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((• Vedere, sentire, capire (non più): il cambio di paradigma degli anni…
• Vedere, sentire, capire (non più): il cambio di paradigma degli anni ’40
• - Non sono solo le donne ad avere difficoltà a collocarsi nella scena sociale e nella collettività: anche gli uomini hanno difficoltà a orientarsi nello spazio e a muoversi/agire in modo lineare ed efficace. I soggetti non sono più in controllo del corpo e dello spazio
• - I rapporti di causa-effetto non sono più così stringenti: ad esempio, incontri casuali segnano relazioni amorose torbide e tormentate.
• - Molte narrazioni non hanno più una soluzione narrativa soddisfacente (come detto prima), e anche le linee narrative si fanno intricate; la giustapposizione delle sequenze non produce una traiettoria con delle azioni motivate, ma propone una contaminazione fra soggetti diversi, il cui comportamento è dominato da pulsioni illeggibili, assumendo a volte qualsiasi forma del “contagio estetico”
• - Lo stile visivo si fa sempre meno motivato, sobrio, equilibrato e sempre più sensoriale e sensazionale
• - I soggetti non sono più in grado di interpretare immediatamente quello che vedono, non sanno padroneggiare lo spazio della narrazione, non sanno cosa vogliono, e le loro azioni non fanno più ottenere necessariamente ciò che pure desiderano
Il protagonista maschile vede una soggettività che si interroga sul come essere e agire nello spazio pubblico, soggettività sempre problematica, dove le difficoltà del personaggio maschile vengono tradotte attraverso una spettacolarizzazione del ruolo della mdp. Necessità di confronto con la metropoli e lo spazio urbano sempre più orientato al caos. Gli anni dell’immediato dopoguerra vi sono tante trasformazioni nelle città Urbane a livello di Boom Economico e modernizzazione. Si ha una necessità con il confrontarsi nello scenario pubblico e la spettacolarità delle città (es. New York si ha il fotografo Weegee legato a riviste che fotografava situazioni terribili (omicidi) e collabora alla produzione di un Noir sulla New York messa a nudo dove l’introduzione pone un confronto con gli aspetti diversi della città).
Si ha una serie di Noir che si confrontano sulla San Francisco che propongono delle fughe verso il mare. Si ha quindi una fascinazione per uno spazio e tipo di narrazione non lineare in quanto non si comprende la trama. (Ogni film richiede una analisi che mette in campo di questioni diverse, come l’essere visto (personaggio sotto controllo) e bloccato che porta il personaggio ad avere questo sogno di fuga.)
Nel film “L’ombra del passato” (Murder My Sweet - Edward Dmytryck,1944) il protagonista è continuamente picchiato e l’indagine porta a una poca chiarezza delle vicende. Il film si basa sul vissuto del personaggio che viene raccontato alla polizia. La sequenza del sogno si basa su un concetto psichico del personaggio. Non si hanno soggettive ma la soggettività del personaggio contagia il campo visivo della mdp. Infatti vi sono sequenze allucinatorie e oniriche che visualizzano lo stato alterato di coscienza del detective protagonista.
Nel film “Dark Passsage” (La fuga - Delmer Daves, 1947) il protagonista, vuole cambiare faccia per non essere riconosciuto come detenuto scappato. La soluzione del film è quella di sperimentare con la soggettiva, in quanto lo stesso film è girato in soggettiva Film girato in prima persona. L’atto narrativo come atto di visione. Si ha una convergenza fra stile di regia
spettacolare, necessità divistiche (il protagonista - Humphrey Bogart - cambia connotati attraverso un’operazione chirurgica a metà film) e forme dell’immaginario.
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La convergenza stilistica e narrativa fra noir e woman’s film è perfetta nel caso di Mildred Pierce (Il romanzo di Mildred, Michael Curtiz, 1945). Il film si apre con un omicidio, e i flashback sono orientati a scoprire chi abbia ucciso Monte Beragon. Ruota tutto intorno alla protagonista.
Il racconto è portato avanti da sua moglie Mildred (al suo secondo matrimonio dopo aver cacciato di casa il marito fedifrago Bert Peirce), e in realtà si concentra sulla sua traiettoria di casalinga tradita, poi donna d'affari, e soprattutto madre tormentata di Kaye Veda.
Lo stile visivo oscilla fra le forme del noir per il presente e quelle dello woman’sfilm per il passato:
- spazi di difficile leggibilità intrappolano i corpi dei personaggi, sottoposti a varia violenza nel presente. La trama è dominata dalla soluzione dell'omicidio da parte della polizia.
- spazi domestici e familiari, abitati dal corpo sensuale ma anche materno di Mildred nel passato. Le relazioni fra i personaggi e le dinamiche familiari sono al centro del racconto di Mildred, che non propone alla fine alcuna motivazione reale per i comportamenti ma illustra il desiderio tormentato di una madre ambiziosa.
Infatti la prima parte fa riferimento all’omicidio, le crisi dei personaggi, e dall’altra parte si hanno gli spazi domestici vissuti dalla donna (che desidera e che è desiderata). Il film “Mildred Pierce” ha una struttura diversa rispetto al romanzo. Le prime 4 sequenze determinano il passo della trasformazione.
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Prima sequenza: Quello che si capisce all’inizio è che si ha un omicidio (che poi si scoprirà essere il secondo marito), dove la protagonista del film è disperata, ovvero Mildred. Quindi si propone una citazione di turbamento e crisi che ha portato a un omicidio, dove si ha una continua spettacolarizzazione delle immagini dove il movimento di macchina inutile tede ad identificare un momento simbolico e spettacolare nella ripresa prima dello specchio e successivamente sul volto della protagonista in crisi. Scoperto il cadavere, Mildred viene portata nel commissariato.
Nella scena del commissariato si ha un totale del palazzo e successivamente l’interno che viene determinato da una musica tenebrosa. Nel dialogo in commissariato si ha una indecisione della donna, cercando di far ricadere la colpa dell’omicidio su un uomo (ovvero il primo marito). Inoltre la protagonista si trova circondata da personaggi maschili che lei stessa ignora. Prima del flashback, si ha una costruzione del racconto dove si deve scoprire chi è l’assassino, e oltretutto ci mette in evidenza che il commissariato sa già chi ha ucciso il secondo marito (Mildred stessa).
Tutto il film si basa sul flashback di Mildred dove si deve capire chi e perché si ha l’uccisione dell’uomo. L’elemento interessante è che personaggi nel commissariato non fanno caso a lei, e la prospettiva del woman’s film è presente in quanto si mette in evidenza il perché lei abbia divorziato dal primo marito. Durante il flashback Mildred racconta il suo passato, la sua vita da donna domestica.
Si ha una doppia dinamica che vede un passaggio dallo stile noir iniziale al passaggio del flashback che racconta delle problematiche di questa donna domestica.
Analisi di DARK PASSAGE - LA FUGA:
Nei titoli di testa si vede un piano totale del paesaggio, poi una torretta di uno stabilimento, un percorso dove si ha un ufficiale che cammina, e di nuovo un piano totale del paesaggio che si sposta poi sul movimento del mezzo. Dai titoli di testa si vede inoltre un’evidenza di soggettività problematica. Successivamente si ha la scena della macchina dove alla radio mandano l’annuncio del detenuto scappato. Il protagonista picchia il personaggio al volante. Inoltre si ha una dissolvenza incrociata velocissima per nascondere il taglio di montaggio da una inquadratura a un’altra. Questo per dire che è un film che lavora sullo sguardo e atto narrativo come atto di visione e l’utilizzo della voce del divo che mette in evidenza una soggettività problematica. (non importante: Film girato in prima persona come il recente film Hardcore di Ilya Naishuller)