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Da Diocleziano alla fine dell’impero d’Occidente - Coggle Diagram
Da Diocleziano alla fine dell’impero d’Occidente
Costantino e la nascita di un impero romano cristiano
Dopo l’abdicazione di Diocleziano e Massimiano, avvenuta nel 305, vari pretendenti rivendicarono l’impero
Dopo una complessa serie di scontri e attriti, finirono con il prevalere due uomini: Costantino (figlio del cesare Costanzo Cloro) e Licinio
Costantino, dopo avere sconfitto il rivale Massenzio nella battaglia del Ponte Milvio a Roma, nel 312, s’insediò ufficialmente come imperatore in Occidente (“augusto”, dal 313)
Licinio, invece, divenne imperatore della parte orientale dell’impero
Ma, a partire dal 324 (a seguito dell’uccisione di Licinio), Costantino riunì tutto il potere nelle proprie mani
Costantino fu l’ultimo grande imperatore della storia romana
Egli era convinto della necessità di uno Stato “forte” e si adoperò in questa direzione
Gli obbiettivi della sua politica furono:
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Un’epoca di grandi rivolgimenti
Con il passaggio dal III al IV d.C. si apre una fase storica che è solitamente definita “epoca tardo antica”
Fissata dagli storici nel 476 d.C., quando Odoacre, capo della popolazione barbarica degli Eruli, depose l’ultimo imperatore romano, Romolo Augustolo
In questo periodo si verificarono profondi mutamenti
demografici (come l’insediamento dei popoli germanici nelle regioni occidentali dell’impero
economici
religiosi (l’affermazione del cristianesimo come religione ufficiale)
sociali (la crisi demografica)
politici (la scomparsa dell’impero romano come Stato unitario)
Quindi l’impero romano si era ormai disgregato
Nonostante tutti questi aspetti che segnarono la disgregazione dell’impero romano, altri invece ne segnavano la continuità, come l’uso della lingua latina e l’esistenza di un imperatore romano
La scelta del 476 come data della fine del mondo antico ha un valore simbolico
Più che la deposizione dell’ultimo imperatore d’Occidente, fece impressione il saccheggio di Roma a opera dei Goti dell’Ovest, i Visigoti, nel 410
Secondo il più grande pensatore romano di quest’epoca, Sant’Agostino, ormai, alla «città degli uomini» si andava sostituendo la «città di Dio», una civiltà cristiana che prefigurava l’avvento di Dio sulla Terra
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I successori di Costantino
Alla morte di Costantino il potere passò ai figli Costantino II, Costante e Costanzo
Ben presto tra i fratelli nacquero dissapori e Costantino II venne deposto e ucciso, Costante e Costanzo si spartirono l’impero
Rimasto vittima di una ribellione anche Costante, Costanzo scelse come suo successore un cugino, Giuliano, che si rivelò un abile generale
Egli in seguito fu proclamato imperatore dalle sue truppe
Si profilava così una guerra tra i due cugini, ma poco dopo Costanzo morì e Giuliano si ritrovò a essere l’unico imperatore
L’ultimo imperatore filosofo: Giuliano “l’Apostata” (361-363)
Egli era un intellettuale di formazione filosofica che, anche nell’atteggiamento, imitava l’esempio di Marco Aurelio
Il breve regno di Giuliano vide il tentativo di restaurare il paganesimo, per cui venne chiamato dai cristiani “l’Apostata”, vale a dire «il Disertore»
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Diocleziano e la riorganizzazione dell’impero
Nel 284 il potere passò nelle mani di Diocleziano, un soldato dalmata di umilissime origini, che era riuscito a ripristinare l’ordine nell’impero e a difenderne efficacemente i confini
Diocleziano fu autore di alcune riforme che rinnovarono completamente lo Stato romano
Quello di Diocleziano fu un poderoso tentativo di conservare l’unità dello Stato, rafforzando il potere imperiale e facendolo evolvere verso forme di monarchia assoluta:
L’imperatore cessava di essere il primo magistrato dello Stato, per diventare il solo dominus (signore) dell’impero
Per esercitare il potere, l’imperatore doveva disporre di un esercito forte e di uno stuolo di funzionari fidati
Diocleziano riordinò l’esercito, aumentò il numero delle legioni
L’esercito fu diviso in due parti:
le truppe di frontiera (i limitanei) che risiedevano oltre il limes e avevano il compito di pattugliare i confini
le truppe da combattimento (comitatus), erano stanziate nelle retrovie, sotto il diretto controllo dell’imperatore
Si trattava di reclutare, nutrire, addestrare e mantenere un esercito di circa 600.000 uomini
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La fine dell’impero romano d’Occidente
Teodosio morì nel 395 d.C. e l’impero fu diviso tra i suoi due figli: il maggiore, Arcadio, ebbe la parte orientale; il minore, Onorio, quella occidentale
Ma i due figli di Teodosio non dimostrarono alcuna capacità politica
In questa situazione il vero capo della politica imperiale in occidente fu il generale Stilicone
Stilicone era un condottiero vandalo che aveva servito Teodosio sino a diventare comandante dell’esercito
Egli costituì l’ultima difesa dell’impero occidentale
Egli dovette fronteggiare i Visigoti, che sotto la guida del re Alarico erano penetrati in Italia
Stilicone proseguiva la politica di Teodosio volta ad assimilare pacificamente i Goti e trasformarli in guardiani dell’impero
Ma nell’aristocrazia romana questo atteggiamento fece nascere il sospetto che Stilicone volesse favorire i barbari a scapito degli interessi romani
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Teodosio e la fine dell’unità dell’impero
Dopo la morte di Giuliano, attorno al 375, i Visigoti (“Goti dell’Ovest”) si mossero verso i confini del Danubio e chiesero di essere ammessi nel territorio dell’impero
In quell’epoca l’impero era diviso tra due sovrani:
Graziano regnava sulla parte occidentale
Valente su quella orientale
Proprio Valente, di fronte alle richieste dei Visigoti, consentì loro di stanziarsi entro i confini dell’impero
Ma ad Adrianopoli nel 378 i Visigoti annientarono l’esercito romano
Ormai non c’erano più forze per fermare i Visigoti, che dilagarono nella parte orientale dell’impero e tentarono persino l’assalto di Costantinopoli
Nel 379 sul trono di Costantinopoli si affermò un generale di origine spagnola, Teodosio
Teodosio non volle però mobilitare le risorse militari dell’impero per sconfiggere i Visigoti, ma cercò un accordo con loro
Gli storici sono divisi nel giudizio su questa politica:
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