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Antonio das mortes - Coggle Diagram
Antonio das mortes
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passaggi raccontati in presa diretta (no segmentazioni in montaggio analitico, si riprese in
continuità) con inquadrature girate in Campi Medi frontali/fisse, mentre nelle scene dal tasso più
marcatamente rituale, usa la macchina a mano, ma senza far salire i ritmi di montaggio; la
recitazione è straniata, antinaturalistica, enfatica e volutamente sopra le righe ed esaltata dai
costumi, che rafforzano la dimensione allegorica, da mascherata di tipi-sociali; il montaggio è a
blocchi, giustappone scene diegeticamente descrittive ad altre dal tasso di antinaturalismo epico più
marcato; utilizza la soluzione ejzenstejniana dell’overlapping editing; richiami al western di Sergio
Leone e Sam Peckinpah; la musica rafforza la componente epica, antinaturalistica e autoriflessiva
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quadratura psicologicamente fondata (“tipi” sociali alla Ejzenštejn), riconoscibili da elementi
personali, rappresentano altrettante posizioni all’interno di un quadro di rapporti di forze definito
nella società brasiliana; la presenza dell'angelo nero Antão è un doppio rinvio al neocolonialismo e
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una coproduzione tra Brasile e Francia; Rocha firma regia, soggetto e sceneggiatura, scenografia e
costumi; primo lungometraggio a colori; presentato in concorso al Festival di Cannes, vince il
premio per la regia ex-aequo con Tutti buoni cittadini, Vojtech Jasný, 1969.