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LA VITA DI ITALO SVEVO
Nasce nel 1861 a Trieste, all'ora parte dell'impero Asburgico, da una famiglia borghese
Il padre ha origini ebraiche ma Svevo si definisci nel suo "Profilo autobiografico" come un "ebreo assimilo", ovvero non pratica tutti i riti religiosi
Trieste sarà una città fondamentale per Svevo, da cui prese spesso spunto per il suo forte clima europeo e moderna
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Italo Svevo in realtà è uno pseudonimo letterario per indicare le sue differenti origini e la sua formazione culturale
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Svevo( per indicare la piante di Svevia, tipica tedesca)= Tedesco
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Da piccolo Svevo frequenta una scuola ebraica, per poi iniziare quello che sarà uno studio centrato sul commercio
Anche se compie studi commerciali, Svevo in realtà nutre dentro di se una passione: quella della Letteratura e in particolare la scrittura
Inizia a scrivere per il giornale "L'Indipendente", di orientamento liberale, sotto lo pseudonimo di "Ettore Samigli"
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Per far fronte alle condizioni economiche della famiglia inizia a lavorare per la Banca Union di Vienna in cui rimarrà per 19 anni
Attraverso questa esperienza, in lui scaturisce un profondo odio verso il lavoro da impiegato, arido, monotono e logorante
Per far fronte a ciò, Svevo cerca di sfogarsi attraverso la Letteratura
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Progetta il suo primo romanzo "Una Vita" nel 1892, sotto lo pseudonimo di "Italo Svevo" che però non ebbe successo
Ci riprovò in seguito con un'altra opera pubblicata nel 1898, "Senilità" che venne anche quest'ultima ignorata dalla critica italiana
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Motivo di tale insuccesso fu la sua pessima scrittura, scaturita dal fatto di parlare costantemente 2 lingue diverse
Nel 1895 perde la madre, a cui era molto legato
Durante la cerimonia conosce una cugina, Livia Veneziani, appartenente a una famiglia molto ricca, e con cui si innamorerà e avrà una figlia di nome Letizia
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Il nuovo impiego lo porta a viaggiare spesso, soprattutto in Francia e Inghilterra, aprendo così inevitabilmente i suoi orizzonti
In questo periodo però abbandona la scrittura, che viene vista in malafede e come distrazione per il suo nuovo percorso
Al suo posto suona il violino, strumento presente anche nell'opera "La coscienza di Zeno"
Viaggiando molto, Svevo necessita di imparare l'inglese, conoscendo così per la prima volta "James Joyce"
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Tra il 1908 e il 1910, il cognato di Svevo si sottopone alla cure di Freud, e incuriosito, Svevo se ne interessa ed entra per la prima volta il mondo della psicoanalisi
La terapia fu inefficace sul cognato e Svevo si convinse sempre di più dell'inutilità della psicoanalisi come strumento di cura.
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Con la guerra, Svevo riprende la sua attività intellettuale, e nel 1923 pubblica "la coscienza di Zeno"
Mentre in Europa Joyce si impegna e fa di tutto per divulgare e far conoscere l'opera dell'amico, in Italia viene quasi totalmente ignorato se non per un eccezione:Eugenio Montale, che riconosce la grandezza dell'opera
Montale scrisse per lui un articolo con il titolo "Un omaggio a Italo Svevo", facendo così esplodere la fama di Svevo
Nel 1928 ebbe un grave incidente che lo portò 2 giorni dopo alla morte, a seguito delle numerose ferite gravi.
A differenza di D'Annunzio che concentrò la sua produzione per il successo e la fama, Svevo centralizzò la produzione come strumento di conoscenza interiore
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"La vita non è ne brutta né bella, ma è originale..."