Descrizione generale: la persona che gioca espone, con tono lamentoso o voce piagnucolosa, un suo problema.
Con il proprio racconto mira a perseguire più scopi:
1) evitare qualunque attribuzione di responsabilità rispetto al problema, presentando se stessa come sfortunata e Vittima di esso;
2) giustificare la propria passività, presentando il problema come irrisolvibile
3)essere valorizzata da chi ascolta che, riconosciuta la non risolvibilità del problema, approverà la sua passività.
La convinzione copionale da cui il gioco prende forme è "non riesco" quelle correlate "sono sfortunato" " gli altri sono cattivi" queste ultime servono a giustificare la passività.
Col propri lamentarsi il giocatore non chiede aiuto ma approvazione(riconoscimento) perché tutto rimanga com'è; poiché convinto che non saprebbe cambiarlo.
Non desidera consigli,né suggerimenti che, se arrivano, respinge deluso e insoddisfatto, ritenendosi non capito dall'altro. Assai di frequente però chi ascolta assume il ruolo di S e avvia il gioco complementare "Perche non..?" con cui propone soluzioni. A queste, il giocatore di "povero me" spesso risponde con transazioni "si,ma" rifiutandole e mirando a ribadire l'irrisolvibilità del problema.il gioco può avere per tema sociale qualunque aspetto della realtà, le aree da cui esso può derivare sono però solo tre: se stesso, gli altri, la situazione.
Nei casi più gravi, l'autocommiserazione e la passività si estendono a quasi tutti i campi dell'esistenza, segno di quanto grande sia la sfiducia nelle proprie possiiblità da parte del giocatore.
Chi fa questo gioco si pone come V nei confronti della realtà, il suo però è un atteggiamento psicologico che va distinto dalla condizione in cui può trovarsi una vittima reale.
La V psicologica rimane nel proprio immobilismo, autoconvincendosi che non può far nulla per cambiare la situazione, la V reale invece non può realmente cambiare la propria condizione perché privata della sua libertà.
Il giocatore di "povero me" invece si sente V a causa del divario che vive tra situazione ideale, ovvero come immagine che dovrebbe essere ciò di cui si lamenta, e situazione reale, come essa realmente è.In questo modo svaluta due alternative:
1) la possibilità di adoperarsi per mutare ciò che non gli piace.
2) la necessità di accettare ciò che non è possibile, momentaneamente o per sempre, cambiare.