tratta di questioni gnoseologiche, si concentra principalmente sulle tesi di Parmenide, ovvero l'identità tra dire, essere e pensare e l'enunciato "l'essere è e non può non essere, il non essere non è e non può essere". Queste due tesi vengono trasportate sul piano gnoseologico: come fa ad avvenire la conoscenza? Conoscendo ci dovrebbe essere un salto dal non sapere (non essere) al sapere (essere), ma questo è assurdo perché il non essere non può essere. Al contrario, se sapessimo già, la conoscenza sarebbe di per sé inutile, perché appunto sapremmo già. La conoscenza, quindi, o presuppone se stessa, o presuppone un salto dal non essere all'essere. A questo punto, però, non si presenta solo il problema della conoscenza, ma anche del fatto che se una cosa viene detta, a causa dell'identità dire-pensare-essere, necessariamente quella cosa è. Come può un non essere, venir detto? Dovrebbe essere. Socrate risponde a tutto ciò dicendo che solo la sapienza può essere insegnata ed essa può essere insegnata solo amandola, quindi attraverso la filosofia. Ma come si può amare senza sapere cosa si ama? Si ama la difficoltà del percorso in cui ci si immerge, quindi dell'interrogarsi. In sostanza non c'è una reale conclusione o soluzione.