Si ha un uso delle lingue, ovvero del plurilinguismo (come in La dolce vita), che sottolinea la struttura linguistica, ovvero che la stessa cosa si possa dire in più lingue e al tempo stesso venga detta in modo più o meno comprensibile, e ripetuta come se vada quasi a perdere senso. AL tempo stesso si ha una dimensione del registrare che sottolinea come quello a cui si sta assistendo no è semplicemente uno spettacolo teatrale, ma una situazione metacinematografica all’esperienza difronte all’opera d’arte registrata (e non dal vivo) come sottolineata da quest’ultimaa inquadratura: si ha la figura maschile del teatro che svanisce in sovrimpressione sottolineando il fatto che si è davanti a un’immagine cinematografica. Questo fa relazionare in modo diretto lo spettatore con le due protagoniste spettatrici dello spettacolo nel teatro, e in particolare con l’idea che si possa reagire anche fisicamente a uno spettacolo illusorio in quanto registrato, portando lo spettatore davanti a una “vera esperienza” dal puto di vista fisico (si immedesima nelle protagoniste).