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CINEMA EUROPEO DEGLI ANNI ’10 pt4 - Coggle Diagram
CINEMA EUROPEO DEGLI ANNI ’10 pt4
Sjöström e I proscritti
È uno degli autori più importanti del cinema muto europeo degli anni Dieci: lavora su melodrammi
dalla solida struttura, incentrati sul peso del fato, con una recitazione misurata, l'utilizzo
dell'ambiente come elemento espressivo dell'azione, la messinscena basata sulla profondità di
campo.
Il film che lo impone all'estero è I proscritti, 1917, dal dramma di un autore islandese che il regista
aveva già diretto e interpretato a teatro nel 1911.
La durata è di 2 ore e mezza, il racconto è articolato in 7 atti; è caratterizzato dall'andamento non
lineare (flashback/ellissi temporali); le didascalie svolgono un’azione di riassunto di zone narrative
non visualizzate, descrizione dell’azione, trascrizione di dialoghi, commento ideologico/poetico.
Sjöström interpreta il protagonista; il film è girato in esterno sulle montagne della Lapponia; a.
l'utilizzo degli scenari, della luce naturale e il realismo della fotografia, scenografia, costumi e della
recitazione sono un valore aggiunto al film.
ESTRATTO: I proscritti (Berg-Ejvind och hans hustru, Victor Sjöström, 1917)
Notazioni critiche
Uso espressivo del colore nei viraggi; lavoro sulla luce, luce naturale di taglio negli esterni e di una
luce artificiale negli interni (chiaroscuro accentuato); ampio ventaglio di campi e piani nella retorica
filmica; primi piani incorniciati da mascherino circolare e con luce di taglio; scarsi movimenti di
macchina; montaggio analitico/più inquadrature per visualizzare il medesimo spazio: raccordo
sull’asse, raccordo a 180°, campo/controcampo, doppie dissolvenze per scandire le cesure narrative.
Viene distribuito in Svezia il 1 gennaio 1918, ha un grandissimo successo anche all'estero (in
particolare in Francia); è il primo film svedese ad essere distribuito sulla scena internazionale.
Con Il carretto fantasma, 1921, Sjöström è consacrato come uno dei registi più maturi del cinema
mondiale, con un intreccio complesso, ricco di flashback, una messinscena virtuosisistica, uso
ricorrente di sovrimpressioni che insiste sull’immagine fantasma di un carretto. È l'ultimo lavoro
svedese del regista, che si trasferisce ad Hollywood nel 1924 e dove gira Il vento.