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MODERNISMO - Coggle Diagram
MODERNISMO
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un’entità «invisibile», non connotata in
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del referente, così da far prevalere
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l’emittente, che si propone come una forte
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IL CINEMA D’AUTORE, particolarmente quello italiano ha privilegiato come tema la crisi del soggetto.
David Bordwell parte dall’idea che il cinema moderno, rispetto a quello classico privilegia il personaggio all’intreccio, il personaggio è privo di obiettivi o motivazioni forti, che invece caratterizzavano il cinema classico. Il protagonista deve ammettere di vivere UNA CRISI fia.
L’istanza narrante non è più neutra come nel classico, ma come soggettività identificata nel regista. L’istanza del regista diventa elemento di interesse. NEL CINEMA MODERNO L’AUTORE DIVENTA L’ISTANZA DEL RACCONTO, conosciamo nel film la sua visione e interpretazione del mondo. Spesso il personaggio è alter ego dell’autore
• Esperienza del mondo filtrata dalla soggettività che solitamente è l’istanza autoriale, intesa come gruppo creativo. Spesso le narrazioni si confrontano con alter ego del regista
• Pluralità di stili, in un discorso legato alla trasformazione dello sguardo, e messa in discussione di un linguaggio universale. Il cinema moderno quindi privilegia una pluralità degli stili autoriali, di prospettiche, di ricerche diverse.
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un film di Godard siano analizzabili in funzione dei criteri del cinema classico non vuol dire che potremmo mai analizzare pianamente il film di Godard come classico, non avrebbe senso.
Nel momento in cui abbiamo un film come Pierrot le fue, in cui l’ordine delle inquadrature rispetto alla successione delle azioni è mescolato non possiamo ragionare in termine di ordine, coerenza, unità temporale
Parliamo di film che si propongono di riflettere e stravolgere la grammatica narrativa del cinema classico. Non infrangono le regole perché le ignorano, le conoscono.
È una modalità produttiva legata ad un certo cinema europeo, ma potrebbero essere adattati anche a determinate frange del cinema non europeo e non hollywoodiano, il third cinema, realtà dell’America del sud, del nord africa, realtà che guardano al cinema hollywoodiano come modello narrativo dominante e vogliono stravolgerlo.
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Un cinema che si confronta con trasformazioni tecnologiche di enorme interesse,
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Analizziamo “FINO ALL’ULTIMO RESPIRO” (À bout de souffle) di Godard, film particolarmente complesso (come spesso è con lui).
Si riflette sulla cultura popolare già dalle prime sequenze con l’inquadratura del giornale, e un richiamo del gesto di toccarsi le labbra di Humphrey Bogart. Si ha un inizio molto montato con varie riprese della mdp, con continui scavalcamento di campo. Si ha una dissolvenza con il paesaggi che si vede dal cofano della macchina. Si hanno montaggi con angoli inferiori a 30°. Si ha quindi un inizio in cui il protagonista non racconta nulla della narrazione, e il protagonista si rivolge direttamente al pubblico attraverso lo sguardo in macchina, rendendo il pubblico consapevole e subire lo sguardo della mdp che assume un potere sulla narrazione. La narrazione si lega completamente allo sguardo del protagonista in una dinamica di adesione, non da intendere come identificazione del personaggio.
Il linguaggio audiovisivo va ad essere costruito nella sua costruzione, quindi orientato a una complessità del rapporto con ciò che si costruisce in funzione del linguaggio audiovisivo e ciò che si costruisce con l’esperienza quotidiana quasi così come avviene. Si ha un forte uso dell’improvvisazione e dello spazio reale, erano anni senza richiedere permessi per girare all’aperto.
Un’altra scena vede due personaggi camminare per la Champs Elysée in un lungo piano sequenza, prima mentre i personaggi camminano di spalle e girandosi di fronte, fino al momento in cui il personaggi maschie abbandona la conversazione e la sequenza.
A differenza dell suspence della bomba e della gru in Touch of Evil, nel film di Godard abbiamo invece una serie di carrelli (macchina più bassa) in cui si ha un frammento di esperienza quotidiana, ovvero un dialogo tra un criminale e la fiamma del momento mentre lui cerca di convincerla ad andare a Roma. Questo propone una serie di informazioni narrative in un tempo orientato dalla ripresa che riflette sul linguaggio visivo del suo cinema.
le mdp sono più piccole, sono più leggere, non hanno bisogno di cavalletto (la grande innovazioni è la macchina a spalle), sono più sensibili, non c’era bisogno di una luce così elaborata, e avevano un mirino reflex per cui si poteva vedere quello che si inquadrava.
I set si semplificano, l’audio è in presa diretta c’è la possibilità di più catturare performance improvvisate (effetto notte di truffaut, c’è una scena in cui il personaggio non riesce a ricordare le battute e dice perché non possiamo fare come con Federico e diciamo i numeri, e truffaut, che interpreta il regista dice non è possibile giriamo in presa diretta).
Un gruppo di cinefili che si riuniscono intorno al cahier du cinema, erano registi che studiavano il cinema, anche se in modo amatoriale perché il cinema non era ancora materia.
Touch Of Evil’, ‘58 di Orson Welles
Trasformazione del linguaggio
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solleva in un movimento molto ampio e poi ritorna alla macchina in movimento fino ad arrivare ad inquadrare due personaggi (protagonisti) che camminano per strada, sempre poi il ritorno alla macchina e di nuovo ai personaggi che vengono fermati da un vigile e di conseguenza anche la macchina. La mdp fa' un unico movimento di ripresa. Fino ad arrivare al bacio dei personaggi interrotto dall’esplosione della bomba sotto la macchina. Quindi si ha un lavoro di coreografia estrema di inquadratura senza alcun minimo di stacco, se non solo quando si ha l’esplosione della macchina. Questa ricerca di una immagine spettacolare è quello che viene determinato dalla Novelle Vogue, ma non importante in quanto loro si basano sul linguaggio sofisticato senza che sia necessariamente spettacolare. La mdp vede un lavoro di d’ordinamento gestito da una gru e molto complicato nella coordinazione (es. recente 1917 con le riprese continue (piano sequenza) senza stacchi, anche se non si ha la gru).
Primo film della nouvelle vague ‘Le Pointe Courte’ di Agnes varda,
un film di cinema nel cinema, girato in tempo reale, il tempo della storia è il tempo reale, in 2 ore la protagonista va a vedere un corto girato da Agnes varda e interpretato da Godard, omaggio alla slapstick.