proprio perché l’Italia vive una (lunga) fase di anemia ideale, di demotivazione, di disorientamento dopo la fine delle ideologie, il suo cinema ha prodotto alcuni testi «inquietanti», capaci di toccare alcune corde della società contemporanea, e dei conflitti dell’animo umano oggi, anticipando gli eventi della storia. Ilcinema è riuscito a «prevedere» gli eventi della società e della politica. Ma certo, parlando di rapporti con la politica o ideologia, non si può non affrontare l’enorme problema di come il cinema abbia rappresentato, in questo ultimo decennio, i temi emergenti della nuova società italiana: l’immigrazione, il gender, la sessualità, la «diversità», la famiglia, la criminalità organizzata, la miseria, la crisi. C’è poi una storia «pura» con cui i cineasti fanno i conti sempre di più, come sentendo l’urgenza di confrontarsi con un passato scomodo che tuttora non è stato digerito: come la rappresentazione del fascismo e dell’antifascismo, la rilettura del Risorgimento, degli anni di piombo, del ’68, del comunismo, dell’Olocausto. Il neorealismo non è più qualcosa di bloccante o di soffocante, ma un valore cui tornare. Un modello che non sta solo nel richiamo all’etica, ma anche nello stile di alcuni cineasti, e in molti omaggi contenuti nei loro film. Il «nuovissimo cinema italiano» ama il long take: la steadycam o la macchina a mano seguono spesso l’attore da dietro. Il long take è anche una delle scelte del cosiddetto «cinema del reale», il nuovo documentario italiano che applica alla documentazione della società contemporanea l’ideologia di Bazin: il rispetto della realtà, la sua non manipolazione, il rispetto della percezione dello spettatore, la posizione etica del regista. Al di là del piano sequenza, si può notare una grande consapevolezza della messa in scena, un dominio dell’inquadratura, una forza dell’immagine che deriva da uno sguardo maturo sul «reale». Come si vede, è difficile identificare un’onda costante (parlando di «nouvelle vague» italiana), un processo estetico coerente. Di certo, però, ci troviamo davanti a una o più generazioni che esprimono il senso di una regia consapevole e matura che distingue soprattutto le nuove generazioni, alla ricerca di un proprio stile, che corrisponde poi a una identità culturale e nazionale, a un nuovo sguardo sulla realtà con occhi non banali.