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DA MELIES ALLA SCUOLA DI BRIGHTON pt2 - Coggle Diagram
DA MELIES ALLA SCUOLA DI BRIGHTON pt2
Il lavoro sul colore
Melies dipingeva a mano le pellicole, o manualmente con la coloritura a pennello o a tampone dal
1904 in poi.
Il metodo a tampone: sistema di colorazione meccanica del supporto basato sull’esistenza di una
copia positiva matrice, dalla quale venivano ritagliate le parti da colorare; questa copia veniva poi
appoggiata meccanicamente su un’altra copia positiva e ciascuna tinta veniva applicata sul film,
fotogramma per fotogramma, con tamponi o pennelli.
Il metolo del viraggio: più costoso, immersione della copia positiva in una soluzione chimica, che
saturava cromaticamente soprattutto le zone scure dell’immagine – le più chiare rimanevano
bianche; comportava un numero limitato di tinte.
Il metodo a imbizione: immersione della copia positiva in una tinta colorata, che colorava
soprattutto le parti chiare dell’immagine. Le più scure rimanevano nere ma permetteva un ventaglio
di tinte più articolato.
Notazioni di regia
Inquadrature fisse, ampie e frontali (imitazione visione a teatro) per la messa a frutto della
scenografia teatrale e delle potenzialità spettacolari dei trucchi; utilizzo quasi esclusivo della luce
naturale.
Montaggio primitivo dal pv narrativo ma complesso se si considera il montaggio fisico artigianale
di ogni fotogramma e dei relativi trucchi.
Sul piano tematico prevale il fantastico perché presenta molte occasioni per inserirvi trucchi.
Predilezione filone astronomico-fantascientifico.
Considerazioni conclusive sull’estetica di Méliès
Gira in 16 anni di attività, dal 1896 al 1912, più di 500 film, 3/5 dei quali sono andati perduti.
Divide le vedute cinematografiche in quattro categorie: le vedute all'aria aperta (modello Lumiere);
le vedute scientifiche (modello Marey); soggetti di composizione (racconti di finzione); vedute di
trasformazione/fantastiche (sua invenzione).
Adotta la stessa tipologia di messinscena in tutte le categorie (adattamento sistematico al cinema dei
mezzi del teatro, in particolare fiabesco).
Non costruisce un universo narrativo chiuso (Griffith), si basa su convenzioni sceniche note al
pubblico: il suo unico scopo è stupire il pubblico con i suoi trucchi (André Gaudreault, truccalità).