Please enable JavaScript.
Coggle requires JavaScript to display documents.
Rossellini verso la modernità - Coggle Diagram
Rossellini verso la modernità
Il padre progetta le sale di Corso a piazza in Lucina e Barberini dove si appassiona al cinema; arriva
alla regia con La nave bianca (1941), gira Un pilota ritorna, 1942; L’uomo dalla croce, 1943, sul
tema della guerra con toni dimessi e antiretorici; gira Roma città aperta (1945) su alcuni episodi
della resistenza romana con Aldo Fabrizi e Anna Magnani, sceneggiato con Fellini e Amidei;
accolto nel 1945 con timidezza, esplode a New York e al Festival di Cannes nel 1946; nel gennaio
1946 inizia le riprese di Paisà, sceneggiato con Amidei e Fellini; gira Germania anno zero nel
1947.
Esplora le ragioni morali e spirituali dell’individuo, in un’Europa che ritrova il benessere ma si
scopre cinica e sempre più sorda alle ragioni dell’altro: nei film con la moglie Ingrid Bergman
ricerca un cinema de-drammatizzato, ellittico,rapide notazioni su gesti e paesaggi; apprezzato dai
critici dei Cahiers du Cinéma e futuri registi della Nouvelle Vague (François Truffaut). È il primo
tra i grandi registi italiani ad approdare alla televisione.
Paisà
Pensato come film a sette episodi con un soldato americano come protagonista, incontra
problematiche per il carattere indipendente della produzione; Rossellini riscrive la storia sul set e
gira quasi esclusivamente con attori non professionisti; presentato fuori concorso alla Mostra di
Venezia del 1946, vince tre Nastri d’Argento e diversi premi della critica negli Stati Uniti,
ricevendo una nomination agli Oscar per la sceneggiatura originale nel 1949.
Notazioni critiche
Il film contribuisce a erigere il doppio mito di un Rossellini maestro dell’improvvisazione e attento
a una restituzione meticolosa del reale (realismo=composizione formale e trattamento dei materiali
filmici); i sei episodi non vengono girati in sequenza e non tutti nei luoghi descritti nell’azione: il
plurilinguismo del film mescola segmenti di registrazione in presa diretta e passaggi realizzati al
doppiaggio, percepito dal pubblico come slittamento che dal livello della presa diretta cronachistica
sfocia nella notazione antropologica.
I segmenti sono uniti da una voce maschile impersonale all'inizio e più intima alla fine; il film è
tenuto insieme da rimandi e rime interne grazie alla presenza di costanti nelle logiche dei
personaggi-guida e dal ritmo episodio bellico in presa diretta/riflessione; confronto in ogni episodio
tra personaggio americano e italiano.
Bazin legge Paisà
Bazin considera il film non come costruito su episodi ma come “il primo film ad essere
l’equivalente rigoroso di una raccolta di novelle”, la cui costruzione (avvenimenti/lavoro per
frammenti/ellissi, no spiegazioni/raccordi) si esprime anche nella struttura interna dei vari segmenti.
Il film proietta Rossellini e Zavattini oltre il carattere composito del Neorealismo come contenitore
di pratiche collocate in un determinato periodo storico-culturale, nella direzione del cinema della
modernità.