del raggiro deve risarcire il danno. Se il dolo proviene dal terzo, del danno risponde anche il contraente che ne ha tratto vantaggio, se il raggiro gli era noto (art. 1440 cod. civ.).
        
        Per esempio: l'acquirente della casa era deciso ad acquistarla in ogni caso; ma, se non fosse stato ingannato circa il suo stato di manutenzione, non avrebbe accettato di pagare un prezzo così alto.
      - La maggiore intensità della tutela contro il dolo, rispetto a quella contro l'errore, sta in questo: il dolo rende invalido il contratto a titolo oneroso anche se ha provocato un errore non essenziale (purché, però, esso sia determinante), e rende invalido il negozio a titolo gratuito anche se ha provocato errore su un motivo non risultante dall'atto.
    - - Art. 1434: La violenza è causa di annullamento del contratto, anche se esercitata da un terzo.
        Art. 1435: La violenza deve essere di tal natura da fare impressione sopra una persona sensata e da farle temere di esporre sé o i suoi beni a un male ingiusto e notevole. Si ha riguardo, in questa materia, all'età, al sesso e alla condizione delle persone.
        Art. 1436: La violenza è causa di annullamento del contratto anche quando il male minacciato riguarda la persona o i beni del coniuge del contraente o di un discendente o ascendente di lui. Se il male minacciato riguarda altre persone, l'annullamento del contratto è rimesso alla prudente valutazione delle circostanze da parte del giudice.
        
        Nel linguaggio giuridico la parola violenza designa la minaccia ingiusta esercitata allo scopo di costringere un soggetto ad emettere una dichiarazione negoziale che altrimenti non avrebbe emesso.
        Il minacciato viene posto di fronte all'alternativa: o stipulare un determinato negozio giuridico, oppure andare incontro al male ingiustamente minacciato. Se il minacciato cede, considerando il negozio richiestogli come il male minore, questo è annullabile per vizio del consenso.
        La violenza psichica è assoggettata al medesimo trattamento giuridico anche se è esercitata da un terzo.
        In questo caso (a differenza di quanto abbiamo visto a proposito del dolo) la legge non richiede la consapevolezza della controparte del minacciato riguardo la violenza esercitata dal terzo, sarà comunque considerato responsabile.
        
        La minaccia di far valere un diritto è lecita quando sia diretta ad ottenere la stipulazione di un negozio strumentale per la realizzazione del diritto stesso. Così, è lecito valersi della minaccia dell'esecuzione forzata per ottenere che il debitore costituisca un pegno o un'ipoteca a garanzia del suo debito. Ma se la minaccia di far valere un diritto è esercitata per ottenere qualcosa che vada al di là di ciò che è già dovuto, e che non costituisca un mero rafforzamento del diritto, o un giusto compenso per la dilazione o la rinuncia al diritto stesso, allora essa è ingiusta e determina l'annullabilità del negozio. :warning:
    - - L'errore nella formazione del negozio giuridico
        
        L'errore consiste in una falsa conoscenza o nell'ignoranza di situazioni, qualità, rapporti; presenti o passati ma non su sviluppi futuri. L'errore può influire sulla formazione del negozio giuridico in diversi modi:
        
        Errore vizio: caso in cui l'errore può cadere su circostanze che influenzano la formazione della volontà negoziale. Per esempio: accetto di acquistare l'oggetto che mi è stato offerto, perché credo che sia d'oro, mentre in realtà è di altro metallo.
        
        Errore ostativo: caso in cui l'errore può cadere sulla dichiarazione. Ciò accade quando, per distrazione o per ignoranza del significato della parole o dei segni usati, si dichiara cosa diversa da quella che si vorrebbe.
      - La tutela dell'affidamento
        
        L'errore determina la formazione di un negozio non idoneo alla funzione che gli è propria, ovvero quella di strumento concesso a persone ed enti per realizzare autonomamente programmi economici e dare ai propri interessi l'assetto desiderato.
        
        Il dichiarante (es venditore), con il negozio, regola i propri interessi nei rapporti con altre persone (es compratore), le quali fanno affidamento sull'assetto negoziale e si regolano di conseguenza. Negando efficacia al negozio si possono deludere questi affidamenti, mentre se il negozio venisse considerato valido, verrebbe sacrificato il dichiarante.
        
        La legge italiana ha deciso di far prevalere la tutela dell'affidamento nei contratti a titolo oneroso e di far invece prevalere la tutela del dichiarante nei negozi a titolo gratuito.
      - L'errore nei contratti
        a tiolo oneroso
        
        La legge italiana fa prevalere la tutela dell'affidamento nei contratti a titolo oneroso. Il contratto oneroso è annullabile solo se l'errore è riconoscibile dall'altro contraente.
        Inoltre l'errore deve anche essere essenziale, ovvero un errore che cada sulla natura o sull'oggetto del contratto, sull'oggetto della prestazione oppure sull'identità o sulle qualità della persona dell'altro contraente.
        
        L'essenzialità dell'errore Secondo la definizione dell'art. 1249 cc l'errore è essenziale:
        
        Quando cade sulla natura o sull'oggetto del contratto
        
        Esempio: voglio prendere in locazione un appartamento, ma per la cattiva conoscenza della lingua straniera in cui è formulato finisco per sottoscrivere un contratto di acquisto.
        
        Quando cade sull'identità o sulle qualità dell'oggetto della prestazione
        
        Esempio: credo che il terreno offertomi in vendita sia quello che ho visitato ieri, mentre si tratta di un terreno diverso (errore sull'identità dell'oggetto); credo di comprare olio di oliva, mentre si tratta di olio di semi (errore sulle qualità dell'oggetto).
        
        Per qualità della cosa si devono intendere non solo quelle che attengono alla sua struttura materiale (forma, composizione chimica, colore etc.), ma anche qualsiasi altra circostanza o rapporto che qualifichi la cosa economicamente, influenzandone il valore o la possibilità d'uso. Così, l'età di un mobile antico, o la circostanza che un oggetto sia appartenuto a un personaggio storico, possono costituire qualità essenziali.
        
        Quando cade sull'identità sulle qualità della persona dell'altro contraente
        
        Per qualità della persona si devono intendere non solo le sue qualità fisiche o intellettuali, ma qualsiasi circostanza o rapporto che sia rilevante rispetto al fine pratico del contratto. Così possono essere determinanti del consenso (consenso inteso come l'aver accettato di partecipare al contratto) le vicende passate del contraente. (Per es.: l'essere stato assoggettato a liquidazione giudiziale per debiti, o l'avere riportato condanne penali)
        
        Quando, trattandosi di errore di diritto, è stato la ragione
        unica o principale del contratto
        
        Ciò significa che se l'errore è stato solo un fattore tra molti che hanno portato alla stipulazione del contratto, non è sufficiente per dichiarare il contratto invalido.
        
        L'errore di diritto è un tipo di errore che si verifica quando una delle parti in un contratto ha una comprensione errata di una norma giuridica, come una legge o un regolamento, che ha un impatto sul contratto stesso. Questo tipo di errore può verificarsi quando una delle parti crede che una determinata azione sia legalmente permessa o obbligatoria, mentre in realtà non lo è. Ad esempio, se una persona crede che un contratto possa essere risolto in un determinato modo, ma in realtà non è possibile risolverlo in quel modo a causa di una legge o di un regolamento, si può considerare un errore di diritto.
        
        Riconoscibilità dell'errore
        
        L'errore si considera riconoscibile quando, in relazione al contenuto, alle circostanze del contratto o alla qualità dei contraenti, una persona di normale diligenza avrebbe potuto rilevarlo.
      - L'errore nei contratti a titolo gratuito
        
        La legge italiana fa prevalere la tutela del dichiarante nei negozi a titolo gratuito. In questo caso l'errore può essere causa di invalidità anche se non è essenziale e riconoscibile. Occorre comunque che l'errore abbia avuto un'efficacia causale determinante, ovvero che senza di esso il negozio sarebbe stato stipulato ugualmente. Inoltre il motivo dell'errore deve risultare dall'atto.
        
        Occorre però che l'errore sia determinante del consenso, ovvero che riguardi le informazioni che sono estranee al contenuto del contratto stesso ma che influiscono significativamente sulla decisione di una delle parti di accettare o rifiutare la proposta dell'altra parte.
        Ad esempio, se una parte crede che un bene oggetto di contratto sia di un valore diverso da quello reale, a causa di informazioni false o incompleti fornite dall'altra parte, questo può essere considerato un errore determinante del consenso.
        
        La legge richiede inoltre che il motivo, sul quale cade l'errore, risulti dall'atto di donazione. Trattandosi di altri negozi a titolo gratuito, che non richiedano l'atto scritto, sarà sufficiente che il motivo risulti dalla dichiarazione negoziale.
      - Conseguenze dell'errore
        
        Il negozio viziato da errore giuridicamente rilevante è annullabile. Art. 1432.
        (Mantenimento del contratto rettificato). La parte in errore non può domandare l'annullamento del contratto se, prima che ad essa possa derivarne pregiudizio, l'altra offre di eseguirlo in modo conforme al contenuto e alle modalità del contratto che quella intendeva concludere.