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LA DITTATURA FASCISTA IN ITALIA - Coggle Diagram
LA DITTATURA FASCISTA IN ITALIA
MUSSOLINI
si adoperò per affermare in Italia un regime totalitario e dittatoriale.
le LIBERTA' civili, politiche e sociali vennero SOPPRESSE;
l'attività legislativa fu sottratta all'assemblea e affidata a Mussolini;
I membri del parlamento dovettero indossare la camicia nera;
I partiti furono sciolti , tranne quello fascista;
si instaurò la PENA DI MORTE;
si abolirono le libere elezioni;
soppressa la figura del sindaco sostituita con quella del podestà;
la stretta di mano fu sostituita dal braccio alzato.
POLITICA SOCIALE ED ECONOMICA
Mussolini attuò una politica di accentramento:
leggi che rendevano illegali gli scioperi
abolizione dei sindacati che vennero sostituiti dalle "corporazioni " (organismi che riunivano insieme lavoratori e datori di lavoro con il compito di abolire la lotta di classe).
CONSEGUENZE
: le corporazioni tolsero ai lavoratori ogni autonomia e li asservirono alle direttive del governo. La politica economica fu orientata a
tutelare l'interesse dei grandi gruppi industriali e agrari del paese
.
Dal 1929/ 1930 il governo fascista passò ad una politica protezionista e intervenne con finanziamenti statali a sostegno dell'industria italiana.
Per salvare le banche il governo creò nel 1931 un istituto di credito pubblico, l'Istituto mobiliare italiano.
Nel 1933 fu fondato l'Istituto per la ricostruzione industriale mettendo nelle mani dello Stato il controllo di una quota consistente dell'apparato industriale e bancario.
lo Stato accrescere diede degli incentivi per accrescere la produzione di cereali, nel tentativo di dare un'autonomia alimentare al paese;
bonifica integrale specialmente nell'agro pontino dove sorsero migliaia di nuovi poderi e i nuovi centri abitati di Littoria.
Le condizioni di vita della popolazione erano scadenti, con salari molto bassi. Le paghe degli operai diminuirono di quasi la metà, mentre i dipendenti dello Stato e gli enti pubblici, che rappresentavano un importante serbatoio di consenso al fascismo, ottennero particolari riguardi economici.
L'AUTARCHIA PRODUTTIVA E ALIMENTARE
Una delle principali direttive fu quella di raggiungere l'autosufficienza produttiva e alimentare. Si incoraggiò l'uso dei surrogati per diminuire le importazioni. Ad esempio si adoperò la ginestra come pianta tessile per sostituire la lana e il cotone e vennero utilizzati surrogati del cacao e del caffè.
Questa scelta portò ad una diminuzione dei consumi degli italiani. Grazie alla "battaglia del grano" adottata da Mussolini si riuscì ad aumentare notevolmente la produzione del grano riducendo le importazioni del 75%.
CONSEGUENZE:
la redditività agricola complessiva si abbassò;
aumento prezzo del grano e calo del consumo medio;
l'autarchia aggravò i problemi economici.
Nel pensiero di Mussolini l'indipendenza economica sarebbe stata la premessa della potenza militare del paese. A partire dal 1935 Mussolini si lanciò in una politica di militarizzazione che sottrasse risorse ai consumi e agli investimenti produttivi del paese.
LA FABBRICA DEL CONSENSO
I giornali dovevano parlare solo del fascismo in modo positivo, parlando dell'ordine pubblico e della regolarità del traffico, evitando le notizie negative.
Nel
1928 la libertà di stampa fu abolita
.
La propaganda fu compiuta anche nella
SCUOLA
.
Mussolini era l'uomo modello, l'esempio da imitare. Il duce aveva sempre ragione.
Vennero formate associazioni di tipo militare: i bambini facevano parte prima dei "Figli della Lupa", poi "Balilla " ed infine "Avanguardisti".
Mussolini veniva paragonato a Cesare e a Dante.
Mussolini si rendeva conto che larghi settori della società erano ostili e diffidenti nei confronti del fascismo. Organizzò perciò un'opera di propaganda.
Il cinema e la radio furono usati per formare e condizionare l'opinione pubblica. Si esaltavano i successi dell'Italia fascista.
La voce del duce arrivava nelle piazze, nelle scuole, negli uffici, nelle fabbriche, nelle caserme grazie a degli altoparlanti.
LE ALTRE FORZE IN GIOCO: IL VATICANO E GLI ANTIFASCISTI
Nel tentativo di chiudere la questione romana, cioè il contrasto tra il pontefice e l'Italia a seguito della occupazione di Roma da parte dell'esercito italiano, Mussolini stipulò i
PATTI LATERANENSI (11 febbraio 1929
)
Con i Patti Lateranensi si riconobbe che :
al Pontefice spettava la sovranità sui territori circostanti la basilica di San Pietro (Città del Vaticano);
lo Stato italiano dovette pagare 2 miliardi di lire come risarcimento;
La religione cattolica fu dichiarata religione di Stato;
il matrimonio celebrato in chiesa valeva dal punto di vista civile;
gli ecclesiastici furono esonerati dal servizio militare;
la Chiesa era esentata dal pagamento delle tasse sulle proprietà.
Con la caduta del fascismo i Patti Lateranensi furono accolti e riconfermati dalla Costituzione repubblicana del 1948, che nell'art.7 stabilì che "Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani".
I Patti Lateranensi sono rimasti in vigore fino al 1984, quando è stato firmato fra lo stato italiano e la chiesa cattolica un NUOVO CONCORDATO ("gli Accordi di Villa Madama"), con la revisione di alcune norme:
il principio della religione cattolica come religione di Stato è stato abrogato;
l'insegnamento della religione nelle scuole pubbliche è proposto come scelta facoltativa dei singoli allievi;
il valore civile del matrimonio religioso, o del suo scioglimento, in certi casi non è riconosciuto (ad esempio se gli sposi hanno meno di 18 anni);
i beni ecclesiastici non pagano l'imposta comunale;
le pensioni dei sacerdoti e gli stipendi degli insegnanti di religione sono a carico dello Stato;
l'8 per mille delle imposte sul reddito indicato dai contribuenti è un sostegno economico per la Chiesa.
L'antifascismo si divide in due fasi:
lotta aperta
La lotta aperta fu possibile solo dal 1922 al 1925 quando si potevano esercitare ancora forme di opposizione. Non pochi perdettero la vita, come il deputato socialista Giacomo Matteotti, il sacerdote Giovanni Minzoni e l'arciprete Argenta ucciso a colpi di bastone.
lotta clandestina
L'azione clandestina fu sempre più difficile dopo il 1925, data la sorveglianza dell'apparato poliziesco.
FASCISMO E FASCISMI. REGIMI AUTORITARI NELL'EUROPA DELL'OVEST
In Spagna, il general Miguel Primo de Rivera attuò un colpo di Stato nel 1923. Nel 1931 fu abolita la monarchia e instaurata la repubblica, durante la quale fu data alla Spagna una Costituzione a carattere liberale. Nel 1936 il generale Francisco Franco attuò un nuovo colpo di Stato scatenando una guerra civile, al termine della quale egli instaurò una dittatura militare durata fino agli anni Settanta.
In Portogallo, dopo un colpo di Stato militare nel 1926, emerse la figura di Salazar che assunse i pieni poteri ed il controllo totale dello Stato, sopprimendo i sindacati, le libertà civili e le opposizioni politiche.
L'ideologia ed il sistema di governo si affermarono anche in altri paesi europei, sia per sviluppi interni sia per intervento diretto di Mussolini.
FASCISMO E FASCISMI. REGIMI AUTORITARI NELL'EUROPA CENTRALE E ORIENTALE
Movimenti autoritari di ispirazione fascista si svilupparono anche negli stati dell'Europa Centro-orientale.
In Austria le istituzioni democratiche ressero fino al governo Dollfuss, che nel 1933 sciolse il Parlamento.
In Ungheria già nel 1919 Miklos Horty aveva creato un regime reazionario e autoritario.
L'instaurazione di governi autoritari si estese anche a Bulgaria, Polonia, Lituania, Jugoslavia, Romania, Lettonia e Grecia, ma la forma dittatoriale antidemocratica più spietata, il nazismo, si formò in Germania.