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Pericle e l'imperialismo marittimo di Atene - Coggle Diagram
Pericle e l'imperialismo marittimo di Atene
2.1 la riforma democratica di Efialte e l'ascesa al potere di Pericle
All’esilio di Cimone seguì un periodo di confusione interna nel partito aristocratico, privato di una guida stabile.
Efialte seppe approfittarne e nel 462 a.C. riuscì a far approvare una riforma che limitava fortemente il ruolo dell’areopago, a cui rimaneva solo la competenza sugli omicidi, mentre gran parte dei suoi poteri venne trasferita alla bulè e all’assemblea.
Un cambiamento di questa portata, che minava alla base il potere oligarchico, provocò ovviamente contrasti durissimi. Nel 461 a.C. Efialte venne ucciso dagli avversari, ma la sua opera fu continuata da un giovane uomo politico che si era già fatto notare sostenendo l’accusa contro Cimone: Pericle.
Appartenente da parte di madre agli Alcmeònidi, famiglia di antica nobiltà ma tradizionalmente vicina agli interessi popolari, Pericle si impose capo del partito democratico grazie al suo straordinario carisma, e dominò la scena politica di Atene per oltre trent’anni, dal 461 fino alla sua morte, nel 429 a.C.
Egli fu eletto più volte stratego, ma anche quando non ricoprì cariche pubbliche, guidò la città grazie a un larghissimo consenso e a un’indiscussa autorità politica. Infatti questo periodo è anche chiamato età di Pericle
2.3 la politica interna di Pericle
Per raggiungere i suoi scopi, in politica interna Pericle promosse coraggiose e radicali riforme democratiche. Introdusse il principio del sorteggio per tutti gli incarichi che non richiedessero particolari competenze tecniche
Rese accessibile la carica di arconte, normalmente riservata ai ceti aristocratici, prima agli zeugiti e poi persino ai teti
Ma prendere parte ai lavori del tribunale dell’eliea o a quelli della bulè distoglieva dalle proprie attività
Per questo, Pericle previde la retribuzione delle cariche pubbliche, introducendo un principio che verrà ripreso solo dalle moderne democrazie del XX secolo: l’eletto riceveva un’indennità che, per quanto bassa, rendeva effettivo il diritto di partecipare alla vita politica della polis.
Tuttavia occorre specificare che Pericle, se si impegnò ad allargare la partecipazione dei cittadini alla vita politica della città, d’altra parte fissò anche stretti limiti per l’accesso alla cittadinanza.
Secondo una nuova legge erano cittadini ateniesi solo coloro che erano nati da genitori entrambi ateniesi. Restavano tagliati fuori tutti gli immigrati, i meteci e i figli di matrimoni misti, cioè una porzione significativa della popolazione dell’Attica
2.5 Atene si impone su tutte le poleis della lega di Delo
L’imperialismo di Pericle in politica estera non si limitò a colpire i nemici dichiarati di Atene, ma venne gradualmente esteso anche a tutte le poleis che rientravano nella sfera d’influenza della città, in primo luogo quelle che avevano aderito alla Lega di Delo.
Il conflitto con la Persia aveva fornito un pretesto sufficiente per spostare ad Atene il tesoro della Lega (454 a.C.), prima custodito sull’isola di Delo. Inoltre furono modificati quelli che erano i patti iniziali della Lega: anziché fornire le triremi da guerra, molte póleis furono obbligate a pagarne semplicemente i costi ad Atene
Centralizzare le risorse economiche della Lega di Delo aveva sicuramente dei vantaggi, tuttavia è innegabile che il peso politico-militare dei membri della Lega venne radicalmente ridotto, aumentando per contro quello di Atene.
In aggiunta, Pericle incentivò la fondazione delle cleruchie, colonie di ateniesi nei territori della Lega. In questo modo Atene otteneva un duplice scopo il principale era: creava guarnigioni armate a lei fedeli, utili sia in caso di attacco esterno sia per prevenire eventuali rivolte dei membri della Lega.
Per trasformare la Lega in un docile strumento della propria supremazia, Atene si intromise pesantemente anche negli affari interni delle póleis
Arrivò a far celebrare in Atene tutti i processi più importanti, in modo da proteggere i suoi sostenitori nel caso fossero incriminati. Se il controllo politico non bastava, Atene ricorreva alla forza: in diverse occasioni la città attica intervenne militarmente contro le póleis che volevano lasciare l’alleanza.
In questo modo Atene arrivò progressivamente a esercitare quella che diversi storici hanno definito una forma di imperialismo marittimo nei confronti degli altri membri della Lega, non più “alleati” ma sottoposti da ogni punto di vista al suo dominio.
Forte della posizione raggiunta, Atene puntò ad allargare la propria sfera d’influenza a spese di Sparta, alleandosi con Megara, una polis situata sull’istmo di Corinto che faceva parte della Lega del Peloponneso.
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2.4 si prepara l'attacco alla Persia
Il secondo passo che Pericle compì per consolidare il potere del demos fu attuare una politica estera aggressiva, che sfruttava al massimo la forza marittima di Atene e il sistema difensivo delle Lunghe mura.
La fortificazione del porto del Pireo venne rinforzata e si aggiunse un nuovo bastione che includeva l’antico porto del Falero, per rendere inaccessibili la città e i suoi scali marittimi.
Una volta compiuti questi aggiustamenti, Pericle era pronto a prendere le armi per estendere l’influenza ateniese oltre l’Egeo. E fu proprio verso la Persia, che Pericle rivolse lo sguardo.
Dopo un primo tentativo fallimentare, attaccò a più riprese Cipro, isola sotto il dominio persiano, riportando una serie di successi ma non una vittoria definitiva.
Lo scontro con la potenza persiana, caratterizzato da fasi alterne, si concluse nel 449 a.C. con la pace di Callia
in cambio dell’impegno di Atene a non intervenire a Cipro e in Egitto, i Persiani riconoscevano la supremazia greca sull’Egeo e la piena autonomia delle colonie ioniche
2.2 Pericle alfiere del demos
La chiave del successo di Pericle consiste nella capacità di leggere i profondi cambiamenti sociali in atto e nella scelta di appoggiare il demos
Lo sviluppo della flotta, infatti, aveva rimesso in discussione il ruolo dei teti. Questi erano i cittadini nullatenenti che, erano sempre stati impegnati nella fanteria leggera
Ora però i teti si imbarcavano come marinai e rematori sulle triremi, le navi che avevano permesso le vittorie sui Persiani e da cui dipendevano il dominio ateniese dell’Egeo e la ricchezza della città.
Se si pensa che la Lega di Delo manteneva in esercizio oltre 100 triremi e che ognuna imbarcava circa 170 rematori stipendiati, è facile capire che la flotta da guerra costituiva una risorsa per migliaia e migliaia di cittadini poveri, e che questi avevano ormai assunto un ruolo militarmente più importante di cavalieri e opliti.
L’aspirazione del demos a una completa isonomia, cioè all’uguaglianza davanti alla legge, era ormai pienamente legittima e trovò in Pericle un abile sostenitore e interprete