La classificazione dei vulcani I vulcani possono essere classificati sulla base del tipo di eruzione. A un estremo vi sono le eruzioni effusive (eruzione hawaiana) e all'altro estremo le eruzioni esplosive (eruzione peleana); gli altri tipi di cruzione hanno caratteristiche intermedie. Il primo a proporre tale classificazione fu il geologo francese A. Lacroix (1867-1948), che distinse quattro principali classi di eruzioni: hawaiana, stromboliana, vulcaniana e peleana. Secondo una classificazione comunemente adottata è possibile riconoscere sei tipi di eruzione. • Eruzioni di tipo hawaiano: le abbondanti effusioni di lava basica poco viscosa danno origine a vulcani a scudo. Questi possono avere un cratere molto ampio (caldera), al cui interno può ristagnare un lago di lava e dare origine, soprattutto all'inizio dell'eruzione,a vere e proprie fontane di lava. • Eruzioni di tipo islandese: manca un apparato centrale e la lava, basica e poco viscosa, fuoriesce da lunghe fessure della crosta terrestre. Le continue eruzioni provocano espandimenti basaltici estesi per migliaia di chilometri quadrati, come quelli del Deccan, in India. • Eruzioni di tipo stromboliano (dal nome del vulcano Stromboli, nelle isole Eolie): sono caratterizzate dal susseguirsi di brevi esplosioni. Il magma ristagna all'interno del condotto, dove incomincia a solidificare. Il gas che si accumula a intervalli periodici (da qualche ora a qualche minuto) determina una piccola esplosione durante la quale sono lanciati in aria brandelli di magma incandescente che ricadono vicino alla bocca eruttiva; qui si accumulano in caratteristici depositi di scorie. • Eruzioni di tipo vulcaniano (dal nome di Vulcano, nelle isole Eolie): un magma più acido e viscoso di quello degli esempi precedenti determina un'attività più esplosiva. I gas si muovono verso la superficie con più difficoltà e la lava solidifica nella parte alta del condotto, ostruendolo. Quando la pressione dei gas diventa tale da rompere il "tappo", avviene una violenta esplosione; il magma eruttato trascina con sé numerosi brandelli della vecchia ostruzione, mentre dal cratere si alza una nube a forma di fungo. Roccamonfina Campi Flegre • Eruzioni di tipo pliniano (dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. descritta da Plinio il Giovane): sono eruzioni esplosive molto violente che producono la fuoriuscita di un getto di gas ad alta velocità, carico di pomici e ceneri. Si origina così una colonna eruttiva dalla caratteristica forma che ricorda la chioma di un pino e che può essere alta anche alcune decine di chilometri. Eruzioni pliniane particolarmente violente sono dette "'ultra-pliniane" e possono disperdere le ceneri prodotte dall'eruzione su vastissime aree. A Figura 8 I vulcani italiani attivi, quiescenti e spenti VULCANI ATTIVI, QUIESCENTI, SPENTI I vulcani si classificano anche in: • vulcani attivi: hanno mostrato attività negli ultimi anni. In Italia sono attivi l'Etna e Stromboli; • Eruzioni di tipo peleano (dal vulcano Pelee, nell'isola della Martinica): la lava è molto acida e viscosa e fuoriesce dal cratere quasi completamente solidificata, formando cupole o alte guglie. Spesso a queste eruzioni è associata la formazione di pericolose nubi ardenti: nuvole di gas e vapori caldissimi, con ceneri e minute goccioline di lava in sospensione, che precipitano lungo le pendici del vulcano ad altissima velocità. • vulcani quiescenti: sono in una fase di riposo temporaneo. Hanno mostrato attività negli ultimi 10 000 anni. In Italia sono quiescenti il Vesuvio (ultima eruzione nel 1944), Vulcano (ultima eruzione nel 1890) Campi Flegrei (ultima eruzione nel 1538) e Ischia (Epomeo); • vulcani spenti: la loro ultima eruzione risale a più di 10 000 anni fa. In Italia ricordiamo il Monte Amiata, vulcani laziali (Vulsini, Cimini, Vico, Sabatini) e Roccamonfina (Figura 8)