Se in 8 e mezzo è esplicito, in entrambi abbiamo un protagonista identificabile con la soggettività felliniana e la sua presentazione del se (non è importante che Fellini fosse cosi o meno) nella dolce vita c’è una maggiore stratificazione, il tutto raccontato in uno scenario che dal punto di vista tecnico e stilistico è orientato ad un racconto epico. La dolce vita fa parte delle espressioni dell’epica moderna, nella riflessione di Pravadelli l’epicità un tentativo di raccontare il manifestarsi di una totalità, la dolce vita da una sensazione di ricerca del racconto di un tutto, il film è anche molto lungo per le norme dell’epoca (i film epici duravano così tanto, era il canone di via col vento, di cleopatra, girato negli anni 60), nel film si cerca di includere nel racconto una serie di prospettive, personaggi, e momenti che vengono raccontati nella loro durata, c’è un dimensione inclusiva.