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WORLD CINEMA E IRAN, KIAROSTAMI E CLOSE UP - Coggle Diagram
WORLD CINEMA E IRAN, KIAROSTAMI E CLOSE UP
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alla sovversione): negli anni Quaranta si sviluppa una produzione nazionale. Dopo il tentativo colpo
di Stato nazionalista nel 1953, Mossadeq, sventato dalla CIA, riprende la crescita produttiva
imitazione dei modelli del cinema popolare indiano ed egiziano: Gheisar (Masud Kimiai, 1969) e
La vacca (Gaav, Dariush Merjui, 1970) inaugurano il “nuovo cinema iraniano”
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un’estetica di realismo sociale con elementi di critica sociale, visto con sospetto dalla censura, si
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confine; viene creato il Kanun, l’Istituto per lo sviluppo intellettuale dei giovani e degli
adolescenti;rivoluzione di Khomeini nel 1979, diversi registi presero la via dell’esilio e la
produzione cinematografica subì un crollo, con il cinema visto come arma di occidentalizzazione.
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Quest'etichetta condiziona la diffusione di numerose cinematografie non occidentali, è concepito da
e per l'uso di uno spettatore occidentale, nasce per identificare produzioni di cinematografie e
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ha indotto diversi registi a rendersi più riconoscibili accentuando i caratteri di localismo del proprio
cinema, secondo una strategia di autoesotismo più o meno marcato o consapevole.
L'interesse nel World Cinema permette a registi come Abbas Kiarostami, Amin Naderi, Bahram
Beyzai, Mohsen Makhmalbaf, Bahman Ghobadi, Jafar Panahi, Asghar Farhadi e ad altri di farsi
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1989, con Il ciclista e Il matrimonio dei benedetti; la notorietà internazionale arriva con Gabbeh
(1996), Pane e fiore (1996) e Il silenzio (1998), con uno stile non meno minimalista e rarefatto di
Kiarostami sul piano narrativo, attenzione al racconto in presa diretta della realtà del quotidiano,
sguardo sovraconnotato sul piano figurativo, ricerca di immagini suggestive; nel 1996 fonda una
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Attorno a Kiarostami, Panahi e altri si consolida un gusto più che una vera e propria scuola, con
film incentrati sulle vicissitudini di bambini con una prova da superare, con un’estetica naturalista,
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