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La storia rimossa della schiavitù dei rom - Coggle Diagram
La storia rimossa della schiavitù dei rom
Negli anni novanta volevo scrivere la mia tesi di dottorato sulla cultura tradizionale rom, dei
quali aspiravo a riaffermare l’identità etnica dal punto di vista di un’attivista alle prime armi,
ma non sapevo quasi nulla della loro storia di schiavitù.
Nel medioevo, la parola romena țigani indicava lo status giuridico di servo o schiavo, e non un
gruppo etnico. Ed ecco già due significati della parola: prima eresia, poi status giuridico fuori
del sistema gerarchico della società. Lo schiavo/țigani non faceva parte della struttura sociale,
si situava al di fuori di essa, era semplicemente merce di scambio ed era di proprietà del
principe, dei boiardi o dei monasteri. In seguito la parola țigani è rimasta nella memoria
collettiva romena ed è oggi usata nella lingua corrente con accezione dispregiativa.
Dopo una tale storia tragica, la società romena ha un enorme debito sia morale sia materiale
nei confronti dei rom, e quindi è doveroso prima di tutto il riconoscimento della schiavitù e la
ricostruzione della memoria collettiva rom e romena, il che presuppone molto più che
l’istituzione di una giornata dedicata alla liberazione dalla schiavitù (il 20 febbraio), così come
accade oggi.
La riconciliazione tra rom e società, in altre parole tra ex schiavi ed ex proprietari di schiavi,
La storia rimossa della schiavitù dei rom - Delia Grigore -
non si può realizzare se non, da una parte, attraverso il riconoscimento e l’accettazione della
storia da parte della società e delle istituzioni statali e, dall’altra, attraverso la ricostruzione
istituzionale dell’identità rom per ritrovare la dignità. Questo nella speranza che i figli dei rom
siano considerati, alla fine, cittadini a pieno titolo e mai più schiavi di fantasmi sulla loro
diversità.