Please enable JavaScript.
Coggle requires JavaScript to display documents.
GLI STANDARD DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA E L’INTEGRAZIONE…
GLI STANDARD DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA E L’INTEGRAZIONE CONTRATTUALE VERTICALE
Gli standard della grande distribuzione organizzata
LO STANDARD BRC
Nel 1990 nasce il British Retail Consortium.
Nel 1998 è pubblicato lo standard “Technical Standard
Dal 2018, è entrata in vigore la versione 8 dello standard, oggi denominato Global Standard for Food Safety (GFSF)
LO STANDARD IFS
2001: costituzione di un gruppo di lavoro di retailer tedeschi Federazione delle unioni commerciali tedesche (HDE)
Associazione dei grossisti e distributori francesi (FCD) si unisce al gruppo di lavoro IFS.
Nel 2007, è stata pubblicata la versione 5 dello Standard IFS ai cui lavori hanno partecipato anche Federdistribuzione, ente che organizza e rappresenta la grande distribuzione organizzata italiana, Ancc e Ancd
Standard BRC e IFS sono praticamente identici – lavoro di standardizzazione (per ridurre e semplificare la mole di lavoro)
Gli standard BRC e IFS sono rivolti alle imprese del settore secondario (imprese di trasformazione).
I principali contenuti degli standard BRC e IFS
Sistema HACCP - Hazard-Analysis and Critical Control Points. È un protocollo (ovvero un insieme di procedure) volto a prevenire le possibili contaminazioni degli alimenti.
Metodo volontario - analizzare le singole attività (es: controllo della temperatura), individua i fattori critici, come tenerli sotto controllo (monitoraggio), stabilisce le azioni correttive (sistema di auto controllo igienico sanitario dei prodotti)
ISO 9001 – Sistemi di gestione per la qualità (requisiti volti all’organizzazione efficiente di tutti i processi aziendali). Organizzare le attività produttive (comunicazione, approvvigionamento, commerciali e marketing), garantire al cliente il soddisfacimento delle forme contrattuali (controllo delle qualità dei processi)
Controllo ambienti di lavoro, prodotti, processi
Gestione del personale
LO STANDARD GLOBAL – GAP
È nato per i prodotti ortofrutticoli, principale esigenza dei retailer occidentali (avere arance, insalata tutto l’anno).
Poi ha coperto altri prodotti (piante, produzioni cerealicole).
Lo standard GLOBALGAP si rivolge ad imprese del settore primario
I principali contenuti dello standard Global GAP
Il protocollo prevede la gestione di requisiti relativi a:
Rintracciabilità;
Aspetti ambientali
prodotto
salute degli animali;
salute e sicurezza dei lavoratori e le loro condizioni di lavoro;
elementi relativi alla gestione aziendale.
Gradualmente sono stati prodotti altri standard, volti a rispondere alle attività di specifici attori lungo la filiera
IFS HPC
Aziende che lavorano o trasformano prodotti non alimentari quali cosmetici, prodotti per la casa o di uso quotidiano
IFS Logistics
Aziende di servizi che trattano logisticamente merci confezionate a nome di terzi
IFS Cash & Carry/Wholesale
Aziende che commerciano la propria merce sfusa
IFS Brokers
Aziende che acquistano merci senza venirne direttamente a contatto e le consegnano direttamente ai propri clienti
IFS Food
Fabbriche che lavorano o trasformano prodotti alimentari
La marca commerciale ha affrancato l’impresa di distribuzione (retailer) dalla dipendenza dei fornitori che sono diventati difficilmente individuabili dal consumatore e quindi facilmente sostituibili dal retailer, che è il proprietario della marca del prodotto. Agli occhi del consumatore, il retailer è il produttore.
Il principale è colui che propone il contratto di fornitura e che si trova nella posizione di leader mentre l’agente è in posizione subordinata al principale.
Il principale colui che detta le condizioni (leader, industria che produce e trasforma)
Agente colui che accetta le condizioni (intermediario, posizione subordinata al principale)
Questo fenomeno si configura come una inversione del rapporto tra produttore e impresa di intermediazione che, tradizionalmente, individua nel produttore l’operatore principale e nell’impresa di intermediazione o di distribuzione l’agente.
Inversione del rapporto: principale agente
Principale è la GDO, l’intermediario. (la GDO entra negli stabilimenti di produzione, so come sono svolte le attività produttive); la GDO detta le condizioni all’industria e al settore primario
Agente ha una posizione subordinata (impresa che produce e trasforma)
Inversione favorita dalla marca commerciale
Tale rovesciamento di ruoli, in cui la impresa di distribuzione svolge le funzioni dell’operatore principale, assicura distribuzione il controllo verticale della filiera: definisce le caratteristiche del prodotto richiesto ed esercita il controllo sulle operazioni di produzione dei propri fornitori attraverso i “contratti di filiera” e/o imponendo l’adozione di standard privati di certificazione
Il controllo verticale da parte dell’impresa di distribuzione permette di ridurre l’asimmetria informativa e i costi di transazione (cioè di contatto, negoziazione, esecuzione e controllo) migliorando l’efficienza complessiva
La situazione di integrazione verticale aumenta l’efficienza complessiva del sistema e comporta un incremento del profitto aggregato.
Che cosa significa massimizzazione del profitto aggregato?
L’integrazione verticale massimizza il profitto di entrambi gli agenti che operano nel mercato: retailer e produttori a marchio (=produttori per conto terzi
Inoltre, beneficia dell’integrazione verticale anche il consumatore perché conduce alla riduzione dei prezzi al consumo.
La forma di mercato che si configura nel rapporto retailer – produttore a marchio è l’oligopsonio.
L’oligopsonio è la forma di mercato in cui la domanda è composta da pochi acquirenti e l'offerta è frammentata in una moltitudine di soggetti offerenti
Oligopsonio: prevalgono pochi grandi compratori ed è la domanda a dominare il settore
Concentrazione al livello della domanda
Polverizzazione al livello dell’offerta
L’oligopsonio competitivo:
gli acquirenti concorrono tra loro per ottenere le migliori condizioni di acquisto.
L’oligopsonio collusivo:
gli acquirenti si accordano per adottare il medesimo comportamento e strappare condizioni migliori di acquisto sul mercato.
Nel caso di oligopsonio collusivo, non si verifica la massimizzazione del profitto aggregato
Riduzione del prezzo pagato ai produttori, i quali sono costretti ad abbassare la curva dei prezzi di offerta. Il distributore sposta verso il basso la curva dei costi marginali, che permette di ridurre i prezzi al consumo e di aumentare la quantità domandata, incrementando l’area di profitto del distributore.
L’analisi permette di evidenziare l’inversione del rapporto tra produttore ed impresa di distribuzione, che pone quest’ultimo in posizione preminente nel controllo verticale di filiera
Le conseguenze sono:
aumento del profitto del distributore;
selezione delle aziende produttrici ammesse nel mercato
riduzione dei prezzi al consumo
GDO: svolge ruolo di selezione e razionalizzazione del mercato (seleziona le imprese più efficienti)