Quest’opera, Hello World!, si compone di migliaia di videoconferenze, tutte in movimento (non sono scatti). È chiamato da Fontcuberta come un diario collettivo, fatto di discorsi di singole persone che danno l’idea di qualcosa di molto vasto>ogni video contiene una persona, con le sue felicità, gioie ma anche dolori. Questa riflessione sul selfie, partita dalla denuncia della chiusura di ciascuno su se stesso, viene riletta in una chiave democratica.