L'acqua calda prodotta da un impianto solare termico, può essere impiegata in bagno, in cucina, per far funzionare la lavatrice o per la lavastoviglie, può essere utilizzata quindi per uso sanitario, ma non solo in quanto può integrare un impianto di riscaldamento già presente degli ambienti, per mantenere costante la temperatura delle piscine, per i centri sportivi, ospedali, alberghi, o per la produzione di acqua calda in impianti industriali come impianti di lavaggio, caseifici, campeggi.
Un tipico impianto a circolazione naturale, sfrutta il naturale principio secondo il quale un fluido più caldo tende a spostarsi verso l'alto, mentre quello più freddo si sposta verso il basso; il serbatoio incaricato di accumulare il calore in questo caso è posto sopra al pannello. Il fluido termovettore una volta caldo grazie alla radiazione solare, sale nel serbatoio e cede il proprio calore all'acqua che è contenuta all'interno.
Il glicole di conseguenza si raffredda perché ha ceduto il calore all'acqua e scende di nuovo nel pannello, per dare il via ad un nuovo ciclo. Questa tecnologia è realizzata in modo molto semplice e per funzionare necessita dei collettori solari, di un serbatoio o scambiatore, di alcuni raccordi e di una struttura di fissaggio. La semplicità dell'impianto lo rende abbordabile in quanto non ha bisogno di pompe elettriche o centraline, l'installazione risulta economica, così come la manutenzione.
Nella circolazione forzata il serbatoio può essere collocato anche in una posizione molto distante dai collettori e quindi ad esempio in un locale all'interno dell'abitazione. La presenza della pompa elettrica consente al glicole di circolare dai collettori, posti più in alto, al serbatoio collocato più in basso. Questa tecnologia seppur più complessa e di conseguenza più costosa, permette una integrazione architettonica superiore grazie all'assenza dell'elemento di accumulo sul tetto.