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Jane Campion - Coggle Diagram
Jane Campion
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ottenerne i diritti; furono necessari cinque anni per montare il progetto sul piano produttivo sotto
forma di miniserie a tre puntate; è sceneggiato da Laura Jones, con fotografia di Stuart Dryburg e il
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un lungometraggio in tre parti, anche se questo comportò il gonfiaggio a 35 mm e soprattutto la
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Il film fu presentato in concorso alla Mostra di Venezia, ottenendo il Gran Premio Speciale della
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ottenerne i diritti; furono necessari cinque anni per montare il progetto sul piano produttivo sotto
forma di miniserie a tre puntate; è sceneggiato da Laura Jones, con fotografia di Stuart Dryburg e il
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un lungometraggio in tre parti, anche se questo comportò il gonfiaggio a 35 mm e soprattutto la
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Il film fu presentato in concorso alla Mostra di Venezia, ottenendo il Gran Premio Speciale della
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Come evidenzia Anita Trivelli, Campion “ha perlustrato con finezza la sfera emozionale e la
complessità del desiderio femminile nella cultura occidentale”, osservando le dinamiche di potere
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un’esigenza di autoaffermazione e secondo modalità riconoscibili, tra cui un’attenzione per certi
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elementi primigeni creando momenti di tensione figurale che Campion, attraverso il lavoro sulla
luce, sul colore e sulla composizione formale, usa per esprimere un’istanza di autoriflessività
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Australia per girare Un angelo alla mia tavola, tratto dalla trilogia autobiografica di Janet Frame,
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vince ex-aequo la Palma d’Oro a Cannes, prima regista nella storia del festival; gira nel 1996 un
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Al Sidney College of the Arts scopre la passione per la creatività: con il corto sperimentale Tissues,
1980, entra all’Australian Film Television and Radio School dove si laurea in regia nel 1984; tre dei
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realizza La storia di una ragazza per il diploma e Fuori orario, 1984, Danza scatenata, 1985, e Le
due amiche, 1986, il suo esordio presentato a Cannes fuori concorso; nel 1989 presenta in concorso
Sweetie, realizzato con lo stile dei primi corti, con inquadrature sghembe e trattamento
antinaturalistico del colore, secondo un’ “estetica della frattura” e “del rovesciamento”;
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È un testo filmico di particolare pregnanza estetica, politica ma anche produttiva: rovescia il
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Una marca riconoscibile di autorialità, nel processo di costruzione del personaggio di Janet, è
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sguardo della cinepresa a quello della protagonista; attenzione a non cadere nello stereotipo “genio
folle”; attenzione a composizione dell’inquadratura, la luce, il colore e il paesaggio; il sonoro funge
da filtro memoriale; la partitura è costruita come un assemblaggio di temi originali neoceltici,