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SCUOLA SOVIETICA DEL MONTAGGIO pt2 - Coggle Diagram
SCUOLA SOVIETICA DEL MONTAGGIO pt2
Dziga Vertrov e l'utopia del cineocchio
Inizia come operatore, regista e supervisore di cinegiornali; dal 1921-1922 realizza dei film di
montaggio con i materiali dei cinegiornali con il fratello Michail Kaufman (operatore) e la moglie
Elisaveta Svilova (montatrice): sono i primi membri del kinoki, gruppo di lavoro fondato nel 1923.
Nel 1923 pubblica il primo manifesto sui kinoki sulla rivista Lef (la stessa di Montaggio delle
attrazioni di Ejzenštejn); pubblica articoli sul kinoglaz (cine-sguardo/sguardo potenziato dal
cinema); gira 23 numeri del cinegiornale Kinopravda (1925), un unico esperimento kinoglaz
vita colta sul fatto), Avanti Soviet! (1926) e La sesta parte del mondo (1926) che lo allontanano
dalla stima dei burocrati di stato. Dal 1928 lavora in Ucraina alla VUFKU di Kiev dove produce
L'undicesimo e L'uomo con la macchina da presa. Nel 1930 gira il primo film sonoro, Sinfonia del
Don o Entusiasmo e viene licenziato dalla VUFKU con accusa di formalismo. Nel 1934 realizza
Tre canti su Lenin.
La sua produzione di testi filmici e scritti teorici è considerata un punto di riferimento per il cinema
documentaristico e del reale.
Gli scritti teorici
Nel 1922 scrive Noi (Variante del Manifesto); carattere apertamente didattico con premessa storicocritica: la cinepresa è uno strumento dalle grandi potenzialità, nei termini del superamento dei limiti
dell’occhio umano, perché aspira a un’esplorazione profonda del reale, ma si tratta in buona
sostanza di potenzialità inesplorate perché il cinema è stato usato invece finora come strumento di
controllo sociale e di diffusione di valori borghesi.
Si scaglia contro il cinema costruito sulla sceneggiatura/recitazione e vuole rendere protagonisti del
cinema i “comuni mortali filmati nel quotidiano”.
Nell'ultima parte espone il lavoro in un circolo Kinoglaz come lavoro collettivo che supera il
modello dell'artista solitario borghese; il pubblico predestinato è operaio e contadino; il suo metodo
presuppone una divisione del lavoro (kinoki-osservatori, operatori, costruttori, montatori e tecnici di
laboratorio).
L'uomo con la macchina da presa
Girato nel 1928 e presentato in prima proiezione pubblica nel gennaio 1929; nei titoli di testa
figurano Michail Kaufman e Elisaveta Vertova; racconta la giornata ideale di un operatore sovietico
e diventa una riflessione allegorica sulla missione del cinema e sulla società sovietica.
Utilizza campi, piani e movimenti di macchina a fini attrazionali; nel montaggio è presente una
dialettica generale tra azioni/situazioni contemporanee con logica dell'associazione libera o affidata
a una scansione ritmica-musicale (impressionismo francese, Gance); importante lavoro sul sonoro
con partitura originale e intuizione potenzialità della radio. Il film è un inno alle potenzialità del
cinema come mezzo con critica al pubblico “distratto” che si accontenta della “magia” dei trucchi.