“Viveasene il Fanciullo in questo tempo così innamorato dell’arte, che non solo tenea con essa sempre legati suoi più intimi pensieri, ma il trattar con gli Artefici di maggior grido riputava egli le sue maggiori delizie. Avvenne un giorno, ch’egli trovò col celeberrimo Anibal Caracci, ed altri Virtuosi nella Basilica di S. Pietro, e già avean tutti soddisfatto alla loro divozione, quando nell’uscir di Chiesa quel gran Maestro, voltatosi verso la Tribuna, così parlò. ‘Credete a me, che egli ha pure da venire, quando che sia un qualche prodigioso ingegno che in quel mezzo e in quel fondo ha da far due gran moli proporzionate alla vastità di questo Tempio.’ Tanto bastò, e non più, per far sì, che nel Bernino tutto ardesse per desiderio di condursi egli a tanto; e non potendo raffrenare gl’interni impulsi, disse col più vivo del cuore: ‘o fussi pure io quello!’”.
Bernini sin da piccolo amava moltissimo l’arte, suo padre era pittore e scultore toscano che operò tra Napoli e Roma, incontro narrato nella Basilica di San Pietro è un’invenzione: si trovò con Annibale e altri artisti a San Pietro e, dopo aver partecipato alla funzione, nell’uscire Carracci si volta verso la tribuna e dice che arriverà un ingegno che realizzerà la tomba di San Pietro e la Cattedra; lui dunque, ascoltando queste parole, si infervora.