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Il cinema francese degli anni Trenta Jean Renoir verso la modernità -…
Il cinema francese degli anni Trenta Jean Renoir verso la modernità
La regola del gioco
La genesi
Alla prima proiezione pubblica, il 7 luglio 1939, il pubblico reagisce molto severamente: Renoir
apporta tagli, ma il film viene comunque rifiutato provocando la chiusura della propria compagnia,
la Nouvelle Edition Française; la censura ne impedisce l'esportazione nel 1939 e sotto Vichy il film
viene bandito e il negativo distrutto nei bombardamenti; si tenta di distribuirlo nel dopoguerra in
versione mutila senza successo; nel 1959 il film viene restaurato e ridistribuito nel 1969 ottenendo il
successo meritato.
Notazioni critiche
Arco temporale ed ellissi temporali non chiaramente spiegati e di frasi che generano equivoci sulla
costruzione del tempo (rimaneggiamento sceneggiatura); elementi di rottura rispetto alle
convenzioni narrative del cinema classico:
convenzioni narrative del cinema classico:
• Intreccio basato su un'intera comunità sociale (no protagonista definito);
• I personaggi sono tutti sullo stesso piano, non ci sono star;
• I personaggi sono travolti dall'azione, non hanno uno scopo preciso;
• Durata del film non proporzionata alla brevità degli eventi raccontati, pochi e dispersi;
La modernità di Renoir. Notazioni stilistiche
La regola del gioco lo distacca dagli standard produttivi, narrativi e stilistici del realismo poetico,
anticipando elementi del cinema moderno degli anni Sessanta:
• Personaggi comuni senza forti motivazioni;
• Sceneggiatura con pochi eventi e molte digressioni;
• Ricorso privilegiato a inquadrature, scene e sequenze lunghe:
Lunghezza insolita inquadrature (336 vs le 500-800 medie Hollywoodiane); lavoro sul pianosequenza e sulla profondità di campo: recupera la profondità dello spazio e la continuità di ripresa
nel tempo per valorizzare il movimento (corpi nell'inquadratura/mdp nello spazio).
Il movimento è costruito su tre livelli:
• La superficie del quadro (sottolineatura centri d'attenzione);
• La profondità di campo (inserimento azioni parallele sullo sfondo, contrappunto con quella
in primo piano);
• Il rapporto tra campo e fuoricampo (allusione scena ripresa alle altre in corso attraverso il
sonoro);
Analisi delle sequenze
Arrivo di Jurieu al castello, long take di 1'20'' con monologo sull'amicizia; baruffa a tre
Schumacher/Lisette/Marceau, saggio di virtuosismo nell'uso del contrappunto primo piano/sfondo e
campo/fuoricampo; danza macabra, crepuscolo Europa borghese che sta per collassare con lo
scoppio della guerra, enfatizzata dai movimenti mdp e funzione “collante” del sonoro.
Considerazioni finali
Per Bazin l’uso congiunto di piano-sequenza e profondità di campo configurano un’estetica, una
metafisica e una posizione morale precisa (libertà di sguardo); Renoir non giudica i suoi personaggi
(Octave “A questo mondo esiste una cosa terribile: che ognuno ha le proprie ragioni”. Il quadro
d'insieme risulta impetuoso, nonostante i cambi di registro del film (commedia/farsa/dramma).
Il pessimismo che orienta la rappresentazione è controbilanciato da un’estetica euforica (movimento
mdp/personaggi): il lavoro sulla profondità di campo e sul piano-sequenza va interpretato come un
segno di realismo rappresentativo (teatro in cui ognuno recita il proprio ruolo).
La compresenza di opposti, realismo e teatralità è ottenuta con il lavoro sugli attori, articolato in
quattro momenti:
• La scelta del cast (in base alle caratteristiche fisiche/recitative);
• Preparazione pre-ripresa (lavoro con gli attori su sceneggiatura/dialoghi/profili presonaggi);
• Improvvisazione nella ripresa (valorizzazione recitazione dinamica);
• Gioco del dentro/fuori rispetto al ruolo (la libertà nella direzione consente agli attori di
entrare/uscire liberamente dal ruolo, sottolineando per paradosso gli elementi più teatrali e
artificiosi dei personaggi che interpretano).