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. NUOVO CINEMA AFRICANO, SEMBENE E XALA - Coggle Diagram
. NUOVO CINEMA AFRICANO, SEMBENE E XALA
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Il cinematografo viene conosciuto alla fine dell'Ottocento, in iniziative organizzate da e dirette
esclusivamente ai membri della burocrazia coloniale: gli operatori di Lumière, Pathé, Gaumont,
Eclair e Ambrosio girano vedute in Egitto (Il Chedivè e la sua scorta, Alexandre Promio, 1897),
Tunisia, Algeria e nei paesi di occupazione coloniale (esoticismo borghese europeo).
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film coloniali, nei quali veniva raccontata la vita in colonia ed esaltata la missione civilizzatrice di
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I primi film hanno toni esotizzanti (L’Atlantide, Jacques Feyder, 1921) che lasciano il posto a film
di esplicito sostegno all'impresa coloniale (esploratori eroi, indigeni malvagi e infantili) come in
Bozambo (Zoltan Korda, 1935): gli stereotipi si affermano nella mentalità collettiva dalla seconda
metà degli anni Venti (l’intrepido ufficiale, l’ascaro fedele, la venere nera, l’arabo infido).
In Egitto dagli anni Trenta si instaura la “Hollywood sul Nilo”, basata su un sistema di generi e su
uno star system popolare (Farid El Atrache in L’amore della mia vita, Henry Barakat), ), anche se in
contemporanea è emersa una via egiziana al realismo sociale, grazie allo scrittore Nagib Mahfuz:
Youssef Chahine, con rimandi a Hollywood e ai generi locali ha dato all’Egitto il primo sguardo
d’autore a 360° gradi, riconoscibile e in grado di parlare ai pubblici di tutto il mondo.
Durante la guerra di liberazione dalla Francia il Fronte di Liberazione Nazionale in Algeria usano il
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dell'indipendenza per lo sviluppo di una cinematografia nazionale, e anche lì si sviluppa con enormi
difficoltà economiche e strutturali: in Sudafrica, sotto l'apartheid, il cinema nasce negli anni
Sessanta con una produzione commerciale florida, ma poco significativa sul piano culturale e
artistico, salvo i titoli critici sulla condizione dei neri e dei coloureds (Katrina, Jans Rautenbach,
1969; Boesman and Lena, Ross Devenish, 1973, diretti da registi bianchi progressisti).
le cinematografie del Maghreb si riorganizzarono: in Senegal, Mali, Costa D’Avorio, Nigeria le sale
erano occupate da film hollywoodiani/indiani/arti marziali, e i pochi registi operanti dovettero farsi
carico della produzione/distribuzione in centri culturali e delle difficoltà di esportare i propri film
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Nei paesi francofoni emerse un orientamento che privilegiava un’estetica della liberazione, nel
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rimasti sul tappeto dopo l’indipendenza, con un sottotesto di più o meno esplicita denuncia degli
interessi neocoloniali delle ex-potenze in Africa; diversi registi come Paulin Soumanou Vieyra e gli
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maggiori scuole di cinema europee entrando in contatto con il cinema classico hollywoodiano, con
il neorealismo, con il cinema d’arte europeo e con il Terzo Cinema latinoamericano.
Nell’Africa subsahariana, l’esempio di Sembène Ousmane facilita l’assunzione di una prospettiva
dominante di cinema d’autore basato sul realismo sociale, in sintonia con la letteratura dell’Africa
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Hondo, Souleymane Cissé (vincitore del premio della giuria a Cannes con Yeelen-La luce,1987),
l’etiope Haile Gerima, Djibril Diop Mambety, autore del visionario Touki Bouki (1973) e Desiré
Ecaré (Visages de femmes, 1987