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Il disegno dei bambini - Coggle Diagram
Il disegno dei bambini
Il
grafismo
ha un'importanza particolare durante l'età evolutiva
Loquet
: il grafismo è un insieme di segni eseguiti con l'intento di rappresentare un oggetto reale, prescindendo dall'ottenimento di una rassomiglianza tra il prodotto e l'originale
Secondo
Golomb
è un'attività mentale potenzialmente cosciente nella quale l'autore intende costruire un'immagine in qualche maniera corrispondente a un aspetto del suo mondo interno o esterno
Il disegno infantile è stato per un certo periodo di tempo trascurato e solo di recente "riscoperto" dagli studiosi
Sul finire dell'800 i primi studiosi del disegno hanno cercato di documentare la
ricchezza
e la
varietà tematica e formale
del disegno infantile
Loquet
: individua tra la prima infanzia e la fanciullezza
4 fasi di sviluppo pittorico
Lowenfeld
: segue il cammino pittorico dagli esordi fino alla soglia dell'età adulta
Kellogg
: analizza l'evoluzione del grafismo dai primi segni che il bambino traccia scarabocchiando fino alla realizzazione di figure dotate di significato
Case
: sviluppo che avviene tra i 4 e i 10 anni.
4 periodi evolutivi piuttosto ampi:
Il disegno dai 18 mesi ai 3 anni
I bambini scoprono che alcuni oggetti utilizzati fino a quel momento per succhiare, mordicchiare, buttare per terra se vengono impugnati e strofinati contro una superficie
lasciano tracce dietro di sé
: questa scoperta viene "registrata" dal bambino che cercherà di riprodurla.
Inizialmente i movimenti del bambino sono ampi e vigorosi, poco orientati e generano linee casuali lungo direzioni diverse (fase dello
scarabocchio disordinato
)
Successivamente grazie a un
migliore coordinamento visuomotorio
il bambino esercita un maggiore controllo sui suoi movimenti con la penna, seguendo una direzione, senza staccare la penna dal foglio e ripetendo dei segni (fase dello
scarabocchio controllato
)
Kellog
indagando la natura degli scarabocchi ha scoperto come quelle che sembrano linee casuali prodotte durante il secondo anno di vita siano invece riconducibili a
20 tipi base
(linee, spirali, punti): si tratta di un vero e proprio
alfabeto pittorico
Fase definita "
stadio dei modelli
": quegli scarabocchi elementari che inizialmente venivano tracciati senza il controllo visivo gradualmente cominciano a seguire modelli di organizzazione.
Intorno ai 2 anni gli scarabocchi assomigliano sempre più a
forme geometriche
fino a diventare, verso i 3 anni, dei
diagrammi
(croci e cerchi): siamo nello
stadio delle forme
.
Secondo Kellog alcune di queste forme sono molto importanti perché "preparano" il passaggio del bambino alla rappresentazione pittorica: si tratta dei
radiali
, dei
mandala
e dei
soli
.
Il disegno dai 3 ai 6 anni
Il bambino non riconosce nel proprio disegno la rappresentazione di un oggetto reale e non è capace di riprodurre intenzionalmente una forma preesistente.
Solo intorno ai 3 anni egli si accorgerà che tra i
segni tracciati
e
l'immagine di un oggetto
esiste un nesso.
Per Luquet tale scoperta è l'atto di nascita dell'
intento rappresentativo
Il bambino traccia dei segni, li interpreta in base alla loro somiglianza con elementi della realtà e assegna loro un nome (
fase del realismo fortuito
)
Kellog parla invece di
stadio del disegno
, focalizzandosi sulla grammatica del disegnare piuttosto che sul rapporto segni realtà
Ella solleva quindi come, unendo due diagrammi, il bambino crea delle
combinazioni
e con tre o più diagrammi degli
aggregati
. Questi ultimi pur somigliando a elementi della realtà non la rappresentano.
Progressivamente si assiste a un cambiamento sostanziale: l'attenzione del bambino si sposta dall'esecuzione del movimento a un
intenzionale scopo rappresentativo
(stretto rapporto tra i segni che traccia sul foglio e quello che vuole raffigurare).
Al contrario il bambino in questa fase dedica scarsa attenzione alla
resa pittorica
(somiglianza tra ciò che intendeva rappresentare e i segni prodotti)
Accade spesso che le
limitazioni cognitive
del bambino gli impediscano di realizzare in modo soddisfacente i proprio intenti figurativi
Si determina un conflitto tra l'intenzione che ha ispirato il disegno e la sua interpretazione
Stadio chiamato da Luquet
realismo mancato
: inizia intorno ai 2 anni e prosegue fino ai 5.
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Case
fa notare che i disegni dei bambini di 4 anni rispecchiano 2 tipi di abilità che definiscono la prima fase dello sviluppo pittorico:
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Il disegno dai 6 anni agli 11 anni
L'affinarsi delle
abilità oculomotorie
e il grande
progresso cognitivo
rendono il bambino un disegnatore sempre più competente.
Egli controlla meglio il tratto, rappresenta in modo più accurato le relazioni tra le parti disegnate, introduce più particolari nei suoi disegni.
Nonostante ciò i bambini nei primi anni di scuola possono compiere
errori pittorici
quali
trasparenze,
disegni a raggi x, ribaltamenti.
Secondo Luquet tali fenomeni si verificano perché in questa fase (del
realismo intellettuale
) il bambino non disegna per riprodurre le cose come appaiono visivamente bensì seguendo un modello concettuale delle cose come sono in sé e per sé
Il bambino avrebbe un
modello interno
che lo guida nel riprodurre le caratteristiche distintive degli oggetti.
Il modo in cui i bambini di 7-8 anni disegnano può essere definito come
disegno schematico.
Lo schema è il concetto a cui il bambino è pervenuto e che egli continua a ripetere fino a che non intervenga un'esperienza intenzionale a farglielo cambiare.
Lo schema di ciascun bambino ha caratteristiche personali
In questi schemi si riscontra la
canonicità
, che si può riassumere nell'idea di "
riuscire con poco
", ossia disegnare efficacemente con mezzi pittorici elementari.
Il ricorso preferenziale di schemi ben padroneggiati è denominato
conservatorismo
Il disegno dagli 11 anni in poi
Durante la preadolescenza (periodo
pseudonaturalismo
) si assiste alla diversificazione dell'atteggiamento artistico.
I ragazzi con
mentalità visiva
sono molto interessati al prodotto pittorico: essi si concentrano sugli accorgimenti tecnici utilizzabili per produrre un disegno il più possibile realistico
Chi invece possiede una
mentalità non visiva
percepisce il disegno in funzione delle proprie esperienze soggettive che esso gli consente di vivere ed esprimere
In tal caso la produzione pittorica sembra caratterizzata da una regressione del livello tecnico raggiunto in precedenza
Le due mentalità descritte non sono esclusive e possono coesistere nello stesso individuo.
Lo sviluppo pittorico termina con l'adolescenza e con il
periodo della decisione.
Permane la distinzione tra soggetti visivi e non visivi (apatici).
La consapevolezza della limitatezza dei propri mezzi e dell'incapacità di rendere efficacemente una rappresentazione bidimensionale della realtà lo porta spesso ad abbandonare il disegno come mezzo espressivo e comunicativo, riversando tali funzioni nell'
espressione verbale.
Teorie stadiali a confronto:
Le diverse fasi individuate rispecchiano il diverso modo degli autori di porre attenzione ai fenomeni evolutivi e questo deriva dalle teorie di riferimento o dagli interessi prevalenti di ciascun autore.
Kellog
voleva documentare l'universalità del disegno e la sua indipendenza da influenze di tipo culturale (secondo l'autrice lo scarabocchio è un passaggio obbligato verso la rappresentazione pittorica)
Con Kellog si parla di "
stadi
" in quanto si tratta tappe gerarchicamente ordinate
Secondo
Luquet
il passaggio scarabocchio disegno è segnalato dai tentativi di modificare e migliorare uno schema di base (modello interno)
L'andamento della sequenza di sviluppo pittorico è in sintonia con lo sviluppo intellettivo del bambino, infatti
Piaget
la integra nella sua teoria sullo sviluppo cognitivo infantile
Secondo
Case
la rappresentazione dello spazio si evolve attraverso stadi
Lowenfeld
e
Brittain
si interessano alla progressione evolutiva soprattutto in chiave educativa (descrivono età per età gli scenari possibili dell'attività pittorica).
Limiti delle teorie stadiali
Sono utili perché ci forniscono un quadro normativo sullo sviluppo del disegno, dandoci un'idea di cosa possiamo aspettarci da un bambino a una data età
Oggetto di numerose critiche:
Una suddivisione evolutiva in stadi penalizza
idea della continuità
dello sviluppo umano
La sequenza evolutiva individuata non sempre viene rispettata
Il livello di sviluppo delle abilità pittoriche non sembra strettamente collegato con l'età cronologica dei bambini: influisce anche
l'esperienza
, il livello di familiarità e di confidenza sia nell'eseguire disegni sia nell'osservare quelli prodotti da altri.
Fra i 3 e i 4 anni il bambino scopre di poter rappresentare la
figura umana
Il primo schema pittorico è quello dell'
omino testone
, così definito in quanto costituito da una forma più o meno circolare che contiene elementi del volto
Fase di durata variabile (pochi giorni o molti mesi)
Se consideriamo il disegno come uno
specchio che riflette le conoscenze infantili
dovremmo concludere che chi disegna l'omino testone ha una conoscenza errata dello schema corporeo umano poiché non rappresenta il tronco
Alcuni esperimenti condotti su bambini che disegnano l'omino testone hanno mostrato cime le loro idee sullo schema corporeo siano giuste , mentre la loro
capacità di progettazione
è insufficiente
Le figure umane composte da almeno 6 pezzi sono dette
convenzionali
e appaiono fra i 4 e 5 anni
Nel periodo che va dai 6 agli 11 anni il numero e la complessità dei dettagli aumentano e le proporzioni delle parti del corpo si avvicinano alla realtà
Verso i 6 anni braccia e gambe sono costituite da coppie di linee che delimitano uno spazio del foglio; intorno ai 7 anni i bambini modificano lo schema a blocchi; quasi tutti i bambini tra i 9 e i 10 anni sono in grado di disegnare una persona inutilizzando una linea di contorno continua.
I
preadolescenti
hanno ormai acquisito buona parte delle abilità necessarie per disegnare.
Lo
sviluppo dell'uso del colore
Tra i 18 mesi e i 3 anni i colori non hanno grossa rilevanza (in questa fase avere a disposizione più colori potrebbe solo costituite una distrazione)
Quando i segni assumono un significato l'uso di colori diversi può invece aiutare il bambino a dare un'identità al proprio disegno
Tra la scuola materna e quella elementare la scelta dei colori è guidata da preferenze celebrali
Infine nella preadolescenza il colore non è più usato rigidamente ma in modo da rendere le sfumature esistenti in natura
Tra i 7 e i 9 anni il bambino scopre il legame tra colori e oggetti e ne tiene conto nei suoi disegni
Gli
strumenti utilizzati
per disegnare cambiano nel corso dello sviluppo
Questo cambiamento è in buona parte influenzato dall'adulto
In genere è buona regola scegliere un mezzo che favorisca la libera espressione del bambino
Penne a sfera, acquerelli, carboncini e gessetti, colori a tempera, matite colorate e non, pennarelli a punta grossa, pennarelli a punta fine, pastelli a cera.