Nel canto 6 Dante pronuncia 2
invettive: la prima contro Firenze e la
seconda contro l'Italia. Nella prima
Dante afferma ironicamente che la città
toscana non deve preoccuparsi, perché
è piena di virtù civili, senso della
rettitudine e della legge (tanto da stare
davanti anche as Atene e Sparta), e
perché i suoi cittadini accorrono in
massa per ricevere cariche pubbliche
(ovviamente, per la loro sete di potere
e denaro). Dante, nella seconda
invettiva, definisce L'italia come sede
del dolore e nave senza timoniere in
una tempesta. Dante accusa
l'imperatore Alberto I d'Asburgo di
abbandonare l'Italia, diventata una
bestia sfrenata, mentre dovrebbe
essere lui a cavalcarla.Dante si rivolge
poi a Giove (Cristo), crocifisso in Terra
per noi, e gli chiede se rivolge altrove
lo sguardo oppure se prepara per
l'Italia un destino migliore di cui non si
sa ancora nulla