La storia del cristianesimo in età antica riguarda l'evoluzione e la diffusione del cristianesimo dalle sue origini, solitamente fatte coincidere con la nascita della prima comunità di Gerusalemme intorno agli anni 40 del I secolo, fino alla caduta dell'impero romano d'Occidente (476). Sebbene i primi "cristiani" fossero tutti di origine ebraica, ben presto iniziarono a essere convertiti anche i pagani e la nuova religione, anche grazie all'opera missionaria di Paolo di Tarso, iniziò a diffondersi per tutto l'impero romano. Nei primi secoli i fedeli di questa nuova religione vennero visti con sospetto dalla maggioranza della popolazione pagana, venendo spesso accusati ingiustamente e utilizzati come capro espiatorio, fino a subire vere e proprie persecuzioni che, intervallate da periodi di pace, continuarono da quella messa in atto da Nerone nel 64 fino agli inizi del IV secolo. Nonostante ciò, il cristianesimo si diffuse in tutte le grandi città dell'impero seguendo le principali vie commerciali. L'indipendenza di ogni comunità fu un terreno fertile affinché nascessero al loro interno delle difformità dottrinali, come nel II secolo, quando si affermarono lo gnosticismo cristiano e il montanismo. In risposta, grazie al lavoro di alcuni teologi come Ireneo di Lione, iniziò a formarsi il concetto di "ortodossia" contrapposto a quello di "eresia". Nonostante ciò, il cristianesimo dei primi secoli fu spesso lacerato da divisioni interne, come quella sorta nell'affrontare il problema dei lapsi, ovvero coloro che avevano abiurato per salvarsi dalle sanguinose persecuzioni.
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