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LO SFRUTTAMENTO MINORILE NELLE PIANTAGIONI DI CACAO
1.Nel dicembre del 2020 la Corte Suprema degli Stati Uniti accusarono i colossi Nestlé e Cargill di aver favorito la schiavitù infantile nelle coltivazioni di cacao in Costa d'Avorio. Questo è un fenomeno radicato che riguarda oltre due milioni di bambini sfruttati in coltivazioni di cacao tra Ghana e Costa d'Avorio che non sono proprietà diretta delle aziende ma dei loro fornitori.
2.Alla base di tutto c’è una sproporzione enorme dei guadagni, infatti l’industria del cioccolato vale 130 miliardi di dollari e si fonda sulla filiera della produzione e della lavorazione del cacao, i cui lavoratori nei Paesi esportatori guadagnano meno di un dollaro al giorno. Si tratta di abusi che alimentano la povertà nei Paesi coinvolti, contribuendo a farli rimanere in uno stato di dipendenza dalle multinazionali e dai Paesi ricchi, oltre a danneggiare i bambini, che riportano traumi mentali e fisici a lungo termine.
Per i produttori locali è impossibile sostenere i costi della coltivazione e questo li spinge a impiegare anche i bambini, che così restano esclusi dal sistema scolastico, sono esposti a condizioni di lavoro pericolose e vengono pagati anche meno degli adulti.
3.Il problema non è in rapida via di risoluzione. Nel 2019 è stato innalzato del 20% il prezzo minimo del cacao per garantire ai produttori un reddito sufficiente. Misure che non hanno ancora risolto il problema del lavoro minorile, come dimostrano le rilevazioni del Norc (National Opinion Research Center) dell’Università di Chicago, da cui emerge che nel 2019 il 45% dei bambini che vivevano in famiglie di agricoltori nelle aree di produzione lavorava.
I commercianti e i produttori di cacao, molti dei quali hanno la loro sede in Svizzera, hanno ricevuto gravi accuse. Un rapporto ha rivelato infatti che sono stati fatti pochi progressi nella lotta contro il lavoro minorile nell'Africa occidentale.
Stando a un'indagine svolta dal Centro nazionale di ricerca NORC dell'Università di Chicago nelle regioni della Costa d'Avorio e del Ghana, la quota del lavoro minorile nelle piantagioni di cacao è aumentata del 14%
4.Noi possiamo dare il nostro contributo cambiando stile di vita, chiedendo maggiore trasparenza da parte dei marchi dell’industria cioccolatiera e dei rivenditori, facendo attenzione alla qualità e alla provenienza del prodotto di base, con certificazioni che attestino un equo compenso, un giusto trattamento dei lavoratori e il rispetto dell’ambiente.
Questo impegno deve però essere sostenuto soprattutto dalle aziende con il maggiore potere economico, perché monitorino le condizioni di vita dei coltivatori impiegati dai loro fornitori e agiscano di conseguenza per garantire il rispetto dei diritti umani e del Pianeta. Sono i governi e le organizzazioni internazionali a dover poi pretendere trasparenza e fare pressioni sulle aziende, impegnandosi per liberare i Paesi in via di sviluppo da una nuova forma di colonialismo, forse meno visibile, ma non per questo meno dannoso.
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