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CINEMA EUROPEO DEGLI ANNI ’10 pt2 - Coggle Diagram
CINEMA EUROPEO DEGLI ANNI ’10 pt2
Cabiria
Prodotto dalla Itala e diretto da Pastrone, presentato la prima volta nell'aprile 1914, rappresenta il
vertice della parabola evolutiva del cinema italiano muto.
Segue la formula del Film d'Art:
• Ampio respiro narrativo del racconto (3h20);
• Ricchezza del budget (1 milione di lire);
• Ripresa della romanità (vittoria su Cartagine);
• La collaborazione di D'Annunzio (cambia il titolo, supervisiona le didascalie);
• La partitura musicale di Ildebrando Pizzetti;
Il film diventa un evento culturale e mondano sia in Italia che all'estero, dove ispira Griffith e De
Mille; non compare il nome di Pastrone (utilizzava lo pseudonimo di Piero Fosco), si fingeva che il
film fosse stato realizzato da D'Annunzio per accrescerne l'interesse tra le classi agiate.
Notazioni critiche
Ricchezza e complessità delle scenografie e l’utilizzo delle masse a fini spettacolari; messinscena
basata sulla composizione spaziale in profondità, tendente alla rappresentazione di uno spazio
tridimensionale ed ottenuta grazie all' uso del carrello in profondità/ sagittale (“carrello Cabiria”);
poche sequenze con mdp oltre il campo medio, pochissimi dettagli, pochi raccordi sull’asse in
avanti/all’indietro; utilizzo frequente del montaggio alternato (da visione totale a parziale); uso
drammatico ed espressionistico della luce artificiale ed esposizione multipla (sequenza eruzione
Etna).
La sequenza della “sinfonia del fuoco” è un film nel film, con un dispiego totale di tutte le risorse a
disposizione; lo stile visivo è debitore al teatro lirico; grande utilizzo del carrello e della mobilità
mdp; il totale esterno del Tempio di Moloch è una delle immagini più celebri dell'età d'oro italiana
ed è ripreso in Metropolis (Fritz Lang).
Il movimento del carrello sembra trasportare lo spettatore all'interno della scena (è stato anche detto
che la scena sembrava avvicinarsi): segue traiettorie diagonali non per fini narrativi ma secondo una
logica propria ed estranea all'azione, presentandosi come un'attrattiva di ordine spettacolare
indirizzata all'occhio dello spettatore; non è facilmente avvertibile per la sua lentezza e rappresenta
un procedimento subliminale, che si lascia avvertire dallo spettatore senza attirarne l'attenzione.
Il lavoro su luce e colore
L'operatore Segundo de Chomon fa un ottimo lavoro sull'utilizzo della luce artificiale; il colore è
usato in modo espressivo, virato in dodici tonalità diverse; la recitazione è eterogenea, non tutti gli
interpreti erano professionisti; sul piano della rappresentazione il film introduce delle convenzioni
precise sulla rappresentazione dell'altro (blackface e rappresentazione superstiziosa del popolo
cartaginese).