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((Cap. 5: Il suono e l’immagine, Parole e voci, La voce può essere…
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La voce può essere presente sotto due forme: come dialogo, riferita ai personaggi cioè come voce
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La voce narrante o voice over, può costituire un elemento fondamentale nella strutturazione del racconto.
Michael Chion ha distinto tre diversi tipi di parola che chiama ''parola-teatro'' (quella dei dialoghi) e ''parola-testo'' (quella narrante).
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Per la registrazione, il suono può essere captato in presa audio diretta durante le riprese e postsincronizzato in studio, cioè ''mixato''. Nel film il rumore ricopre una grande importanza ma pochi
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La frontiera che separa l'universo dei rumori e degli ambienti sonori dalla musica in se è variabile.
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La musica extra-diegetica può essere composta per l'occasione o può ricorrere al repertorio della tradizione.
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Per quanto riguarda lo spazio filmico, si possono avere tre tipi di suono:
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suono over quando non proviene da una sorgente esistente sulla scena mostrata. In questo caso il suono sarà definito extra-diegetico o etero-diegetico, mentre nei due casi precedenti è diegetico.
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Come per le immagini si parla di punto di vista, così per la recezione del suono si parla di punto di
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Se le immagini conoscono la profondità di campo ottica, per i suoni si può parlare di
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Come a livello delle immagini un'inquadratura può essere definita soggettiva, così anche un suono può esprimere una percezione di tipo soggettivo, la soggettiva sonora.
Rapporti temporali fra suoni e immagini: sincronismo/asincronismo, parallelismo/contrappunto audiovisivo
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di a-sincronismo o asincronia sfasature temporali che possono consistere in ritardi, quando il
suono di un'inquadratura si prolunga fino all'inquadratura successiva, o anticipazioni, quando su
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il parallelismo, si ha quando il suono da una parte e le immagini sincronizzate ad esso, esprimono significati paralleli: nel caso di un dialogo potranno essere più importanti le parole e le immagini passeranno in secondo piano.
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rappresentazione, con l'obiettivo, con lo sguardo della mdp.
L'identificazione cinematografica secondaria identificazione con il personaggio, non solo con il protagonista ma anche con i personaggi secondari.
Esistono nel linguaggio cinematografico due potenti strumenti espressivi: il primo piano e la soggettiva.
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Costituisce la forma per eccellenza di quella che viene definita pars pro toto, perché della figura umana seleziona la parte più espressiva, il volto, è diventato con il tempo un mezzo convenzionale nella logica narrativa del film di finzione, costituendo poi la base per lo schema classico del dialogo in campo-controcampo.
Lo sguardo in soggettiva, ovvero l'alternanza ''guardante/guardato''
Complementare al primo piano è la ripresa in soggettiva, il cui schema di base si fonda su tre
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il primo piano di un soggetto che guarda fuori campo a ''filo macchina''
l'oggetto della sua visione, cioè quello che lui vede
il ritorno al primo piano del guardante che ci fa capire che quello che abbiamo visto nell'immagine precedente corrisponde a quello che vede il personaggio.
Nel caso della ripresa in soggettiva, il processo identificativo è raddoppiato perché, l'identificazione avviene con la mdp ma anche con lo sguardo stesso del personaggio. Lo schema basato sull'alternanza oggettiva/soggettiva non è l'unico strumento per enunciare la visione in soggettiva. In un'inquadratura può mutare e trasformarsi da soggettiva in oggettiva, la cosiddetta soggettiva impossibile.
Una variante della soggettiva è la semi-soggettiva o pseudo-soggettiva inquadratura che non coincide perfettamente con la sua visuale.
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La soggettiva dell'oggetto costituisce una forma di soggettiva caratterizzata da quell'espansione indefinita del visibile, che evidenzia il passaggio dal cinema tradizionale al cinema d'immagini ricreate.
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La focalizzazione interna alla prima persona racconto in prima persona che deve coesistere con il racconto in terza persona proprio delle immagini.
La focalizzazione interna alla terza persona si attiva quando la sua enunciazione non è contrassegnata da soggettive intese in senso proprio.