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LE TENSIONI SOCIALI E IL "BIENNIO ROSSO" - Coggle Diagram
LE TENSIONI SOCIALI E IL "BIENNIO ROSSO"
IL "BIENNIO ROSSO"
Lo Stato italiano si era impegnato ad avviare la tanto attesa riforma agraria. Ma alla fine della guerra questa promessa era rimasta inattuata. Si inasprirono così i conflitti sociali tra la classe dirigente liberale e le forze popolari e sindacali
I sindacati e il Partito socialista organizzarono scioperi e manifestazioni tra il 1919 e il 1920 venne definito "biennio rosso". Le terre incolte e le fabbriche furono occupate dai lavoratori crearono dei consigli di fabbrica sul modello dei soviet bolscevichi
I borghesi osservavano preoccupati la situazione, nel timore che in Italia si potesse realizzare una rivoluzione sul modello di quella sovietica
IL DISAGIO PER TUTTE LE CLASSI SOCIALI
A queste tensioni si aggiungevano i disagi totali. I reduci si ritrovavano in condizioni economiche peggiori e il loro reinserimento nella vita civile era difficoltoso perché il lavoro scarseggiava
Per gli operai la fine della guerra aveva comportato una diminuzione dei posti di lavoro. Poi la condizione di sfruttamento e miseria in cui erano tenuti i braccianti e contadini, nel Meridione.
La crisi colpì anche la piccola e media borghesia, che aveva fornito all'esercito ufficiali e che adesso vedeva svanire i sogni di ascesa sociale. Tutte le classi sociali erano messe a dura prova dall'aumento dei prezzi
Infine il deficit nel bilancio dello Stato era spaventoso. Durante la guerra le spese dello Stato erano costantemente aumentate. L'Italia si trovava gravata da una montagna di debiti da rimborsare
LA DELUSIONE PER LA "VITTORIA MUTILATA"
L'Italia era uscita vincitrice dal primo conflitto mondiale, ma era stata ribattezzata "vittoria mutilata". Alla conferenza di Parigi l'insoddisfazione delle trattative aveva indotto i rappresentanti italiani ad abbandonare la riunione
Doveva essere risolta la "questione di Fiume". Fiume era stata dichiarata "città libera", nonostante le proteste degli Italiani. Nel settembre del 1919 Gabriele D'Annunzio occupò la città con un gruppo di volontari e ne proclamò l'annessione all'Italia
IL RITORNO DI GIOLITTI AL GOVERNO
Giolitti tentò di creare un fronte antisocialista, cercando l'alleanza dei popolari. I liberali e il partiti di Sturzo diedero vita a governi deboli e di breve durata
In politica estera Giolitti ricompose la frattura diplomatica causata dalla spedizione di Fiume. Nel 1920 definì con il trattato di Rapallo i confini con la Iugoslavia
L'Italia ottenne l'Istria e Zara, ma rinunciò a gran parte della Dalmazia e a fiume, che sarebbe rimasta "città libera"
LE ELEZIONI DEL 1919
Nelle elezioni politiche del 1919 socialiste e popolari riscossero un notevole successo. Tuttavia, la profonda differenza ideologica che separava i due partiti e le divisioni interne al Partito socialista permisero ai liberali di mantenere il governo
Quella liberale era una classe dirigente in declino. Così a guidare il Paese fu chiamato ancora Giolitti che presiedette il Consiglio dei ministri dal giugno 1920 a luglio 1921
LA NASCITA DEI PARTITI DI MASSA
Prima della Grande Guerra il sistema politico italiano si basava sugli individui e non sul meccanismo dei partiti. Dopo la guerra, tra il 1919 e il 1921, nacquero invece i partiti di massa, libere associazioni di cittadini riuniti attorno a un ideale politico e strutturati in modo gerarchico
Il partito popolare, fondato dal sacerdote Luigi Sturzo di ispirazione cattolica, divenne il punto di riferimento politico delle masse soprattutto nelle campagne
Questi due partiti li portò ad avere un ruolo di rilievo anche in Parlamento
Il Partito socialista più forte tra gli operai e nelle città diviso al suo interno