I socialisti erano divisi in due correnti: i RIFORMISTI, guidati dal leader Filippo Turati, disposti a collaborare con il governo per una politica di riforme, e MASSIMALISTI, guidati dal direttore dell'AVANTI, Giacinto Menotti Serrati, che sostenevano la necessità di una rivoluzione che avrebbe provocato il crollo dello Stato borghese e preparato l'avvento di una società socialista.
Nel 1921 una scissione interna diede vita al PARTITO COMUNISTA D'ITALIA, ispirato al bolscevismo russo. Tra i dirigenti emersero Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti.