Nel dopoguerra in Francia si sviluppa una cultura cinematografica diffusa grazie a riviste, cineteche e festival: nel 1951 nasce la Cahiers du cinéma, per iniziativa del critico Jacques Doniol-Valcroze in cui André Bazin assume un ruolo guida, con Eric Rohmer, Claude Chabrol, Jean-Luc Godard, Jacques Rivette e François Truffaut (rapporto padre/figlio con Bazin, gli dedica il film d'esordio dopo la morte); la loro scrittura è dotata di un forte senso critico e volta ad affermare o sminuire l'autorialità di alcuni registi.
Nel 1948 Alexandre Astruc pubblica Nascita di una nuova avanguardia: la caméra stylo su L’ecran français, analizzando il cinema degli ultimi anni e tracciando una trasformazione del linguaggio
cinematografico: il cinema “sta semplicemente diventando un mezzo d’espressione, come prima di lui lo sono state tutte le altre arti, in particolare la pittura e il romanzo”; «”a distinzione tra autore e regista non ha più alcun senso”; “la regia non è più un mezzo per illustrare o presentare una scena, ma una vera scrittura. L’autore scrive con la macchina da presa come uno scrittore scrive con la stilografica”; immagina una pluralità di registi formali, dovuta alla nascita della televisione, e scrive “(...) non è lontano il giorno in cui ognuno potrà disporre a casa sua di apparecchi di proiezione e noleggerà dal libraio all’angolo film scritti su qualsiasi soggetto, di qualsiasi forma (...)”.
Nel 1954 Truffaut scrive un saggio polemico, Una certa tendenza del cinema francese, prendendo posizione sul tradizione del cinema francese di qualità, o realismo psicologico, impostasi nel dopoguerra (Claude Autant-Lara, Jean Delannoy, René Clément): i film erano spesso adattamenti di romanzi dei quali si cercava di mantenere lo spirito attraverso equivalenze, che portavano a una lettura sistematicamente forzata.
Il cinema fatto di “film di sceneggiatori” riduce il regista a metteur-en-scène (impaginatore visuale di una sceneggiatura “di ferro”) e incoraggia al ritorno a un’idea di regia riconoscibile (Renoir, Cocteau, Ophüls, Tati e Bresson).
Attraverso questa politique des auteurs viene analizzato il cinema hollywoodiano alla ricerca di registi “personali” (Alfred Hitchcock, Howard Hawks, Orson Welles); Andrew Sarris fa lo stesso in America.
Bazin si distacca presto dai Cahiers, che aveveano prodotto una deriva idealistica che rischiava di schiacciare la riflessione critica sulla figura del regista, disconoscendo l’attenzione ai modi di produzione e la dimensione del cinema come mezzo di comunicazione di massa: nel 1957 scrive Sulla politica degli autori, pubblicato sui Cahiers affermando l'identità del cinema come arte popolare e industriale.