Il designer esperto al tempo del design diffuso
Riassumendo si può sostenere che fino ad ora sono emerse soprattutto due direzioni: una prima integra le nuove possibilità produttive digitali dentro la catena e filiera delle imprese classiche, interagendo e integrando alcuni tipi di lavorazioni per rispondere a necessità specifiche, in termini temporali ed esecutivi (ad esempio, per produrre pezzi su misura, unici, di limitata tiratura, dedicati a sostituzioni o manutenzioni che costerebbero moltissimo se fatti industrialmente, come avviene in campo me dico o in condizioni estreme, come l'aerospazio); una seconda mette al servizio i nuovi strumenti soprattutto delle necessità creative individuali, al massimo di piccoli mercati di nicchia di produzioni su misura, comunque nella logica tradizionale di produzione-consumo di sempre nuovi prodotti.
Esiste poi un ulteriore percorso foriero di opportunità di innovazione reale del sistema prodotto, dei servizi, fino all'innovazione sociale, che va nella direzione di iniziare a fare quanto non si riesce, non si può, non si vuole con i modelli e i sistemi economici, produttivi, progettuali, comunicativi tradizionali e conservatori. In buona sostanza progettare nuove possibilità con strumenti nuovi, in condizioni-contesti nuovi.
A questo punto diviene indispensabile l'esercizio di pensiero e conoscenza: occorre distinguere, ragionare e assumere posizioni critiche a partire dalla qualità oltre che dalla quantità, non ricadendo in spazi unicamente produttivistici-consumistici oppure formalistici e autorappresentativi, dentro un fai-da-te che, seppur digitale, può correre il rischio di essere poco più che hobbistico/dilettantesco. 108